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Tortura

Ma la politica estera italiana la fa ancora il governo italiano?

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Huffington Post, 1 settembre 2016

Luigi Manconi

Ho atteso invano e per molti giorni, un comunicato del governo, una sua prudente presa di distanza o, almeno, una di quelle consuete formule felpate ("ambienti della Farnesina precisano che..."): insomma, qualche parola per ribadire che la politica estera italiana è di competenza dell'esecutivo e, segnatamente, del premier Matteo Renzi e del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. E non, che so?, di Al Sisi o di Lucio Barani. Il primo, come si sa, è il presidente della Repubblica egiziana; il secondo - come forse non tutti sanno - è il capogruppo dei senatori di Ala (Alleanza Liberalpopolare-Autonomie). Quest'ultimo ai primi di agosto scorso, dall'Egitto - dove si è recato per "riunire queste due coste del mare che appaiono sul Mediterraneo", come ha sommessamente annunciato - ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla vicenda della morte di Giulio Regeni. Eccole: "Sono assolutamente sicuro che il governo egiziano non c'entri nulla". Poi: "questo delitto era volto ad attaccare il presidente Al Sisi e il governo italiano". In conclusione: "il presidente Renzi sa che il governo egiziano non c'entra nulla, anzi ha fatto tutto il possibile per arrivare alla verità". Le bizzarre affermazioni del senatore Barani - a tal punto prive di ogni fondamento di realtà da attingere a una sorta di patafisica comicità ("tutto il possibile") - si commentano da sole. Ma resta un problema: che pensa di ciò il governo il cui premier è stato così sgangheratamente chiamato in causa?

La domanda non è eludibile, tanto più che cosa pensi e cosa intenda fare, a proposito della morte di Giulio Regeni, non è facile da ipotizzare. Si oscilla, così sembrerebbe, tra inerzia e delega. Il che sembra autorizzare tanti, troppi, a parlare in suo nome. È accaduto così che nell'ultima settimana di agosto, il presidente Al Sisi, in un'intervista ai direttori dei tre maggiori quotidiani egiziani, ha affermato di essere "profondamente grato al premier Renzi per le dichiarazioni positive fatte a proposito delle indagini sull'omicidio di Giulio Regeni". E ha aggiunto: "Gli italiani hanno capito che stiamo cooperando per raggiungere la verità". Dopo queste affermazioni di Al Sisi, riprese da molti media italiani, il nostro governo non ha ritenuto di dover intervenire in alcun modo: nemmeno con una di quelle formule allusive di cui dicevo ("fonti del nostro ministero degli esteri hanno fatto intendere che...").

E così, affinché non si possa credere che la politica estera italiana sia quella espressa dalle dichiarazioni eccentriche del senatore Barani e da quelle temerarie del presidente egiziano, è stata costretta a intervenire la famiglia di Giulio Regeni che, attraverso l'avvocato Alessandra Ballerini ha affermato: "Non capiamo a quali dichiarazioni positive faccia riferimento Al Sisi né a quale solidarietà alluda".

Insomma, si delinea un rischio a dir poco drammatico: dopo aver delegato ai genitori di Giulio Regeni gran parte della responsabilità pubblica e politica di esigere la verità a proposito della morte di un cittadino italiano, si vorrebbe, forse, che Paola e Claudio Regeni svolgessero anche il ruolo che spetta alla Farnesina? Il compito dei cittadini, e di ciascuno di noi, è un altro: è quello di impedire che la vicenda di Giulio Regeni possa precipitare verso un torpido oblio, mentre tra l'Italia e l'Egitto si ricrea una situazione "distensiva" (ancora parole dei familiari di Regeni) e si ripristina una ordinaria normalità. Anche per questo è importante sottoscrivere la petizione lanciata su Change.org da A Buon diritto, Amnesty e Antigone.

Pubblicato: Venerdì, 02 Settembre 2016 16:25

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