Le Storie
Davide Bifolco
La vicenda
Davide Bifolco, neanche 17 anni, muore ucciso da un colpo di pistola tra le strade del rione Traiano, a Napoli, nella notte del 5 settembre 2014.
Dalla sera prima, in seguito a una segnalazione nel vicino quartiere Soccavo, due carabinieri del Nucleo Radiomobile a bordo di una gazzella erano stati impegnati nelle ricerche del latitante Arturo Equabile, 24 anni, sfuggito a un’ordinanza di custodia per aver violato gli arresti domiciliari mentre era in attesa di giudizio per furto. Prima della mezzanotte arrivano dettagli più precisi: Equabile si troverebbe in sella a uno scooter, un Honda SH300.
Più tardi – è notte inoltrata- i due carabinieri avvistano un motorino. È un Honda SH300, e a bordo ci sono tre persone: Vincenzo Ambrosio, che guida lo scooter, Davide Bifolco e Salvatore Triunfo, 18 anni e piccoli precedenti penali. Gli agenti intimano l’alt, ma il mezzo non si ferma. Scatta l’inseguimento finché, all’altezza di via Cinthia, il veicolo dell’Arma non urta contro il motorino, buttandolo a terra. Si rialza subito Vincenzo, scambiato per Equabile dai carabinieri, che riesce a fuggire. Uno dei due militari balza fuori dall’auto, con la mano sinistra afferra Triunfo, con la destra impugna la pistola. Davide è lì davanti: il carabiniere esplode un colpo e raggiunge il giovane in pieno petto. Sono le 2.45 del mattino: inutile la corsa all’ospedale San Paolo, dove non si può che accertare l’avvenuto decesso.
Dell’indagine sulle circostanze relative alla morte di Davide Bifolco viene subito incaricato il pm Manuela Persico, insieme ai procuratori aggiunti Nunzio Fragliasso e Luigi Frunzio. Il carabiniere che ha esploso il colpo dovrà rispondere dell’accusa di omicidio colposo. A sua difesa l’agente – 32 anni, da oltre dieci in servizio- ha dichiarato che a che il colpo sarebbe partito mentre, nella concitazione del momento, inciampava su un gradino, e dunque in maniera completamente incidentale.
Il quadro delineato da Fabio Anselmo, il legale incaricato dalla famiglia Bifolco e già difensore di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi, è completamente discorde. La ricostruzione si basa sulle dichiarazioni di alcuni testimoni oculari, in particolare quella resa da Vincenzo Ambrosino. Secondo il racconto fornito dal giovane e da Salvatore Triunfo, non si sarebbero fermati all’alt dei militari perché in tre sullo stesso scooter, senza casco, senza patentino e senza assicurazione. I due sostengono inoltre che il militare abbia deliberatamente puntato l’arma contro Bifolco.
L’avvocato Fabio Anselmo ha presentato anche un filmato, ripreso dalla telecamere di sorveglianza interne ed esterne di una sala giochi nelle vicinanze, dove si vede il secondo carabiniere, l’autista della gazzella, inseguire un uomo pistola alla mano, e poi fare irruzione all’interno e ordinare ai presenti di rimanere fermi e con la faccia al muro. Secondo l’Arma, si tratterebbe del tentativo di arrestare Equabile mentre costui si dava alla fuga.
La famiglia è riuscita a ottenere che, oltre all’autopsia, venissero eseguiti altri rilievi (Tac, risonanza magnetica, prelievo di materiale organico) e ha chiesto inoltre di poter disporre dei tabulati telefonici dei quattro giovani coinvolti, Bifolco, Triunfo, Ambrosino ed Equabile, per dimostrare con certezza chi si trovava in sella allo scooter quella notte.
L’esame autoptico, eseguito nell’Istituto di Medicina legale del secondo Policlinico di Napoli, ha stabilito che il colpo di pistola è stato esploso frontalmente. Sono stati rilevati, infatti, il foro di entrata sul petto e il foro di uscita sulla schiena, secondo una traiettoria trasversale, dall’alto a sinistra verso il basso a destra.
La famiglia di Davide ha inoltre diffuso le foto del corpo del ragazzo, dove si scorge chiaramente un foro all’altezza del cuore.
Nel frattempo, il 17 settembre, è stato arrestato nei pressi di Casoria il latitante Arturo Equabile, che si è dichiarato estraneo alla vicenda.
La città di Napoli, dalla notte stessa del 5 settembre, è stata il teatro di molte manifestazioni spontanee, talvolta culminate in tensioni o scontri con le forze dell’ordine, per la rabbia e il cordoglio suscitati dalla morte di Davide Bifolco.