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Dalla Siria all'Europa con lo smartphone: l'hi-tech al servizio dei migranti

art rep 13 ottla Repubblica, 13-10-2015
VALENTINA RUGGIU

Mentre i rifugiati si organizzano in gruppi facebook per scambiarsi informazioni, la comunità tech e i diversi volontari che operano nei campi profughi si sono uniti per sviluppare strumenti utili a fronteggiare la crisi in ogni suo aspetto. Così lo smartphone diventa un moderno coltellino svizzero per intraprendere il "viaggio della speranza"

ROMA - I migranti lasciano tutto nel proprio paese, ma non il cellulare. Nelle migrazioni del nuovo millennio sono i gruppi facebook e le app a fare la differenza. Lo sa bene Abdo - 18 anni, siriano - che dall’Egitto è arrivato in Svezia grazie a GoogleMap. O Hiba che su Facebook chiede consiglio a chi si è messo in viaggio prima di lei. Così, se ieri aiutavano a organizzare proteste e rivoluzioni, oggi app, social network e servizi di geolocalizzazione aiutano a scappare dalla guerra: trasformando lo smartphone in un mezzo di sopravvivenza, oltre che di comunicazione. E lo fanno mentre riscrivono i bisogni primari dell’uomo: acqua, cibo e wifi.

L'invasione degli smartphone. Preso atto del ruolo che gli smartphone svolgono nell’emergenza, sempre più volontari e programmatori hanno cominciato a collaborare per sviluppare app e siti web in grado di portare informazioni direttamente nelle tasche dei rifugiati e a preoccuparsi che fosse data loro la possibilità di connettersi a internet. Per questo - mentre le sim vanno a ruba e non c’è presa elettrica senza telefono in carica - nei campi e nei grandi punti di ritrovo i router wifi sono diventati una presenza (quasi) costante. Compaiono accanto a cipolle e patate sui banchi che distribuiscono cibo.

Il Progetto Rete Aperta. Il merito è di attivisti come i ragazzi di Progetto Rete Aperta che creano hotspot alle porte dei campi o girano con i router negli zainetti, e di Puffi to the rescue, il caravan che porta cibo, acqua e wifi nei campi improvvisati, o di ong come DisasterTechLab, che interviene nelle emergenze portando sale computer da campo e reti di connessione rapida. Internet giova tutti: ai volontari che possono coordinarsi più facilmente e ai migranti che ora, oltre a mettersi in contatto con i cari, possono fare affidamento su una lunga lista di servizi nati appositamente per loro. Vediamo quali.

Comunicazioni d’emergenza. Le soluzioni sviluppate per questa fase hanno l’obiettivo di far risparmiare tempo e soldi, diffondendo aggiornamenti sui confini, su modi e tempi per le richieste d’asilo, mappe con rotte alternative e avvisi che possono fare la differenza tra la vita e la morte. Unica nel suo genere, InfoAid è un’app che invia aggiornamenti dal confine ungherese e da alcuni paesi vicini in sei lingue: arabo, urdo, pashtun, farsi, ungherese e inglese. Creata da attivisti ungheresi, collabora con le numerose pagine facebook dei volontari e ong presenti nei diversi campi profughi in Serbia, Croazia, Germania e Austria per creare una vera e propria rete informativa.

Le impronte digitali: la preoccupazione maggiore. Tra queste c’è la croata Dear refugees: welcome to Croatia. Sulla pagina si trovano orari dei treni, mappe e tutte le informazioni di prima necessità, come una piccola guida fornita in quattro lingue: “Se stai attraversando i confini croati a piedi fai attenzione alle mine. Quando arrivi al campo di Opatovac la prima cosa da fare è registrarsi. Dal momento che arrivano migliaia di persone nello stesso momento il processo potrebbe prolungarsi per ore”, poi in maiuscolo: “NON vi verranno prese le impronte digitali”, la preoccupazione maggiore dei rifugiati. Tra le altre informazioni diffuse compaiono gli avvisi sul tempo, gli aggiornamenti dai governi, i tempi di attesa per le registrazioni ma anche il listino prezzi di alcuni servizi come sim, ricariche telefoniche, taxi per chilometro e autobus. Sono molti gli sciacalli pronti a lucrare sulla disperazione.

Prima della partenza. Social network e app svolgono un ruolo cruciale anche nella fase di preparazione del viaggio, sia a livello organizzativo sia mentale. Nelle comunità online i migranti condividono le proprie esperienze, pubblicano selfie e video del viaggio e si scambiano le rotte, togliendo il monopolio ai trafficanti che sulla loro disinformazione si sono arricchiti. Ancora fondamentale rimane invece la figura dello scafista che su queste pagine trova una vetrina per la propria attività proponendo sconti e il listino prezzi delle le tratte. Nonostante ciò, le conversazioni che si sviluppano hanno il merito di anticipare a quanti devono partire cosa li attenderà.

