Privazione della libertà
Un nuovo strumento per la riduzione del danno nelle carceri
Dal sito della Coalizione italiana Libertà e Diritti Civili
Harm Reduction International ha creato un nuovo strumento di monitoraggio per migliorare le condizioni di detenzione prevenendo e contrastando la diffusione di malattie come l’HIV e l’epatite C nelle carceri.
Un nuovo strumento di monitoraggio per le condizioni di detenzione
Con la collaborazione di sette organizzazioni attive nella tutela dei diritti dei detenuti (tra cui Antigone), Harm Reduction International (HRI) – l’ONG leader nel campo dello sviluppo delle misure di riduzione del danno – ha compiuto una valutazione dell’efficacia dell’azione dei meccanismi e delle autorità europee competenti per il monitoraggio delle condizioni di detenzione. Lo studio è arrivato alla conclusione che i National Preventive Mechanisms (NPMs) non usano ancora appieno i propri poteri per studiare e affrontare il problema in modo davvero sistematico e completo.
Per correggere questa “lacuna di monitoraggio” HRI ha creato un nuovo strumento basato su standard internazionali che ha lo scopo di aiutare i meccanismi di monitoraggio a produrre raccomandazioni realmente efficienti nel garantire i diritti umani dei detenuti – in particolare nel campo della salute.
L’importanza di garantire il diritto alla salute nelle carceri
Questo nuovo strumento si propone di incidere sul drammatico problema della salute nelle carceri. La diffusione di HIV, epatite C e tubercolosi nei luoghi di privazione della libertà è infatti significativamente più alta in questi luoghi che altrove: a livello globale, si soffre di HIV 50 volte di più in prigione che fuori e la tubercolosi – che è tra le principali cause di mortalità dei prigionieri in molti paesi – ha tassi di diffusione 81 volte più alti per i detenuti che per i liberi cittadini. Se al mondo una persona su 50 soffre di epatite C, nelle carceri europee ad esserne affetto è un detenuto su 4.
Questi numeri preoccupanti possono essere spiegati dall’ambiente “rischioso” che è di fatto la prigione sotto questo punto di vista – considerata la diffusione del sovraffollamento delle carceri e la problematica dell’effettiva garanzia di un’assistenza sanitaria adeguata ai prigionieri, ma anche la sovra-carcerazione (soprattutto a causa della criminalizzazione del consumo di droghe) di gruppi vulnerabili che hanno più probabilità di essere contagiati.
Una prima azione necessaria sul punto – suggerisce lo studio di HRI – sarebbe adottare una posizione esplicita sul bisogno di istituire nelle carceri servizi di riduzione del danno, come programmi di scambi di siringhe e di aghi (NSP) e di sostituzione degli oppiacei (OST). Nonostante infatti sia appurato che tali programmi rappresentano la strategia più efficiente per contrastare la diffusione delle patologie infettive nelle prigioni – tanto da essere raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Salute, dall’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine e dall’UNAIDS – la loro diffusione è molto limitata: nel 2014, programmi di NSP e OST erano implementati rispettivamente in 6 e 33 paesi europei (e non in tutte le carceri degli stessi).
Tre le raccomandazioni finali dello studio: è importante che i meccanismi di monitoraggio dei diritti umani in prigione siano consapevoli dell’importanza di controllare la diffusione di HIV, epatite C e tubercolosi e che lavorino insieme alle autorità pubbliche e alle organizzazioni della società civile per migliorare i programmi di riduzione del danno per i prigionieri.
È poi necessario che il fenomeno sia osservato in maniera sistematica e costante, e che dati disaggregati sui tassi di diffusione delle patologie infettive in prigione (e dei relativi programmi di riduzione del danno) siano resi disponibili in maniera regolare.
Migliorare il monitoraggio per garantire i diritti umani
Le epidemie di HIV, di epatite C e di tubercolosi rappresentano un vero e proprio problema di salute pubblica. La questione costituisce poi ovviamente anche una problematica sotto il punto di vista più ampio della garanzia dei diritti umani dei detenuti – la cui vita, salute e benessere dovrebbero essere adeguatamente protette e garantite.
Lo strumento di HRI si propone quindi di migliorare il rispetto dei diritti umani dei detenuti permettendo ai meccanismi di monitoraggio di dare effettiva esplicazione ai propri mandati, in primo luogo tramite la formulazione di raccomandazioni più incisive.
Il nuovo strumento è infatti di primaria importanza proprio perché permetterà alle autorità competenti in materia – in primo luogo agli NPMs – di produrre raccomandazioni adatte a incidere realmente su un problema significativo come quello della garanzia del diritto alla salute dei detenuti.
Qui il rapporto integrale e qui lo strumento di monitoraggio; Antigone ha inoltre prodotto un rapporto specifico relativo alla situazione italiana.
6 giugno 2016