Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione

Home a buon diritto

Scrittori invisibili

Cattivi si nasce o si diventa?

I meccanismi nei regimi di dominio: obbedienza all'autorità e responsabilità individuale
(Sintesi dell'incontro nel Laboratorio di scrittura di Rebibbia
con il prof. Zani, docente Storia Contemporanea, La Sapienza)
14.02.2013

Il secolo scorso è stato il secolo dell'omicidio di massa: 1 milione e mezzo di Armeni uccisi dai Turchi nel 1915; 6 milioni di ebrei più 3 di russi, 2 di polacchi... nella seconda guerra mondiale; 20 milioni nei gulag sovietici; quasi 30 milioni nella Cina di Mao Tze Tung... Da tremila anni gli stati compiono il male: Agamennone davanti alle porte di Troia incitava gli Achei a non risparmiare nessun troiano, neanche quelli nel grembo materno, e le stesse parole sono state usate nel genocidio del 1994 in Ruanda. In nome di un'ideologia e in base all'ordine di autorità carismatiche gli uomini distruggono altri uomini, i Nemici!

 

E' consolatorio pensare che tra male e bene ci sia un abisso, così come tranquillizza ritenere, come fanno in molti, che la responsabilità di certe azioni riprovevoli moralmente o sanzionabili socialmente sia da attribuire alle "mele marce". Ma se si vuole imparare dalla storia e dall'esperienza dobbiamo prestare attenzione ai meccanismi che fanno "marcire la mela", vale a dire al "cesto". Ci sono due tendenze di pensiero: quella che interpreta i comportamenti individuali preferibilmente come determinati da fattori disposizionali, cioè dal carattere, dai tratti della personalità, dalla predisposizione genetica; e quella che attribuisce maggiore incisività ai fattori situazionali, cioè alle condizioni e ai meccanismi che favoriscono quei comportamenti. E' auspicabile un equilibrio tra le due tendenze.

Quali sono i meccanismi con cui i fattori situazionali esercitano un potere sui comportamenti individuali? Alcuni psicologi sociali hanno condotto degli esperimenti per studiare queste situazioni, quello più noto (ne è stato fatto anche un film The experiment, Hirschbiegel 2001) è il seguente:
Esperimento condotto da Philip Zimbardo nell'università di Stanford (1971) - Dei volontari selezionati tra gli studenti universitari furono suddivisi in prigionieri e guardie carcerarie. Entrambi i gruppi avevano dei segni di riconoscimento: cranio rasato e tuniche, i detenuti; uniformi e occhiali scuri, le guardie. A queste ultime fu data una lista di regole che dovevano far rispettare, senza però far uso di violenze fisiche. Bene, l'esperimento fu interrotto una settimana prima della scadenza prevista perché le guardie costrinsero i detenuti ad azioni degradanti e pericolose, superando di gran lunga l'immaginazione degli ideatori dell'esperimento. I volontari, pur sapendo che si trattava di un esperimento, si calarono nel ruolo al punto di esercitare violenze sui sorvegliati, sentendosi legittimati a farlo dall'autorità scientifica.

Nel 2007 Zimbardo pubblica il risultato dei suoi studi includendo anche la sua esperienza di perito nel processo sul caso "Chip" nel carcere di Abu Ghraib (L'effetto Lucifero. Cattivi si diventa?, Cortina 2008). Nel libro mette in evidenza gli elementi comuni tra l'esperimento di Stanford e i comportamenti dei soldati americani contro i prigionieri iracheni. E siamo nel 2004.
Nel 1942 il Battaglione 101, costituito non da SS ma da semplici riservisti della polizia tedesca, uccise in un giorno solo con un colpo di pistola alla nuca 1500 ebrei, abitanti di un villaggio polacco. Lo storico Browning traccia una somiglianza tra l'esperimento di Stanford e il massacro del '42: in entrambi i casi si tratta di uomini comuni, che accettano un ordine per obbedienza a una autorità, per conformismo sociale.

In sintesi, i meccanismi che inducono a comportamenti inumani sono i seguenti:
- La forza della paura e della minaccia. In situazioni particolari, come la guerra, si spezza la routine quotidiana e si crea un clima di minaccia e paura, che induce anche le persone pacifiche a diventare guerrieri. Himmler nell'incitare le SS a uccidere anche le donne diceva loro che se non lo avessero fatto sarebbero stati i nemici a uccidere le loro.
- Strettamente connessa al primo punto è la disumanizzazione del nemico: il nemico non è una persona, bisogna annientarlo perché è una minaccia.
- L'obbedienza cieca all'autorità. Disubbidire all'ordine veniva interpretato come atto di viltà non di umanità.
- La deindividuazione è implicita nel conformismo: se ci sentiamo tutti uguali è più facile compiere il male.
- L'inerzia, l'indifferenza alla sorte dell'altro, il voltare la faccia dall'altra parte.

Nel dibattito seguito alla lezione i detenuti hanno messo in evidenza i meccanismi di conformismo sociale e di deresponsabilizzazione presenti nel carcere, meccanismi che contrastano con l'art. 27 della Costituzione, secondo cui le pene deve tendere alla rieducazione e al reinserimento nella società. Anzi, la parola stessa "rieducazione" fa pensare all'addestramento. Una cosa che individualmente è necessario fare è potenziare la conoscenza della realtà e di noi stessi.
(Luciana Scarcia)

Citrino visual&design Studio  fecit in a.d. MMXIV