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Messico: verso uno sciopero generale per i diritti umani

penaz NietoVictor L. Santamaria Vieyra, Andrea Frustaci
Associazione Chantiik taj Tajinkutik AC

San Cristóbal de Las Casas, 07-10-2015

Nelle fotografie che hanno immortalato il presidente del Messico mentre tiene un discorso ai rappresentanti delle Nazioni Unite, lo scorso 28 settembre, nell'ambito della 70° Assemblea Generale dell'ONU, si vede un uomo vestito correttamente, secondo la moda occidentale: camicia bianca, completo blu scuro e cravatta rossa con strisce blu.

In realtà ciò che ha catturato l'attenzione della stampa internazionale e messicana sono stati i temi affrontati: un appello per porre fine al blocco contro Cuba, una critica al "nuovo populismo sia a destra che a sinistra", l'affermazione per cui sarebbe giunto il tempo di “sostenere i principi che ci definiscono come persone, la solidarietà, la pace e il rispetto dei diritti umani, il rispetto per i migranti, il rispetto per le donne, il rispetto per tutte le razze e religioni, il rispetto della diversità e pluralità politica, ma soprattutto il rispetto della dignità umana ...". Ha anche parlato dell’agenda 2030, del cambiamento climatico e della lotta internazionale contro la droga.

Ha detto che il Messico ha una delle legislazioni più avanzate in materia di diritti umani, e ha sottolineato l’impegno del suo governo nel sostenere gli sforzi della comunità internazionale - la recente visita del Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ne è stata una chiara dimostrazione- , così come nel mantenimento della pace. “Questi sono solo alcuni esempi del rapporto stretto e positivo che il Messico ha avuto con le Nazioni Unite per 70 anni." Verso la fine del suo discorso Peña ha ribadito l'impegno del suo Paese a sostegno delle Nazioni Unite e del multilateralismo, chiudendo con queste parole:"... lo facciamo con la convinzione che il sostegno alle Nazioni Unite servirà a costruire un futuro migliore per tutta l'umanità. "

In patria, però, nel suo terzo discorso sulla situazione del paese, il primo settembre, Peña Nieto ha dovuto riferirsi ai fatti riguardanti il rapimento degli studenti a Ayotzinapa, alla fuga del narcotrafficante Joaquin El Chapo Guzman e alle accuse di presunto conflitto di interesse per lui e altre personalità del suo gabinetto: "Lo scorso anno è stato difficile per il Messico. Il nostro paese è stato profondamente ferito da una serie di casi e di eventi sfortunati. Gli eventi di Iguala o la fuga da un carcere di massima sicurezza ci ricordano la violenza, la criminalità e la debolezza dello Stato di diritto". Ha poi aggiunto: "Le accuse di conflitto di interessi, che coinvolgono anche il capo del governo, così come le accuse di corruzione negli ordini municipali, statali e federali, e in alcuni casi del settore privato, hanno generato disagio e indignazione nella società messicana".

Ma Peña non è certo un estraneo a questa realtà e ciò che più seriamente colpisce è la mancanza di coerenza tra le parole e i fatti che accadono nel paese di cui è presidente. Il portale di notizie Sinembargo.mx, riferendosi ai discorsi e alle azioni di Peña, ha osservato che in tre anni di governo ha realizzato solo 28 delle 266 promesse elettorali, e che di questo passo avrebbe bisogno 28,5 anni per soddisfare tutti gli impegni presi.DSC 0039

Nel frattempo la rete di notizie Al Jazeera attraverso il suo canale video AJ +, si è interrogata sul discorso del presidente messicano all’ONU. Un video mostra il presidente che ripete più volte le parole "diritti umani", presentando in sovraimpressione la domanda: "Elephant in the room?". E prosegue con le immagini della manfestazione per il massacro degli studenti di Iguala, avvenuto il 26 settembre 2014, sotto al palazzo delle Nazioni Unite, e poi con il filmato dei manifestanti che stazionano fuori dall'l'hotel dove soggiorna il presidente, in attesa di gridargli "assassino".

Cosa è successo in Messico perchè si raggiungesse questo contrasto tra i discorsi del governo e l’indignazione, non solo dei messicani, ma da parte di molte voci di tutto il mondo? Il caso dei 43 studenti desaparecidos non è un unico evento tragico ma purtroppo è, in una certa misura, una pratica comune in Messico. La parola "Ayotzinapa" di origine nahuatl, è diventato un grido di battaglia che in tanti settori della popolazione esprime uno spettro di emozioni, che vanno dalla paura, all’impotenza, all’indignazione, alla rabbia, e fa intravedere anche alcuni segnali di speranza. Queste emozioni caratterizzano il divorzio tra  una buona parte della società e il governo messicano.

Anche se in diversi riconoscono gli sforzi che sono stati fatti dalle autorità, l'attuale governo messicano non ha potuto o non ha voluto rispondere alle esigenze della società, in un contesto di evidenti carenze del sistema giudiziario messicano. Il relatore speciale dell'ONU sulla tortura, Juan E. Mendez, che ha visitato il Messico tra il 21 aprile e il 2 maggio 2014, nella sua relazione finale ha affermato che "il Messico sta attraversando una situazione difficile di pubblica sicurezza. (...) e si è registrato un aumento delle denunce di torture e maltrattamenti dal 2007".

