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«Rifugiati, via alle identificazioni»

immigratiil Mattino, 16-11-2015
Antonio Manzo

Morcone: ha ragione la Merkel, accelerare con i centri previsti dall`Europa

«L`errore più grave che si può commettere in queste ore è quello di equiparare i rifugiati politici ad una banda sterminata di terroristi. Ma nei Paesi dell`Ue vanno assolutamente aperti i centri per l`identificazione immediata di chi sbarca sulle nostre coste o viaggiano sulla rotta balcanica. Vanno assolutamente aperti i cosiddetti hotspot. E in questo ha ragione la cancelliera tedesca Angela Merkel. Ora diventa ancora più urgente, dopo gli attentati di Parigi, effettuare le operazioni di identificazione, registrazione e rilevamento delle impronte digitali di chi sbarca. Per quanto riguarda l`Italia chi rifiuta l`identificazione finisce nei Cie».

Mario Morcone, il capo del dipartimento per l`immigrazione del Viminale, dopo la strage di Parigi, è costretto a leggere ogni dossier sulle rotte dei migranti con una lente di ingrandimento che faccia ancor di più risaltare i due profili centrali del fenomeno epocale delle migrazioni: accoglienza e sicurezza. Termini che si invertono di fronte alle stragi del terrorismo.

Desta un pò di preoccupazione sapere che tra i terroristi francesi ci sarebbe stato anche un rifugiato, cioè un giovane che si è mascherato abilmente tra i disperati per arrivare in Francia e attuare il disegno di morte.
«Se ciò dovesse essere confermato dalle indagini in corso rafforza la necessità della identificazione di chi sbarca sulle nostre coste».

Ma ci voleva la strage in Francia per dare ragione alla Merkel sulla urgenza di aprire i cosiddetti hotspot e identificare tutti quelli che arrivano in Europa?
«Non è che queste operazioni di identificazioni non siano mai state fatte, è bene dirlo. Altrimenti si corre il rischio della confusione che poi è l`anticamera della criminalizzazione dei rifugiati politici. D`altronde è stata la stessa cancelliera Merkel che, a ottobre scorso, ci ha riconosciuto che in Italia e in Grecia abbiamo fatto i primi passi avanti. Aggiungendo pure che questo compito bisogna intenderlo come un compito comune europeo».

Noi avevamo promesso all`Unione Europa l`apertura di cinque hotspot per l`identificazione dei migranti: Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle, Trapani e Lampedusa, con un quartiere generale a Catania. Al momento funziona solo Lampedusa, non è un gran risultato.
«E dal 1° ottobre scorso che esperti delle agenzie Ue Frontex, Easo, Europol ed Eurojust sono già operativi per gestire, con i funzionari italiani, le attività di registrazione dei migranti in arrivo sulle coste italiane per individuare chi ha diritto allo status di profugo».

Ma dopo Lampedusa sì è fermato tutto.
«Non si è fermata l`Italia, si è bloccata l`Europa. Noi siamo pronti con gli hotspots ma abbiamo chiesto che vengano attivati contemporaneamente alla redistribuzione dei 24mila richiedenti asilo ed ai rimpatri. Per noi le due cose camminano insieme. Noi facciamo la registrazione e la separazione tra chi scappa da guerre e persecuzioni e chi entra in Italia irregolarmente, ma contemporaneamente deve partire la redistribuzione in Europa dei 24mila richiedenti asilo ed i rimpatri».

E sui rimpatri l`Ue non ha fatto passi avanti.
«Noi abbiamo risposto con i tempi rapidi per gli hotspot ma chiediamo tempi rapidi per ricollocazione e rimpatri».

Non le pare che ora l`identificazione dei migranti che arrivano assuma anche il profilo di un`urgenza della sicurezza antiterrorismo?
«Non possiamo alimentare paure xenofobe sull`onda emotiva delle stragi, perché ciò significherebbe bollare negativamente fenomeni epocali che appartengono alla nostra storia contemporanea, frutto di Paesi in guerra, uomini affamati che fuggono dalle loro terre, inseguiti per il loro credo religioso. Noi siamo pronti anche ad incentivare gli hotspot, ma l`agenda Junker è un pacchetto di misure che vanno applicate insieme. Non è possibile pensare alle responsabilità senza la solidarietà. Questo significa che gli hotspot partiranno quando verrà attivata la relocation dei rifugiati».

Perchè si è rallentato il flusso migratorio sulle nostre coste?
«In effetti è così, anche se nell`ultimo week-end sono sbarcati mille migranti».

C`è un motivo?
«Da alcune informazioni sembra che sulle coste libiche siano sorti problemi e scontri tra gli stessi trafficanti».

Qual è oggi la rotta che determina maggiore preoccupazione?
«È la rotta balcanica. Perché è quella privilegiata dei profughi siriani e dei paesi mediorientali in fiamme. Lì, è chiaro, si può nascondere chiunque in quel fiume di disperati che cerca di arrivare alle frontiere europee. Si può trafficare di tutto, anche armi».

Spetterebbe alla Grecia un controllo più serrato?
«La Grecia deve essere aiutata dall`Europa tutta, da sola non può farcela. I «muri» non sono una soluzione, ma questa è la scelta dei Paesi dell`Est che si sono già opposti a qualsiasi soluzione condivisa di un`Europa ferita da fenomeni epocali».

Pubblicato: Lunedì, 16 Novembre 2015 11:49

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