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Sui migranti c’è un accordo ma l’Unione resta debole

art huff 23 setInternazionale, 23-09-2015
Bernard Guetta

Per fortuna l’Unione ha evitato la catastrofe. Mercoledì sera i 28 capi di stato e di governo si troveranno a Bruxelles per il Consiglio europeo e non dovranno discutere animatamente e pubblicamente sulla questione dei rifugiati, perché martedì i ministri dell’interno hanno adottato a larga maggioranza il testo che definisce una politica europea in materia.

Gli stati membri si divideranno i profughi in base alla rispettiva situazione economica e al tasso di disoccupazione. Le risorse dedicate al controllo delle frontiere esterne saranno aumentate, in modo da avere la possibilità di rimandare nel loro paese d’origine i migranti economici e accogliere i profughi che hanno diritto all’asilo.

I paesi dell’est denunciano i ‘diktat’ di Bruxelles. Ma non c’è nessun diktat

È una decisione logica e conforme al diritto internazionale e anche al più basilare senso di umanità. Grazie a questo accordo mercoledì i 28 potranno decidere, come previsto, di aumentare gli aiuti europei alle agenzie dell’Onu e ai tre paesi – Libano, Turchia e Giordania – che attualmente si fanno carico di quattro milioni di profughi siriani, le cui condizioni disastrose giustificano il nuovo esodo verso l’Europa.

Al contempo i 28 chiederanno al resto del mondo di contribuire a questo sforzo di solidarietà, preparando il vertice Africa-Europa di novembre per ridurre il numero di migranti economici.

Una debolezza strutturale

Tutto considerato, è positivo che l’Unione sia riuscita a trovare un approccio comune e globale partendo da posizioni diverse. La barra è raddrizzata, ma oltre al fatto che l’allerta resta alta e che il flusso di profughi è ancora incontrollato, non possiamo ignorare la debolezza dell’Unione evidenziata da questa crisi.

La Polonia, il più grande dei nuovi stati membri provenienti dal blocco sovietico, alla fine si è allineata alla maggioranza, e solo quattro paesi dell’est – Ungheria, Slovacchia, Romania e Repubblica Ceca – hanno votato contro l’accordo di ieri.

Ma la frattura è palese e non potrà essere risanata in tempi brevi, perché le ex democrazie popolari, pur essendo fiere di essere legate all’Europa occidentale e felici di poter beneficiare degli aiuti comunitari, non accettano il concetto fondamentale della sovranità condivisa.

I paesi dell’est sono sempre pronti a denunciare i “diktat di Bruxelles” senza comprendere che non esiste alcun diktat, ma solo decisioni comuni prese a maggioranza, e questo loro approccio è molto vicino a quello di altri stati membri, a cominciare dal Regno Unito. I paladini della sovranità nazionale, insomma, continuano a contrastare l’ambizione europea.

La seconda debolezza dell’Unione evidenziata dalla crisi attuale è l’immenso ritardo dell’Europa nel dotarsi di una difesa e di una politica estera comuni, due strumenti che sarebbero indispensabili davanti al caos in Medio Oriente, lo stesso da cui fuggono i profughi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Pubblicato: Mercoledì, 23 Settembre 2015 12:01

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