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Cittadinanza

Accordo o no, meglio vigilare

riforma cittadinanza subito

Il Manifesto, 17 novembre 2017

di Luigi Manconi

E ora, finalmente, lo ius soli e culturae. Insomma, si può fare. E, dunque, facciamolo. Si tratta di una legge sacrosanta e ragionevolissima e, allo stesso tempo, imprescindibile. Ed è proprio la sua equilibrata e pacata sensatezza a renderla così strettamente necessaria. Di conseguenza, va comunque bene se pure l’approvazione del provvedimento sulla cittadinanza, come scriveva ieri La Repubblica, corrispondesse alla «prima mossa per la pace a sinistra». Anche se una tale interpretazione lascia un po’ l’amaro in bocca: quasi che, per realizzare una cosa buona e giusta, fosse comunque indispensabile subordinarla a un sistema di relazioni politiche e a una strategia di coalizione elettorale.

Ed è proprio la possibile egemonia di questa logica che, alla resa dei conti, inquieta. In altre parole, c’è il rischio che un diritto così importante e dagli esiti tanto significativi, risulti condizionato dalle tattiche parlamentari e dal conflitto su una posta in gioco controversa: su chi, cioè, se ne assumerà il merito o ne dovrà pagare lo scotto, su chi ne rivendicherà il successo o ne patirà gli eventuali costi elettorali, su chi si proclamerà vincitore o negherà di esserne responsabile, rifiutandone il merito per un soprassalto di pavidità. A proposito di conseguenze elettorali, è utile notare come – nel calcolo di costi e benefici – non si trovi uno, a pagarlo a peso d’oro, che faccia riferimento ai secondi (i vantaggi), timorosi come sono, pressoché tutti, del fatale prevalere dei primi. Quasi che una battaglia di diritto e di libertà sia condannata, fatalmente, a non ottenere consensi elettorali.

A tal punto è giunta la tirannia dei sondaggi farlocchi e della politologia da Ambra Jovinelli (senza offesa per il glorioso teatro di avanspettacolo). D’altra parte fanno un po’ sorridere le fiere, fierissime dichiarazioni dell’ultima ora, con cui alcuni esponenti politici, finora compuntamente silenti, dichiarano di volersi battere fino alla morte per conquistare l’agognato ius soli. Sono gli stessi che – con la sola eccezione del Ministro Graziano Delrio – esattamente un mese fa dichiaravano che quel provvedimento era ormai definitivamente archiviato «perché mancano i numeri e il tempo»: e, dunque, tutto andava rinviato alla prossima legislatura.

Se ciò non è accaduto si deve alla caparbia volontà di movimenti come «Italiani senza cittadinanza» e «Rete G2», le cosiddette seconde generazioni di stranieri che si battono da anni per la piena titolarità di diritti e dovere. E, poi, il grandissimo lavoro realizzato dagli insegnanti, dalle loro organizzazioni e dai loro leader (tra questi Eraldo Affinati e Franco Lorenzoni); e, ancora, associazioni come Arci e A Buon diritto. E, tra i soggetti politici organizzati, Radicali italiani. Infine, tantissimi intellettuali militanti come Goffredo Fofi, Ginevra Bompiani, Alessandro Bergonzoni, Maddalena Crippa, Chiara Valerio, Maurizio Maggiani, Marco Paolini, Carlo Ginzburg, Moni Ovadia e un’infinità di altre e altri. Buoni ultimi, sono arrivati i parlamentari.

Ma, a onor del vero, ormai numerosissimi sono quelli che si sono uniti agli iniziali (cito a memoria) Elena Ferrara e Sandra Zampa, Michele Piras e Paolo Corsini, Loredana De Petris, Lucio Romano, Walter Tocci, Franco Monaco, Mario Marazziti.

Tutti questi, a partire dal 3 ottobre, hanno fatto ricorso allo sciopero della fame a staffetta e a mille altre forme d’azione per sostenere la mobilitazione a favore dello Ius soli. Ed è stata proprio questa mobilitazione, in primo luogo orizzontale e decentrata, a ottenere che i gruppi dirigenti dei partiti infine aderissero. Tutti questi, a partire da lunedì 20 novembre, giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, rilanceranno l’iniziativa: manifestazione in piazza Montecitorio dalle 15.00 alle 19.00 e ripresa dello sciopero della fame a staffetta. A questo punto è indispensabile che si resti tutti lucidi e con i nervi saldi.

Guai a credere che l’obiettivo sia a portata di mano o, addirittura, già acquisito. Non è così. Da qui al 5,6 dicembre – quando presumibilmente il provvedimento arriverà in aula – molti potranno essere gli ostacoli, le resistenze, le trappole. Non si dia tutto per scontato, per carità. Proprio perché la partita è cruciale, è possibile che si tenti ancora di truccare il gioco. Avverto irresistibile la voglia di ricorrere a un antico verbo: vigiliamo.

Pubblicato: Venerdì, 17 Novembre 2017 13:08

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