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Unioni civili, ecco il testo del ddl che Matteo Renzi vorrebbe far votare entro il 15 ottobre

art. esp 5 ottL'Espresso, 05-10-2015
Susanna Turco

Circola tra gli addetti ai lavori la terza versione del disegno di legge Cirinnà. Meno riferimenti diretti al matrimonio, ma nessun passo indietro sull'adozione. E' la prova che il premier non ha perso le speranze di far votare la legge dal Senato entro la metà del mese

Una nuova e finora inedita versione del ddl Cirinnà, che tiene conto di alcune obiezioni avanzate dai centristi di Ap-Ncd, oltre che delle modifiche già fatte sin qui: meno riferimenti diretti al matrimonio, una previsione più precisa delle spese e quindi delle risorse da rendere disponibili, nessun passo indietro sulla questione della stepchild adoption (l’adozione interna alla coppia), ma anche uno slittamento in avanti della delega al governo per le “ulteriori regolamentazioni”, tale per cui si potranno fare correzioni fino al 2018 inoltrato. Queste le principali novità del testo che l’Espresso è in grado di anticipare: un articolato già redatto e pronto ad essere presentato in Aula, anche prima del 15 ottobre.

Nonostante i timori e gli avvertimenti di una parte del mondo cattolico (come quelli lanciati dall’intervista del cardinal Ruini al Corriere), Renzi infatti non ha ancora dato per persa la promessa di arrivare al voto di Palazzo Madama prima della legge di stabilità. Certo, “dipende da quanto finiamo la riforma” Boschi, “ma non molliamo”, ha assicurato sabato a Repubblica.

E in questi giorni, passata la bufera dell’articolo 2 del ddl, c’è chi comincia a vedere la strada in discesa: i lavori sulla riforma costituzionale, dicono, si potrebbero chiudere prima del 13 ottobre. Nel Pd si ipotizza il 9 o il 10, insomma entro la fine di questa settimana. Certo si tratta per ora di una ipotesi: se si realizzasse, però, ci sarebbe anche il tempo per discutere e approvare le unioni civili.

In questo quadro tra gli addetti ai lavori – compresi la ministra Boschi e i capigruppo di Senato e Camera Zanda e Rosato - circola già la terza versione del ddl Cirinnà. Sino ad ora, rigorosamente in versione cartacea, per evitare fughe di notizie. A presentarlo in Ala, dovrebbe essere la stessa senatrice Monica Cirinnà che, in quanto relatrice in commissione del ddl, anche senza mandato formale avrebbe di prassi la facoltà di presentare all’Aula un nuovo testo che tenga conto della discussione avvenuta fin qui.

Cosa prevede questo nuovo testo? Anzitutto ingloba la premessa già approvata in commissione Giustizia, che con espressione assai criticata definisce le unioni civili una “specifica formazione sociale”: la modifica, che esplicita la distanza tra le coppie di fatto e il matrimonio, era piaciuta ai neocentristi (che pure avevano votato contro definendola “troppo poco”). Nell’articolo 1, poi, sparisce il riferimento a uno specifico “registro delle unioni civili” (l’iscrizione delle nuove coppie avverrà “nell’archivio dello stato civile”); sono meglio precisati e leggermente più stringenti i casi in cui non si potrà accedere al nuovo istituto (altri vincoli, interdizione per infermità mentale, parentela, eccetera).

Nell’articolo 3 ecco arrivare il cuore delle modifiche. Spariscono infatti molti dei riferimenti diretti agli articoli del codice civile che disciplinano il matrimonio (così come, del resto, il nuovo testo rinuncia a inserire “ovunque nelle leggi, decreti e regolamenti” la parola “unione civile” dopo la parola “matrimonio”): alcuni – come l’articolo 143 e 144 sugli obblighi tra coniugi, indirizzo e residenza - sono recuperati nella sostanza, ma con una formulazione leggermente diversa, che salta sistematicamente la parola “famiglia”; ad altri – come il 147 e il 148 sugli obblighi verso i figli - si rinuncia semplicemente. Ma nulla cambia nell’articolo 5, quello che prevede la stepchild adoption: secondo il testo Cirinnà, che resta identico anche in questa versione, la facoltà di un coniuge di “adottare il figlio anche adottivo dell’altro coniuge” verrà infatti estesa ai componenti delle unioni civili.

Altra novità, quella relativa al cambio anagrafico di sesso. Il nuovo testo, infatti, prevede che in questo caso l’unione civile sia sciolta, mentre il matrimonio diviene “automaticamente” unione civile tra persone dello stesso sesso, se i coniugi vogliono mantenere il vincolo (articolo 7).

E’ poi prevista – dopo tante polemiche circa i costi – la copertura finanziaria per le nuove norme che estendono anche alle unioni omosessuali la pensione di reversibilità. Le spese, a partire dai 3,7 milioni necessari per il 2016 fino ai 22,7 milioni annui previsti a partire dal 2025, saranno coperte per una parte dal Fondo per interventi strutturali di politica economica, e l’altra dai Fondi di riserva e speciali del Ministero dell’Economia. Ci sarà inoltre un continuo monitoraggio che per evitare “scostamenti rispetto alle previsioni” di spesa.

Infine, la parte relativa allo slittamento di alcune norme. Mentre infatti la legge ha efficacia dalla sua entrata in vigore (in termini normali), si allargano invece le maglie del tempo per quel che riguarda la normativa delegata al governo. L’esecutivo infatti dovrà emanare una serie di decreti legislativi per armonizzare la nuova legge con l’ordinamento, ma anche in particolare per normare la registrazione delle nuove coppie e la trascrizione in Italia dei matrimoni contratti all’estero. Materia, quest’ultima, che ha creato non poche tensioni tra Pd e Ncd, ai tempi in cui Alfano aveva lanciato la crociata del “no trascrizioni”.

Ebbene su tutto questo il governo non avrà necessità di litigare subito: potrà fare con calma. E’ previsto infatti che adotti i decreti legislativi “entro sei mesi”, emanando nel frattempo le “disposizioni transitorie”, mentre ha tempo non più uno, ma ben due anni per “adottare disposizioni integrative e correttive dei decreti”. Ciò significa che, anche ipotizzando il ddl Cirinnà sia approvato definitivamente entro la fine del 2015 (il che è improbabile), le correzioni potranno arrivare fino due anni e mezzo dopo, fino a giugno 2018. Quindi oltre la scadenza naturale della legislatura, magari con un’altra maggioranza e un altro governo.

 

Pubblicato: Lunedì, 05 Ottobre 2015 17:26

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