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«Ministro Orlando, fermi l’estradizione di Pizzolato»

art mani 20 ottoil manifesto, 20-10-2015
Geraldina Colotti

Per il sin­da­ca­li­sta Hen­ri­que Piz­zo­lato, è ini­ziato «un ango­sciante conto alla rove­scia». Così, i volon­tari della comu­nità cri­stiana di base del Vil­lag­gio di Modena defi­ni­scono que­ste ultime ore di attesa per il cit­ta­dino italo-brasiliano, dete­nuto nel car­cere di Modena.

Dopo­do­mani, Piz­zo­lato verrà estra­dato nella pri­gione di Papuda, in Bra­sile: sem­pre­ ché il mini­stro della Giu­sti­zia, Andrea Orlando, non decida di sospen­dere il prov­ve­di­mento. E’ già andata così lo scorso 7 otto­bre, e ora la comu­nità di base mode­nese spera in una nuova sospen­sione. Nei giorni scorsi, hanno scritto al mini­stro anche i legali del sin­da­ca­li­sta, rica­pi­to­lando le ragioni che hanno por­tato nume­rosi giu­ri­sti, movi­menti, sena­tori (tra i quali Maria Ceci­lia Guerra e Luigi Man­coni) a rite­nere quella di Piz­zo­lato una vicenda di giu­sti­zia negata.

Piz­zo­lato è stato con­dan­nato in Bra­sile a oltre 12 anni, in un pro­cesso per tan­genti detto del Men­sa­lao. «Hanno col­pito me per col­pire Lula», ha dichia­rato a più riprese il sin­da­ca­li­sta negando ogni coin­vol­gi­mento. Una difesa che i suoi legali avreb­bero pro­se­guito nel pro­cesso di appello, se la sen­tenza non fosse stata emessa da un tri­bu­nale che non pre­vede altri gradi di giu­di­zio e che ha coin­volto Piz­zo­lato ben­ché non rive­stisse inca­ri­chi poli­tici. «Anche solo que­sto bal­letto di ulti­ma­tum e rin­vii baste­rebbe a rive­lare l’anomalia del pro­cesso di estra­di­zione a cui il Governo sta sot­to­po­nendo un suo cit­ta­dino e l’indifferenza nei con­fronti della sua dignità di essere umano», scri­vono al mini­stro i volon­tari mode­nesi. I tri­bu­nali – aggiun­gono – pos­sono «defi­nire a quali con­di­zioni l’estradizione è for­mal­mente cor­retta, ma è lei a dover sta­bi­lire se è giusta».

Una vicenda com­plessa, quella del sin­da­ca­li­sta, che si è rifu­giato in Ita­lia spe­rando in una mag­giore impar­zia­lità. Gli ele­menti for­niti dalla difesa di Piz­zo­lato sono stati accolti da alcuni tri­bu­nali ita­liani (la Corte d’Appello di Bolo­gna e, in un primo momento, il Con­si­glio di Stato) e rifiu­tati da altri (la Corte di Cas­sa­zione e, in seconda bat­tuta, il Con­si­glio di Stato): segno che – rileva la comu­nità cri­stiana — «anche la valu­ta­zione “tec­nica” degli organi giu­di­ziari ita­liani è tutt’altro che unanime».

Più di tutto, però, pre­oc­cupa la peri­co­lo­sità delle car­ceri bra­si­liane: ancora molto indie­tro nono­stante gli sforzi com­piuti dai governi pro­gres­si­sti, prima di Lula e poi di Rous­seff. I legali del sin­da­ca­li­sta hanno alle­gato cifre, dati e crude imma­gini, che docu­men­tano il peri­colo a cui ver­rebbe espo­sto il loro assi­stito: obbli­gato a subire stan­dard di vivi­bi­lità molto al di sotto di quelli richie­sti dal Comi­tato di pre­ven­zione con­tro la tor­tura. Lo sostiene pro­prio la rela­zione dell’onorevole Renata Bueno, una di quelli che più spinge per estra­dare Piz­zo­lato. Al riguardo, la comu­nità di base mode­nese denun­cia «il gat­to­par­di­smo poli­tico senza scru­poli», ma anche «il ruolo che nell’”affare Piz­zo­lato”, al pari dei grandi inte­ressi inter­na­zio­nali, hanno gio­cato, pro­ba­bil­mente, più meschini inte­ressi di car­riera poli­tica».

La parola passa ora al mini­stro Orlando: che potrebbe deci­dere di aspet­tare almeno la rispo­sta del Tar e della Corte euro­pea in merito ai ricorsi pre­sen­tati da Piz­zo­lato con­tro il prov­ve­di­mento di estradizione.

Pubblicato: Martedì, 20 Ottobre 2015 12:50

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