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20 maggio, quando le destre e il ministro Alfano esultavano

art mani 29 ottoil manifesto, 29-10-2015
Patrizio Gonnella

Giustizia. Sbattuto il mostro in prima pagina, ma nessuno paga

C’è chi dopo il suo arre­sto avrebbe voluto sospen­dere il trat­tato di Shen­gen e chi ci ammo­niva con toni pre­sun­tuosi e truci sul rischio che con i bar­coni stes­sero arri­vando i ter­ro­ri­sti dall’Africa. «Il ter­ro­ri­sta arre­stato oggi a Milano era arri­vato in Ita­lia all’inizio dell’anno su un bar­cone par­tito dalla Tuni­sia. Un peri­colo che la Lega denun­ciava da tempo. Alfano dimet­titi», aveva postato su face­book Mat­teo Sal­vini all’indomani dell’arresto, nel mag­gio scorso, di Touil Abdel Mayid, il ragazzo maroc­chino accu­sato della strage del marzo 2015 al museo del Bardo di Tunisi.

«Fra­telli d’Italia lo aveva detto: con i bar­coni arri­vano anche i ter­ro­ri­sti» aveva riba­dito con fie­rezza nazio­nale Gior­gia Meloni. A destra non hanno ancora impa­rato che biso­gna aspet­tare almeno 72 ore prima di com­men­tare una noti­zia di cronaca.

Eppure di brutte figure in pas­sato ne sono state fatte a iosa come all’indomani dell’arresto ingiu­sto di un alba­nese per l’omicidio di Novi Ligure, prima che si sco­prisse che i respon­sa­bili erano gli ita­lia­nis­simi Erika e Omar. Allora erano gli alba­nesi ad andare di moda. Poi sarà il turno dei rumeni. Ora è quello dei maroc­chini jiha­di­sti. «Con­gra­tu­la­zioni ai nostri uomini in divisa, agli inqui­renti e all’intelligence», aveva dichia­rato il mini­stro Alfano, senza alcuna inten­zione di dimet­tersi. «Gra­zie alle forze dell’ordine che hanno arre­stato in Lom­bar­dia uno dei ricer­cati della strage di Tunisi. Orgo­glioso della vostra pro­fes­sio­na­lità», gli aveva fatto eco il pre­si­dente del Con­si­glio Mat­teo Renzi. Il governo si mostrava com­patto nel van­tare la riu­scita di una grande ope­ra­zione di poli­zia che l’opinione pub­blica avrebbe certo apprez­zato. Pec­cato che, come è emerso nelle scorse ore, tale vanto e tale ope­ra­zione non ave­vano a fon­da­mento alcuna garan­zia né alcuna evi­denza probatoria.

Come quando ancora il Mini­stero dell’Interno si com­pli­menta con se stesso per aver arre­stato oltre 400, 500, 700 sca­fi­sti, dipen­dendo dalla data del comu­ni­cato stampa, dimen­ti­can­dosi poi di rac­con­tare quanti di essi saranno con­dan­nati o anche solo rin­viati a giu­di­zio, per quanti di essi c’erano prove anche solo mini­ma­mente suf­fi­cienti a fare pen­sare che non fos­sero dei poveri dispe­rati come tutti gli altri su quei bar­coni ma fos­sero invece gli orga­niz­za­tori senza scru­poli di quella massa umana sulla quale si arric­chi­vano. Si chiama que­sto diritto penale sim­bo­lico che si fonda su sospetti per dare in pasto al pub­blico la preda, il capro espia­to­rio.

Nei con­fronti di Touil Abdel Mayid non ci sono ele­menti minimi per rite­nere fon­data l’accusa. Così la Corte di Appello di Milano, dopo le accu­rate inda­gini della Pro­cura mila­nese, chiede che il fasci­colo venga archi­viato. Touil non è un ter­ro­ri­sta, dopo essere stato dipinto come il migrante mostro.

La Tuni­sia voleva la testa di Touil Abdel Mayid. E non è que­sto un modo di dire. Estra­dare Touil, cosa che per for­tuna non acca­drà, avrebbe signi­fi­cato vio­lare pale­se­mente le nostre leggi che vie­tano l’estradizione di una per­sona verso un Paese che pra­tica la pena di morte o anche solo la pre­vede nel suo ordi­na­mento. Fu que­sta una con­qui­sta straor­di­na­ria che noi di Anti­gone con l’avvocato Salerni otte­nemmo circa vent’anni fa. Il caso era quello di Pie­tro Vene­zia, accu­sato di omi­ci­dio negli Usa. Gli Usa lo rivo­le­vano. Davano finan­che assi­cu­ra­zioni che non lo avreb­bero con­dan­nato a morte. La Corte Costi­tu­zio­nale affermò che il divieto è cate­go­rico e non ammette riserve.

Touil però non è stato rimesso in libertà, pur essendo inno­cente. E’ nel Cie di Torino, in attesa di espul­sione. Touil è arri­vato irre­go­lar­mente in Ita­lia. Rischia ora di ritor­nare in Marocco. E nes­suno ci cau­tela dal fatto che da lì vada a finire in Tuni­sia, dove, per l’appunto, rischia senza colpe la pena capi­tale. Touil merita le scuse e la pro­te­zione dal nostro Stato.

* L’autore è pre­si­dente di Antigone

Pubblicato: Giovedì, 29 Ottobre 2015 12:58

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