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Passaggio a livello: Roma: città aperta (e abbandonata)

Roma 424-02-2016
Ubaldo Pacella

Le uniche parole per descrivere oggi la città eterna suonano grigie e squallide come la cronaca che ne fa scempio. Mille e mille problemi, non uno squillo di tromba, un raggio di sole ad accendere di meraviglia il volto splendido e magico di una capitale unica al mondo per storia, arte, universalità religiosa.

La Roma che amiamo è più che mai offesa e bistrattata. Non passa giorno senza assistere alle denunce, alla corruzione, al malaffare, alla delinquenza organizzata o a quella di strada. Le notti della così detta movida macchiate di sangue, aggressioni, violenza in salsa latino-americana. I nostri giorni in crescente difficoltà, anche per chi sembra anestetizzato, in grado di sopportare ogni intralcio. Servizi disastrosi, inefficienze perenni dal centro alle periferie, viabilità collassata, prepotenza dilagante mai arginata a cominciare proprio dalla sosta selvaggia, dai mercatini volanti, dai suk improvvisati come quelli addossati alle mura di cinta del Policlinico della Sapienza in viale Regina Margherita, in Prati o in ogni dove.

I romani non si sorprendono più, il sentimento diffuso che si coglie sui volti è quello della resa al degrado crescente, come un fatto ineluttabile, quasi che l’intera città fosse destinata ad essere travolta non dalle acque del Tevere, bensì da un’ondata di liquami, sepolta dal fango come la descrive mirabilmente Pirandello ne I vecchi e i giovani.

Non si colgono tra i cittadini sussulti generosi, né indignazione, tanto meno richieste di cambiamento così profondo da rigenerare un tessuto umano e cittadino sfaldato peggio del manto stradale. Nulla funziona come dovrebbe a partire dall’amministrazione capitolina, dai troppi dirigenti, da un personale lasciato al suo lassismo, forse stanco di vedere che nessuno sforzo di miglioramento viene premiato, che ogni sindaco fugge i problemi, che nessuno è responsabile, tanto meno responsabilizzato.

Le emergenze sociali dimenticate, le periferie abbandonate come il centro storico, tutto votato al collasso. Le cronache giornalistiche non vanno in cerca di notizie si acconciano ai bollettini del Comune, come nel caso dell’ennesima “affittopoli” quest’ultima nel rito di Tronca. Chiariamo subito: benissimo ha fatto il prefetto commissario a rilanciare queste macroscopiche inefficienze, un disinteresse che copre non solo privilegi e sotterfugi ma il disastro amministrativo totale, sulle spalle del quale assessori e consiglieri o altri potenti di turno hanno costruito le loro fortune politiche, distribuendo benefici e prebende, gravandone gli oneri sui cittadini onesti e ignari. Non si è scoperto, tuttavia, nulla di nuovo, condizioni che non si conoscessero. E’ bastato scendere in archivio scrollare dalla polvere le decine di faldoni che vi giacciono dal 1990, dagli anni del sindaco Carraro. Tutto censito, tutto sempre occultato per un quarto di secolo, al più qualche annotazione: non procedere così, deciso dall’assessore “tizio”, dal consigliere “caio”, dal dirigente “sempronio”.

Questo è lo scempio di Roma mai nessuno che abbia avuto il coraggio di affrontare i problemi veri e gravi, dai più piccoli e quotidiani, ai più impegnativi e probanti. Occupati a disegnare inutili scenari, ad assicurare ai palazzinari, che da sempre la fanno da padroni sul suolo dell’Urbe, i sospirati progetti, con tanto di lauti guadagni sia su opere pubbliche infinite, sia sullo sfruttamento delle aree o la riqualificazione dei siti.

E’ la storia e la cronaca del sacco di Roma, meno atroce per il sangue versato di quello dei “Lanzi” del 1527, non meno bieco ed efferato per le conseguenze che tutta la popolazione subisce. Se si aggiunge a questo che la città è anche capitale d’Italia sede del Parlamento, del Governo e delle istituzioni salgono le lacrime agli occhi ad ogni persona proba. Una gigantesca frittata di interessi occulti, malgoverno, abbandono, menefreghismo romano, criminalità, collusione, intrallazzo, sfruttamento.

Certo non si poteva pretendere che un prefetto, ancorché efficiente ed energico come Franco Gabrielli, e un commissario prefettizio di grande esperienza come Tronca sceso dalla Milano di Expo, potessero fare miracoli in pochi mesi, dove la politica ha fallito per decenni, tuttavia un pizzico di decisionismo in più era lecito attendersi, soprattutto nell’area dei servizi di pubblica utilità: Ama, Atac, traffico.

Igiene ambientale, trasporti e strade sono del resto al collasso. Nell’immediato si potrebbe pretendere almeno il massimo impegno di personale e mezzi, ed agire con rigore perché tutto ciò venga realizzato: non pensare a ristrutturazioni aziendali, bensì ad accrescere la produttività del personale, superando resistenze e abitudini per ottenere regolarità scrupolosa del servizio e migliaia di vigili in strada, nulla di più vorrebbero i romani dalle istituzioni, almeno sino alle elezioni del prossimo giugno.

Il giubileo della misericordia ci invita a perdonare le fragilità degli uomini, non a dimenticare i doveri della politica, l’impegno civile dei cittadini, le garanzie delle istituzioni. Un esempio illuminante su tutti: molti avevano promesso nei mesi scorsi che in occasione dell’evento che chiama a Roma cittadini da tutto il mondo si sarebbe provveduto a sistemare il percorso da rally estremo che si snoda da via IV Novembre a via XXIV Maggio, sino a piazza Venezia. Poche centinaia di metri tra il Campidoglio, l’altare della Patria e la prefettura di Roma. Nulla è stato fatto, nonostante le denunce continue dei mass media. Le istituzioni, a partire dal Governo nazionale, dallo stesso Presidente del Consiglio che tollerano un simile degrado, di cui sono quotidianamente testimoni perché vi calcano il passo o vi sobbalzano nelle auto di rappresentanza, offrono un messaggio ai romani e al mondo di frustrante impotenza, a tanto non vorremmo rassegnarci.

Torneremo su Roma prossimamente, appena sarà chiaro il parterre dei candidati a sindaco, nella speranza che abbiano il coraggio, la follia, la visionarietà e l’utopia necessarie per far risorgere la nostra amatissima città dall’attuale rovina morale, civile, organizzativa, offrendo agli animi migliori risorse e speranza, senza dimenticare che tutti i romani onesti pagano le tasse più alte d’Italia e continueranno a pagarle, ma almeno servissero, non solo ai soliti noti o ignoti, ma al bene di tutti.

Fonte immagine: www.medicoaching.it

Pubblicato: Mercoledì, 24 Febbraio 2016 16:02