Le Storie
Carlo Giuliani
La vicenda
Carlo Giuliani, 23 anni, muore colpito da un proiettile in Piazza Alimonda. È il 20 luglio 2001: la città di Genova, che sta ospitando il vertice del G8, è teatro di guerriglia urbana tra manifestanti no global e le forze dell’ordine.
Già nella tarda mattinata la sala operativa della Questura ordina ai carabinieri del terzo battaglione Lombardia di dirigersi verso il carcere Marassi, dove i black bloc stavano creando disordini. Il battaglione, invece, si dirige verso via Tolemaide, dove sta sfilando il corteo delle Tute Bianche. Iniziano le cariche e gli scontri. La sala operativa della Questura cerca di richiamare indietro il battaglione, ma la comunicazione è impossibile: si decide così di inviare in suo aiuto il dodicesimo battaglione Sicilia. Poco prima delle 17.30, così, una cinquantina di carabinieri e le due jeep Defender del battaglione avanzano lungo via Caffa, una traversa di via Tolemaide: cercano di attaccare il corteo sul fianco, ma all’altezza di Piazza Alimonda i manifestanti hanno la meglio. I carabinieri si dileguano. Uno dei due Defender riesce ad allontanarsi, l’altro va ad incagliarsi contro un cassonetto, e i manifestanti lo circondano. Sul Defender si trova Mario Placanica, carabiniere ausiliario, che viene ferito alla testa, ed estrae la pistola.
A qualche metro dal portellone della jeep si trova Carlo Giuliani, il volto coperto da un passamontagna, che forse vede l’arma, e raccoglie da terra un estintore che brandisce contro il veicolo. Placanica spara due colpi, e Giuliani cade a terra. Il carabiniere alla guida, Filippo Cavataio, riesce a disincagliare il mezzo, ma nelle manovre passa due volte sopra al corpo di Giuliani.
Dalle foto emergono altri dettagli: c’è un sasso, inizialmente situato a un metro e mezzo circa dal corpo di Carlo, che nelle foto successive si trova, sporco di sangue, vicinissimo alla testa del giovane, ora ferita. Negli attimi successivi a quegli scatti, il vicequestore Adriano Lauro, responsabile dell’ordine pubblico della zona, prende a inseguire un manifestante, gridando al suo indirizzo: “ L’hai ucciso tu, bastardo, col tuo sasso”. Grazie a delle foto scattate dai testimoni si arriverà a comprendere la terribile verità: il sasso è stato raccolto da un poliziotto che ha colpito ripetutamente la fronte di Giuliani già esanime, per dare credito a quella prima versione dei fatti.
Il processo
Il processo per l’omicidio di Carlo Giuliani a carico di Mario Placanica è stato archiviato il 5 maggio 2003: è stata accettata la versione di Placanica, ovvero che egli sparò in aria e per legittima difesa. Secondo la ricostruzione ufficiale, il colpo fu poi deviato da un calcinaccio. A questa versione si è sempre opposto il medico legale e perito di parte della famiglia Giuliani, coestensore dell’autopsia, secondo il quale il colpo fu diretto.
I genitori di Carlo, Giuliano Giuliani e Haidi Gaggio, attraverso il Comitato Piazza Carlo Giuliani, si sono battuti in ogni modo contro la sentenza, contro cui si sono appellati alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. La decisione è stata resa nota nell’agosto 2009: i giudici hanno respinto il ricorso contro lo Stato italiano e hanno stabilito che Placanica sparò effettivamente per legittima difesa. La Corte, però, ha riconosciuto che l’Italia avrebbe dovuto aprire un’inchiesta per capire se la morte di Giuliani potesse essere ascrivibile alla cattiva gestione dell’ordine pubblico, e ha dunque decretato che lo Stato dovrà risarcire la famiglia Giuliani con 40.000 €.
Nell’ottobre 2013 la famiglia Giuliani ha intentato una causa civile contro i ministeri dell’Interno e della Difesa, il vicequestore Lauro e Mario Placanica. Nel gennaio 2015 il giudice ha repinto il ricorso, facendo riferimento al legittimo uso delle armi già stabilito nella sentenza di proscioglimento di Placanica.
Sempre nel 2014 è stato rinviato a giudizio per diffamazione Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, contro cui la famiglia Giuliani aveva sporto querela. Durante un dibattito televisivo, infatti, Sallusti aveva più volte affermato che le forze dell’ordine fecero bene a sparare a Carlo Giuliani, e sostenuto erroneamente che il giovane stesse per uccidere un carabiniere con una spranga.
Nel 2013 Giuliano Giuliani ha pubblicato il libro Non si archivia un omicidio, dove racconta la propria versione della morte del figlio.
Molti sono gli artisti italiani e non che hanno voluto ricordare la morte di Carlo Giuliani dedicandogli una canzone: tra le più note, Piazza Alimonda di Francesco Guccini, Zeta Reticoli dei Meganoidi e Solamente por pensar, del gruppo spagnolo Ska-P.