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Passaggio a livello: Muscoli in Parlamento arrendevoli in piazza come nell’economia.

italicum11-05-2015
Ubaldo Pacella

L’Italicum è legge. Si pone fine ad un tormentone che solleticava quasi nessun interesse tra i cittadini, ma fondamentale per il futuro dei politici, almeno di una parte di essi. I giornali gli anno dedicato titoloni e corsivi presi in quella ostentata autoreferenzialità che li lega al sistema politico. Un giro di giostra nel quale spesso si scambiano le parti: il politico crea il caso il giornalista restituisce visibilità al parlamentare.
Il futuro e la pratica applicazione delle norme contenute nella legge elettorale ci consentiranno di verificarne la qualità, i pregi e i difetti. Due elementi non possono essere smentiti: non pregiudica la libertà dell’Italia, è di gran lunga migliore del nefando “porcellum” che tanto ha nuociuto al Paese, nonché ai destini politici di alcuni leader di partito, creando le condizioni per una ancor più marcata instabilità.

Le polemiche al calor bianco suscitate dalla minoranza del PD e l’esibizione di una discutibile muscolarità del premier Renzi appartengono ad un linguaggio della politica che si ostina a non cedere il passo alla trasparenza, ai contenuti, al merito delle questioni e soprattutto alle stringenti necessità degli italiani.
Sostenere che questa legge elettorale mette in gioco la democrazia è una polemica da bar dello sport. Una enfatizzazione per cogliere i titoli dei giornali e nascondere sotto la cenere il vero motivo dello scontro. Questa legge non consente le aggregazioni, scusate se è poco visti i disastri a destra e a sinistra degli ultimi venti anni, rende quindi assai difficile contare politicamente per le minoranze riottose, anche quelle dei partiti più grandi, PD in testa. Bersani e D’Alema, Cuperlo non se ne vogliono fare una ragione. C’è da capirli, anche se per lo statuto non dovrebbero comunque essere ricandidati. Si spezza così quell’intesa a sinistra causa del fallimento dei governi Prodi, nonché avara di riconoscimenti per lo stesso Bersani. Ricordiamo che i deputati di Sel sono stati eletti con i voti del PD, tutti nominati, non solo i capilista.

Quando l’ex segretario del PD dopo la cocente delusione delle elezioni del 2013 ha provato a coinvolgerli per un suo governo si sono sdegnosamente rifiutati persino di garantirgli una benevola astensione. Questi sono i fatti. L’Italicum rischia di far vincere il centrodestra o i grillini? E’ la democrazia compagni! Troviamo idee, progetti, passione perché questo non possa avvenire, non stucchevoli alchimie di fantomatici e famigerati pesi e contrappesi perché in Italia nessuno decida, sia responsabile delle scelte, sappia farsi da parte con dignità, passata la sua stagione. Il declino del nostro Paese viene da lontano, da questa cultura vischiosa, dalla paura del giudizio, dal rifiuto ostinato del merito, dagli accordi segreti, dai trucchi contabili. Nessuno è responsabile, tutti sono coinvolti in un consociativismo cialtrone che ha avvelenato il futuro dei nostri figli e rende irrespirabile il presente, tra machiavellismi sordidi e populismi beceri.

Porre la fiducia sulla legge elettorale è stato poco nobile, forse una risposta agli agguati che si muovevano nell’ombra. Il presidente fiorentino deve essersi ricordato della congiura dei Pazzi e ha preferito non rischiare e non fidarsi. E’ per me cittadino un Parlamento torvo quello che si trincera sul voto segreto o sull’uscita dall’aula. Non abbiamo bisogno di agguati, bensì di idee, di grandi progetti, di coraggio e fiducia, della voglia di volare e metterci l’anima nella sfida contro il declino e l’irrilevanza internazionale.

Non si ostacola il proprio partito al Governo per mera convenienza di parte. Non si trama contro il l'inquilino di palazzo Chigi se lì lo ha voluto la stragrande base del PD. Leggere che D’Alema si danni ora con questo ora con quello per costruire le condizioni perché Renzi cada in Senato o pieghi la testa è volgersi ad un passato di sconfitte: lo ha già fatto con Prodi armando la mano di Bertinotti, non basta. Possibile che in Italia nessun politico sappia dedicarsi ad altro con profitto che non a trame e intrallazzi quando il suo potere declina?

