Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione

Home a buon diritto

Notizie

Il processo dopo 12 anni dalla morte

marcello lonziIl Garantista, 12-03-2015

Venerdì prossimo ci sarà l’udienza conclusiva sulla vicenda di Marcello Lonzi, un detenuto morto quando era in custodia cautelare. Ufficialmente sarebbe morto naturalmente, ma la realtà è un’altra e Maria Ciuffi – la madre di Marcello – vuole andare fino in fondo.
Una terribile morte susseguita da un tortuoso iter giudiziario alternato con archiviazioni e riaperture delle indagini. L’estate dell’anno scorso, dopo undici anni di battaglie, archiviazioni e denunce, il giudice delle indagini preliminari Beatrice Dani ha respinto la richiesta di archiviazione della Procura e con un provvedimento di cinque pagine, depositato in cancelleria, ha disposto che vengano svolti nuovi accertamenti fino ad arrivare, a breve, al 13 Marzo 2015 dove si terrà l’udienza conclusiva con la madre, Maria Ciuffi, che continua a ripetere: «Non si può morire quando si è in custodia dello Stato».

Marcello Lonzi ufficialmente è morto di infarto nel carcere Le Sughere di Livorno, ma con otto costole rotte, due buchi in testa e un polso fratturato. Aveva 30 anni, era l’11 luglio del 2003. Era finito in carcere per tentato furto. Aveva quasi finito di scontare la sua pena, e gli mancavano tre mesi alla scarcerazione. Eppure, quella libertà, lui non la ritrovò. Morì lì, e la madre Maria lo scoprì solo il giorno dopo. Ci sono fotografie che suggeriscono un pestaggio in carcere, ma tre diverse procure, nel corso degli anni, hanno archiviato il caso, smentendo la morte
violenta.

Per il medico legale, Marcello è morto per cause naturali, un infarto. Ed effettivamente anche il perito nominato dalla famiglia è dello stesso parere: ma cosa accadde, prima, nessuno lo sa. Sul corpo di Marcello vennero dapprima rinvenute «un’unica frattura costale e tre lesioni occipitali, ma senza nessuna incidenza».
Poi, successivamente, un nuovo esame autoptico confutò quanto precedentemente detto: le costole rotte erano sette, e lo sterno fratturato. Per il consulente medico si trattò di conseguenze di un massaggio cardiaco. Eppure c’è ancora qualcosa che non torna: altre lesioni, tracce di vernice blu nella testa ferita, polso fratturato, mandibola rotta. Inizialmente, un testimone, disse alla madre che il figlio era caduto dal letto.
Poi, un altro, un ex detenuto di Le Sughere, intervistato ai microfoni di Linea Gialla, spiegò l’esistenza delle ”celle lisce”, stanze in cui i carcerati vengono massacrati di botte. La battaglia condotta dalla madre di Marcello Lonzi sembra infinita.

La prima archiviazione è per morte naturale. Ma viene eseguita l’autopsia prima che la madre venga avvertita del decesso e, quindi, senza che faccia in tempo a nominare un perito di parte. La madre di Marcello presenta allora una denuncia che porta il pm Roberto Pennisi ad aprire un fascicolo per omicidio contro ignoti.
A distanza di un anno, nel luglio 2004, lo stesso pm avanza una richiesta di archiviazione del procedimento per omicidio poiché, sostiene, Marcello è effettivamente morto per un infarto dovuto a cause naturali. Ma la vicenda è tutt’altro che chiusa; il gip di Livorno respinge in un primo momento la richiesta di archiviazione, a seguito anche della richiesta della madre di Marcello Lonzi corredata da alcune fotografie del cadavere del ragazzo che mostrano
segni di percosse, e fissa l’ udienza preliminare per discutere il caso. Anche quell’udienza porterà a un niente di fatto per i familiari di Marcello dato che il gip accoglierà la richiesta di archiviazione presentata del pubblico ministero.

Il caso viene quindi archiviato. La vicenda continua a destare sospetti ed emergono nuovi indizi; ci sarebbe un referto medico falso e senza firma, stilato poco dopo l’ingresso in carcere di Marcello, nel quale al ragazzo viene effettuata una radiografia poiché lamenta dolori al torace dovuti, a quanto dice, a percosse subìte dalle guardie.
Nel referto il medico scrive “non fratture” e non si firma. La madre di Marcello non smette di pensare che ci sia un’altra verità e continua a portare avanti la sua battaglia con tutte le armi che ha a disposizione; al punto che,
nel 2006, viene riaperto il caso a seguito di una sua nuova denuncia.
Sembrerebbe l’inizio di un nuovo corso, una svolta nella torbida storia del ragazzo morto in carcere; ma così non è: ancora una volta, con non poca sorpresa, il caso viene archiviato nel maggio del 2010. Ma Maria Ciuffi non si ferma e presenta una denuncia alla Corte Europea, che non ha buon fine. Fino però ad arrivare ai giorni nostri con la richiesta di archiviazione respinta dal giudice delle indagini preliminari e l’udienza definitiva che si terrà venerdì.

 

MARCELLO LONZI

 

Pubblicato: Giovedì, 12 Marzo 2015 15:56

Citrino visual&design Studio  fecit in a.d. MMXIV