Sempre connessi. Yhyaa consiglia di usare Life360 durante il viaggio: un’app che permette di tracciare i famigliari in tempo reale, chattare e scambiare foto. Così lei sta rimanendo in contatto con i suoi parenti sparsi lungo la rotta balcanica. Rafaee invece posta la foto di un’app per rimanere aggiornati sulle condizioni del mare, Sea Conditions, e di comprare giubbotti salvagente adatti ai bambini: “Perché quelli degli adulti non sostengono la testa fuori dall’acqua”, spiega. Nuovi entrati sono i tutorial su come aggiustare l’elica di un motoscafo. Sul versante delle app Gherbetna, progettata da un rifugiato siriano per altri rifugiati dal Medio Oriente, aiuta a conoscere a distanza la realtà di alcuni paesi: Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Libano, Turchia, Algeria, Germania, Austria e Svezia. Selezionando il paese d’interesse, grazie ai tutorial, vero punto forte dell’app, è possibile avere informazioni su come trasferirsi, richiedere asilo o acquistare un biglietto dell’autobus.

L’app per gli addetti ai lavori. Ad arrivare in soccorso dei volontari e delle numerose ong che operano nell’emergenza è RefugeeMap.Com: una mappa su cui vengono registrati aggiornamenti dalle località e dai valichi di confine interessati dagli arrivi o dal passaggio dei profughi. A sinistra sono riportati la data dell’ultimo aggiornamento, il numero di rifugiati che transitano nella zona selezionata e un colore indica se esiste o meno una situazione di gravità e di urgenza: il rosso per quelle più drastiche, l’arancione per quelle difficili ma che possono attendere e così sino al blu. All’aggiornamento della mappa può collaborare chiunque sia in possesso di valide informazioni.

Informazioni generali. WelcomeToEurope è un progetto tedesco con informazioni su accoglienza e procedure d’asilo in tutta Europa. A questo si affianca Refugee Aid App, ideata per offrire opportunità di ospitalità a basso prezzo o gratuita e informazioni per l’accesso alla sanità e al lavoro. L’applicazione è pronta ma cercano finanziatori per lanciarla. Altra iniziativa sono i wiki Refugee Phrasebook e Refugee Wiki.

Facilitare l’integrazione. Il disagio non termina con la fine del viaggio. Una volta giunti a destinazione bisogna iniziare una nuova vita: trovare un lavoro, continuare gli studi e imparare a conoscere una nuova cultura. RefugeesWork.com è un sito che fa incontrare domanda e offerta di lavoro per rifugiati. Contro ogni stereotipo, accanto a proposte più umili, compaiono quelle per sviluppatori Ios, ingegneri software, esperti in digital marketing e graphic designer. Perché come sostengono i creatori: “I rifugiati non dovrebbero essere stigmatizzati ed esclusi. Dovremmo pensare a loro non solo come vittime ma come potenziali contribuenti delle società e delle economie che li ospitano”. Altro sito utile in questo campo lavoro è Iamnotarefugee che, come anticipa il nome, punta a far valutare i rifugiati per quello che sono: persone.

Quegli "spicchi" di Germania. RefugeeonRails è un’associazione tedesca che offre ai rifugiati l’opportunità di diventare programmatori, mentre la neo nata KironUniversity a Berlino vuole iniziare a formare a distanza almeno 100 rifugiati cui offrirà percorsi gratuiti di tre anni: due a distanza e uno in presenza. Gli studi sono finanziati da chiunque vuole contribuire alla causa con una donazione. Marhaba-l’arrivo in Germania è un programma televisivo ideato dall’emittente tedesca n-Tv che si rivolge specificamente a rifugiati e immigrati provenienti dal Medio Oriente. Realizzato in arabo con sottotitoli in tedesco, ogni settimana mostra uno spicchio di Germania, dà qualche lezione di tedesco e fornisce informazioni pratiche sulla vita nella Repubblica federale.

Ospitalità. All’ “airbnb” olandese RefugeeHero, già operativo con le prime offerte di posti letto, e all'hotel gestito viennese gestito da migranti per migranti, si affiancano il tedesco RefugeesWelcome e il britannico MyRefuge, ancora in fase di sviluppo. Progetti che rispondono all’esigenza di molti cittadini europei desiderosi di contribuire all’emergenza con il poco – molto – che possono: dare ospitalità senza ricevere nulla in cambio.

Ritrovare i cari. RefUnite, per favorire l’incontro di famigliari e amici divisi durante il viaggio o Trace the face, un catalogo online con oltre 400 foto di persone che stanno cercando i propri un amico o l’intera famiglia.

Pubblicato: Martedì, 13 Ottobre 2015 13:09

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