Stupisce un attento osservatore questa roboante levata di scudi verso l’Italicum da parte di chi questa battaglia politica non l’ha fatta contro il Porcellum. Bersani era accanto a Fassino, D’Alema e Rutelli quando subirono non troppo a malincuore le sgangherate norme di Calderoli, perché assicuravano lunga vita ai vertici e alle burocrazie di partito. Abbiamo avuto parlamenti di soli nominati, compreso l’ultimo, potremo noi italiani sopportare il peso anche del prossimo, dove almeno qualcuno avremo contribuito a sceglierlo.

Ci si è scagliati contro il premio di maggioranza, ma questi catoni della democrazia fanno finta di dimenticare che la maggioranza assoluta dei deputati oggi è stata raggiunta con appena il 26% dei voti e non con il 40? Si poteva fare meglio e prima, perché non si è offerta al Senato in seconda lettura la possibilità di chiudere un accordo e blindare la legge? Solo perché era frutto del famigerato patto del Nazareno, costringendo il Governo a ricorrere al sostegno di Forza Italia? No, il fine ultimo era far saltare una legge invisa a molti, che mette a rischio poltrone e carriere. L’eterno rinvio italico perché nulla muti.

Non meritano, d’altro canto, alcun commento le opposizioni. Le urla sguaiate di chi per darsi un tono veste i panni di Caligola, mentre potrebbe indossare al massimo quelli di Verdone. Chi approva un testo al Senato e dopo poche settimane intonso, persino nelle virgole fuori posto, lo ricusa platealmente alla Camera.
Sono convinto che non sia una legge elettorale quella che migliora la democrazia e le condizioni generali di un Paese, meno che mai in Italia. Dobbiamo trovare il coraggio della modernità. Rompere con un passato di rendite, uscire da una condizione di subalternità, di sfarinamento sociale, di molecolarità, come la definisce De Rita, per costruire una comunità nazionale solidale, aggregante, ricca di valori e progettualità, essere attori di un nuovo più ampio, coinvolgente e inclusivo risorgimento.

Le immagini violente di alcun vie di Milano vandalizzate da una torma di antagonisti/qualunque, quello si ferisce la democrazia e il diritto di ogni cittadino. Matteo Renzi tanto decisionista e muscolare nelle ovattate aule parlamentari, nonostante le intemperanze grilline, dovrebbe mostrare maggior coraggio nelle vie e nelle piazze. Avrei preferito vederlo sul sagrato del Duomo il giorno dopo, non al salone della Borsa per dire a paludati operatori finanziari che il capitalismo di relazione deve finire, anche perché nessuno crede più agli annunci stentorei e in Italia di capitalismo non v’è più traccia con FCA all’estero, Pirelli ai cinesi, Telecom nella morsa degli stranieri.

Ci voleva il coraggio dell’impopolarità per vietare una manifestazione no-Expo nel centro di Milano, avrebbero potuto farla alla Bicocca e la Costituzione, tirata in ballo sempre più a sproposito in questi giorni, sarebbe stata salva. Le opposizioni avrebbero strepitato, vomitando insulti da postribolo, la sinistra si sarebbe strappata i capelli, l’Italia ne avrebbe guadagnato in prestigio internazionale, l’Expo in immagine. Ci siamo, invece, rifugiati sulla riduzione del danno. Sconfitti da pochi violenti, come il reale esercito fascista sempre uso nei bollettini ufficiali “a ripiegare sulle posizioni precedentemente stabilite”.

La democrazia si difende dalle orde dei vandali, dai no-Tav ai no-Expo, dai teppisti da stadio, dalle orde di ubriachi olandesi cui poche settimane or sono è stato consentita ogni sorta di umiliazione in piazza di Spagna a Roma con lo sfregio della fontana della Barcaccia.
La prossima volta mostri i muscoli, caro presidente del Consiglio, all’ONU per i profughi, a Bruxelles per la finanza, con le imprese e le banche per l’economia. Non li riservi solo in Senato per le sacrosante riforme istituzionali, esca anche lei dal recinto dei palazzi del potere, torni tra la gente, vedrà che le infonderanno quel coraggio che manca ai politici, perché noi italiani siamo in trincea da anni a sbarcare il lunario, mentre altri si baloccano con le alchimie dei codicilli e dei subemendamenti.

Fonte immagine: cambiailmondo.org

Pubblicato: Lunedì, 11 Maggio 2015 14:13