La sintesi del rapporto afferma: "La tortura è diffusa in Messico. Si verifica in maniera particolare dal momento dell’arresto fino alla messa a disposizione del sistema giudiziario del sospettato, e viene praticata per scopi di punizione e di investigazione”. Il Relatore Speciale ha individuato diverse cause ed evidenti carenze nella salvaguardia dei cittadini, e ha indicato misure specifcihe per affrontarle. Ha anche evidenziato seri problemi riguardo la situazione carceraria, e in particolare ha sottolineato la questione del sovraffollamento. "In conclusione, ha invitato il governo ad attuare rapidamente le raccomandazioni e la comunità internazionale ad assistere il Messico nella sua lotta per eliminare la tortura e i maltrattamenti, per far terminare il sistema di impunità che copre i responsabili  e per garantire il pieno indennizzo delle vittime". È dal 2004 che in Messico si afferma la necessità di "una riforma globale o per lo meno amplia in materia di diritti umani".

Nei media, sono frequenti le segnalazioni e le forti prese di posizione da parte di personalità che rappresentano figure di riferimento e sono e riconosciute a livelllo globale per il loro impegno su queste tematiche, come ad esempio Neftali Sandoval Ballesteros, che è stato consigliere del presidente della Corte Suprema di Giustizia ed è l'avvocato che ha redatto la richiesta alla Corte penale internazionale (CPI) di giudicare i crimini commessi in Messico come crimini di guerra contro l'umanità. Ballesteras aveva definito "messaggi retorici" gli sforzi del governo attuale e aveva affermato che "le iniziative per i diritti umani annunciate dal governo di Enrique Peña lo scorso 22 ottobre (2013) difficilmente costituiscono un svolta decisiva: si tratta di puro esercizio retorico, perché quando bisogna di prendere decisioni concrete molti politici e giudici dimenticano il loro impegno".

Questo scontro tra le opposte visioni della società messicana e del governo federale ha raggiunto un punto molto delicato in seguito alle recenti dichiarazioni della Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani, che ha condotto una visita in Messico tra il 28 settembre e il 2 ottobre 2015. La delegazione ha osservato che "la grave crisi dei diritti umani che vive il Messico è caratterizzata da estrema insicurezza e violenza, gravi violazioni, in particolare sequestri e sparizioni di persone, esecuzioni extragiudiziali e torture, livelli critici di impunità e attenzione e sostegno inadeguati e insufficienti per le vittime e per le famiglie". Il comunicato stampa illustra in dettaglio i problemi e osserva che essi "derivano da una situazione strutturale che riguarda il Messico da decenni. La Commissione, inoltre, riporta e sostiene il lavoro svolto dal gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti (GIEI), riguardo agli eventi di Iguala del settembre 2014, che ha recentemente confutato la versione governativa dei fatti.

Da parte sua, il governo messicano ha dichiarato che: "il rapporto preliminare della Commissione Inter-Americana sui Diritti Umani (CIDH) non riflette la situazione nel paese" e ha detto che " il caso Ayotzinapa non è un problema molto diffuso, ma un evento assolutamente straordinario". Per quanto riguarda la richiesta, sostenuta da una serie di organizzazioni della società civile messicana, di istruire una commissione internazionale indipendente per condurre un indagine sull’operato e sull’impunità di settori dello Stato, come è avvenuto in Guatemala, Roberto Campa, esprimendo la posizione ufficiale del governo, ha avvertito che "la cooperazione prevista nel sistema inter-americano serve a  fornire un aiuto e a rafforzare, e non a sostituire le istituzioni. Le soluzioni vengono da fuori sono sempre facili via di uscita destinate al fallimento". Tuttavia, la stessa Commissione ha osservato che, a 47 anni della strage del 2 ottobre 1968 a Tlatelolco, il caso rimane impunito. Nelle manifestazioni hanno avuto luogo lo scorso 2 ottobre, molti striscioni collegavano il 2 ottobre 1968 al 26 settembre 2014.

Nel sentimento popolare, gli studenti del Rural Normale "Isidro Burgos" Ayotzinapa Guerrero che sono stati uccisi o rapiti, rappresentano l'indignazione, la rabbia e l'impotenza, ma sono anche un barlume di speranza e il catalizzatore delle proteste in Messico e in varie altre parti del mondo per chiedere giustizia. Inoltre, da vari fronti civili e sociali si sta facendo largo una proposta per la proclamazione di uno "sciopero nazionale" il 14 ottobre di quest'anno. Le ragioni di attivisti, personalità e organizzazioni promotori di questa dimostrazione sono, tra le altre, il livello degradante di corruzione e abuso che da decenni caratterizza il comportamento di politici e imprenditori mafiosi, la sfiducia nelle istituzioni elettorali (INE) per non aver applicato le leggi e le sanzioni come avrebbero dovuto, la rabbia per massacri come Tlataya, Apatzingan, Ecuandureo e Ayotzinapa, la denuncia della poltica economica del governo federale, che ha causato un aumento della povertà e la svalutazione del peso, e la generale insoddisfazione nei confronti del governo di Peña Nieto. Ciò che si chiede è un cambiamento radicale, per rifondare il paese come una nuova repubblica, tramite l'apertura di una nuova fase costituente.

Pubblicato: Sabato, 10 Ottobre 2015 10:07

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