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Ius soli all’italiana

art mani 30 setil manifesto, 30-09-2015
Luca Fazio

Diritti. E' in discussione alla Camera la nuova legge sulla cittadinanza proposta dalla maggioranza (Pd, Ncd, Scelta Civica) per facilitare un diritto che si dovrebbe acquisire per nascita sul territorio italiano. Peccato che si tratti di una corsa a ostacoli per quei i genitori stranieri che hanno avuto un figlio in Italia. Per le associazioni che hanno proposto la campagna sulla cittadinanza si tratta di "un compromesso molto al ribasso"

Nei pros­simi giorni tor­nerà alla Camera l’esame della nuova legge sulla cit­ta­di­nanza pro­po­sta dal governo (Pd, Ncd, Scelta Civica) per faci­li­tare — si fa per dire — quel diritto che si dovrebbe acqui­sire per nascita sul suolo ita­liano. Riguarda i bam­bini pic­coli, i ragaz­zini nati in Ita­lia che fre­quen­tano le scuole ita­liane e che da anni vivono e gio­cano con i loro coe­ta­nei indi­geni. Dif­fi­cile chia­marli stra­nieri, ma per il “nostro” paese non sono ancora ita­liani. Bene, era ora. Si tratta forse, final­mente, di una buona legge per accon­ten­tare almeno un poco quell’elettorato “di sini­stra” che in que­sti due anni con Mat­teo Renzi al governo ha ingo­iato di tutto? Tutt’altro. Le asso­cia­zioni e le orga­niz­za­zioni che più di un anno fa hanno pro­mosso la cam­pa­gna per i diritti di cit­ta­di­nanza “L’Italia sono anch’io” par­lano di “com­pro­messo molto al ribasso”, dicono che è “meglio di niente”, e “ci aspet­ta­vamo qual­cosa di più ma è un passo avanti”.

In effetti si tratta di una sotto spe­cie di Ius soli all’italiana, un com­bi­nato di para­me­tri restrit­tivi che dise­gna una corsa a osta­coli com­pli­cata per quei geni­tori che vor­reb­bero chie­dere la cit­ta­di­nanza per il figlio nato in Ita­lia. Molto pro­ba­bil­mente ce la faranno le fami­glie già inte­grate, con un red­dito garan­tito e una casa decente (e con un figlio dili­gente: chi viene boc­ciato a scuola, infatti, non può diven­tare cit­ta­dino ita­liano). Insomma, come si sarebbe detto una volta, è un’idea di cit­ta­di­nanza un tan­tino “classista”.

Il testo in discus­sione pre­vede il rico­no­sci­mento per nascita a quei minori che abbiano almeno un geni­tore in pos­sesso di “un per­messo Ue per sog­gior­nanti di lungo periodo” (cin­que anni). Dun­que non basta più la resi­denza legale in Ita­lia da almeno cin­que anni. Inol­tre, per otte­nere la cit­ta­di­nanza i geni­tori devono avere un red­dito non infe­riore all’importo annuo dell’assegno sociale, devono vivere in una casa che risponda ai requi­siti di ido­neità pre­vi­sti per legge (anche igie­nico sani­tari) e anche supe­rare un test di cono­scenza della lin­gua e della cul­tura ita­liana. In più, mamma e papà devono essere “non peri­co­losi per l’ordine pub­blico o la sicu­rezza dello Stato”. Insomma, chi è povero, chi è figlio di un lavo­ra­tore in nero, chi abita in una casa mal­messa (per ovvi motivi), o chi è figlio di per­sone che hanno avuto a che fare con la giu­sti­zia non ce la farà mai.

Sarà pos­si­bile cor­reg­gere il tiro? Dif­fi­cile, anche se ieri, con una con­fe­renza stampa con­vo­cata alla Camera, alla pre­senza della rela­trice del ddl Mari­lena Fab­bri (Pd), ven­ti­tré asso­cia­zioni hanno chie­sto che alla fine della discus­sione si arrivi a “una legge più avan­zata”. In par­ti­co­lare viene con­te­stato il fatto che il prov­ve­di­mento si rivolga sol­tanto i minori esclu­dendo di fatto coloro che qui in Ita­lia ormai sono diven­tati adulti. Nel testo, infatti, ancora non è chiaro come verrà risolta la que­stione della retroat­ti­vità: le nuove regole var­ranno solo per le per­sone nate in Ita­lia dal momento dell’entrata in vigore della nuova legge o saranno valide anche per chi è nato qui in pre­ce­denza? Altro punto sgra­dito, il per­messo di sog­giorno di lunga durata, non fosse altro per il fatto che il 50% degli stra­nieri resi­denti in Ita­lia ne è sprov­vi­sto e quindi ver­rebbe tagliato fuori dalla nuova legge: “Il requi­sito è discri­mi­nante per­ché solo la metà dei bam­bini avrebbe diritto alla cit­ta­di­nanza”, dice Kurosh Danesh della Cgil.

Cri­ti­che sono state espresse anche su quella sorta di “red­dito minimo” richie­sto alle fami­glie. Cio­no­no­stante, forse con­si­de­rata la mise­ria cul­tu­rale che ispira que­sta sorta di sele­zione della spe­cie pro­po­sta dal governo, c’è anche chi tutto som­mato si ritiene sod­di­sfatto. “L’intesa della mag­gio­ranza sul ddl è un segnale posi­tivo — spiega Isaac Tesfave della Rete G2 — e ora biso­gna pro­vare a miglio­rare il testo”. Anche la depu­tata di Sel Cele­ste Costan­tino sot­to­li­nea la stessa neces­sità e annun­cia la pre­sen­ta­zione di cin­que emen­da­menti. Filippo Mira­glia (Arci) punta il dito con­tro diversi ele­menti discri­mi­nanti del ddl ma non nasconde le dif­fi­coltà di ragio­nare sul tema delle migra­zioni con que­sto governo, e con quello che si agita all’opposizione. “Non ci piace, ma è un passo avanti”.

Pubblicato: Mercoledì, 30 Settembre 2015 13:07

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