Privazione della libertà
Il disegno di legge sulla tortura non rende giustizia a Giulio Regeni
Huffington Post, 08 luglio 2016
Luigi Manconi
Quando, oltre tre mesi fa, ho ascoltato le parole di Paola Regeni - nel volto di Giulio "diventato piccolo, piccolo, piccolo" ho visto "tutto il male del mondo" - credo di aver capito, come mai in passato, il senso profondo e terribile della pratica della tortura. Non un atto di efferatezza individuale o un'inclinazione perversa del carattere, e nemmeno la manifestazione di una psicopatologia singola o di gruppo, bensì un vero e proprio meccanismo di potere. Perché questa è la tortura, nella sua essenza: l'esercizio di una violenza fisica o psichica da parte di chi ha incondizionata disponibilità del corpo di un altro, lo custodisce, lo manipola, gli infligge sofferenze.
È per questa ragione che ho seguito con crescente insoddisfazione l'iter parlamentare del disegno di legge per introdurre nel nostro ordinamento la fattispecie penale della tortura. Della proposta originaria, firmata, oltre che da me, dai senatori Corsini e Tronti, e ispirata a quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1984, pressoché nulla rimane.
Il delitto di tortura non è definito come reato proprio: attribuibile, cioè, al pubblico ufficiale e a chi eserciti un pubblico servizio. Dunque non è considerato, come dovrebbe essere, l'esito di un abuso di potere a opera di chi, titolare del monopolio legittimo della forza e della potestà legale di custodire altri, attui comportamenti illegali destinati a produrre dolore fisico o mentale a chi gli è affidato. Una simile impostazione non nasce dalla preconcetta ostilità o dal pregiudiziale sospetto verso le forze di polizia, ma ha l'esclusivo scopo di distinguere il reato di tortura da altre azioni violente, messe in atto tra privati, già previste e sanzionate dai nostri codici. Il testo discusso in Parlamento tratta la tortura come reato comune, prevedendo per chi la pratichi, a partire dalla condizione di pubblico ufficiale, semplicemente un'ipotesi aggravata. Ma non è questo il solo limite dell'attuale disegno di legge, come ho argomentato nel corso del mio intervento nell'aula del Senato lo scorso mercoledì sei luglio.