Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione

Home a buon diritto

Notizie

Bambini fantasma, dramma italiano

art avve 30 setAvvenire, 30-09-2015
Lucia Bellaspiga

Neonati che non hanno nome e identità. Peggio, che per la legge non esistono. Anzi, che per legge non esistono. Non sono mai nati. In una parola, invisibili. Accade oggi e qui, nella democratica e civile Italia, ed è una realtà così grave che si stenta a crederci, anche perché, in quanto invisibili, questi neonati non si contano, potrebbero essere uno, qualcuno o centomila. Ma andiamo con ordine.

Come accade in ogni Paese, anche da noi l’ingresso di persone straniere è normato e, a chi entra regolarmente, viene rilasciato un permesso di soggiorno temporaneo. Chi invece è in Italia al di fuori dei casi previsti per legge risulta irregolare, dunque è sprovvisto di permesso di soggiorno. Naturalmente però le Carte internazionali (e secoli di civiltà) mettono al riparo i bambini, sempre incolpevoli: ad esempio per ricevere prestazioni sanitarie o frequentare la scuola obbligatoria non è necessario esibire il permesso di soggiorno. Una tutela per cui anche i figli di genitori irregolari hanno i diritti fondamentali di ogni altro bambino. Eppure tra questi non è previsto il primo dei diritti, quello da cui discendono gli altri: venire al mondo. Dal 2009, infatti, a causa di un emendamento apportato nel "pacchetto sicurezza", per la prima volta per registrare un figlio alla nascita è obbligatorio presentare il permesso di soggiorno. E chi non ce l’ha?

Figli di nessuno
Facile comprendere che un numero non quantificabile di bambini, nati in Italia da coppie prive di tale documento, non hanno certificato di nascita e i loro genitori si guarderanno bene dall’uscire allo scoperto, con la paura di essere espulsi o addirittura privati dei figli. Che ufficialmente non sono nemmeno figli loro, dato che non si può essere padri e madri di bambini per l’anagrafe "mai nati". Per questi piccoli e solo per loro di conseguenza anche la salute o l’istruzione obbligatoria non sono diritti: paradossalmente sono più tutelati i figli di immigrati nati prima di arrivare in Italia, che non quelli nati tra noi.

Perché è fondamentale la registrazione alla nascita?
Per esistere. Il certificato di nascita è l’unica testimonianza certa e riconosciuta dell’esistenza giuridica di un uomo. Senza questo, nessun diritto è garantito e la persona sarà sempre esposta a subire abusi e non poter chiedere alcuna forma di giustizia. Perciò li chiamano anche bambini fantasma. Eppure l’Italia nel 1991 ratificò con una legge (la 176) la Convenzione Onu sui Diritti del Fanciullo, che sanciva un principio fondamentale: «Il bambino è persona con diritti propri non dipendenti da altri», dunque «il suo interesse superiore è preminente» a prescindere dallo status dei genitori. Non solo: «Il fanciullo è registrato immediatamente al momento della nascita e da allora ha diritto a un nome». E ancora: «Gli Stati si impegnano a garantire a ogni bambino i diritti enunciati» a prescindere dalla origine loro o dei loro genitori o da quasiasi altra circostanza (...) «e adottano tutti i provvedimenti appropriati» affinché ciò avvenga. Invece in Italia ad oggi proprio la legge priva di diritti questi neonati particolari, fin dai primi vagiti.

Ordini e contrordini
Prima del 2009 la norma escludeva la necessità di esibire il permesso di soggiorno per gli atti di stato civile (tra cui appunto la registrazione alla nascita). Poi durante il quarto governo Berlusconi, con Roberto Maroni ministro dell’Interno, la legge 94 del 2009 ("pacchetto sicurezza") cancellò tale esclusione. L’obiettivo era arginare il noto fenomeno dei matrimoni fittizi o "di comodo", ma paradossalmente nel calderone cadevano anche gli atti di nascita.
Il paradosso però non finisce qui: il "pacchetto sicurezza" entrava in vigore l’8 agosto del 2009; ma esattamente 24 ore prima lo stesso ministero dell’Interno emanava una circolare di segno opposto (la numero 19 del 7 agosto 2009), che per evitare di incorrere in penalizzazioni internazionali negava (e tuttora nega) ciò che la legge sanciva (e tuttora sancisce): «Per le dichiarazioni di nascita – stabilisce la circolare – non devono essere esibiti documenti inerenti al soggiorno». Peccato che quasi nessuno la conosca. E comunque tra una legge dello Stato e una circolare che si contraddicono la prima è ovviamente più forte. La seconda potrebbe essere cancellata con un tratto di penna dal ministero che l’ha diramata, senza neppure darne notizia al Parlamento.

Anni di denunce
Da 4 anni la Convention on the Rights of the Child (Crc), gruppo che raccoglie 80 associazioni e realtà mondiali, Caritas Italiana compresa, segnala il problema e ne chiede con forza una soluzione istituzionale, raccomandando «al Parlamento una riforma legislativa che garantisca il diritto alla registrazione per tutti i minorenni nati in Italia, indipendentemente dalla situazione amministrativa dei genitori». Va precisato che ciò permetterebbe loro solo di esistere: questi neonati non riceverebbero anche la cittadinanza italiana, continuerebbero ad avere quella dei genitori. «Non ci sono dati certi sull’entità del fenomeno – prosegue il Crc –, ma le ultime stime evidenziano la presenza di 544mila migranti privi di permesso di soggiorno e ciò fa supporre che il numero sia significativo». Forte il richiamo anche dalla Società Italiana di Medicina delle Migrazioni, che nel 2014 ha prodotto una preoccupata raccomandazione.

Verso il cambiamento
E ora? In Parlamento esistono due proposte, una presentata alla Camera dal presidente del gruppo Pd Ettore Rosato nel 2013, l’altra dal senatore Sergio Lo Giudice nel 2014 al Senato. Se applicate, riparerebbero al danno senza oneri di spesa, ma sono ferme alle rispettive commissioni Affari Costituzionali. Entrambe sottolineano la situazione di caos dovuto al «contrasto fra le indicazioni della circolare ministeriale e la norma», al punto che «alcuni enti locali nel dubbio rifiutano la registrazione della nascita da parte di genitori sprovvisti di titolo di soggiorno».

Se nulla cambierà, per gli invisibili verranno a cadere anche molte delle garanzie riconosciute ai figli di genitori privi di permesso regolare: si parla di cittadinanza italiana, ius soli, vaccinazioni, diritto alla scuola... ma quando non si è nati e non si ha un nome tutto questo non può avvenire. Non si può neanche morire.

Pubblicato: Mercoledì, 30 Settembre 2015 12:43

Citrino visual&design Studio  fecit in a.d. MMXIV