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Migranti: Ocse, nel 2015 in Europa fino a un milione di rifugiati: costi umani spaventosi
Repubblica.it, 22-09-2015
Presentato a Parigi il rapporto sulle prospettive migratorie internazionali: "L'attuale crisi umanitaria è senza precedenti". A Bruxelles riunione straordinaria dei ministri degli Interni Ue per parlare di redistribuzione. Ungheria costruisce nuove barriere. Mattarella: "Mantenere alta la solidarietà"
PARIGI - E' il giorno della riunione straordinaria prevista a Bruxelles dei ministri degli Interni dell'Unione europea, per parlare della redistribuzione dei migranti. La riunione dei leader dell'Ue potrebbe essere l'ultima occasione "ma, da solo, un programma di ricollocazione non basterà a stabilizzare la situazione" afferma l'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). L'appello arriva anche dal presidente della Repubblica italiano, Sergio Mattarella: "Mantenere sempre alta la solidarietà in Europa", scrive.
E proprio oggi è stato presentato a Parigi il documento dell'Ocse sulle prospettive migratorie. "L'Europa raggiungerà nel 2015 un livello senza precedenti di richiedenti asilo e rifugiati, salendo fino a un milione di procedure d'asilo", si legge nel rapporto: "L'attuale crisi umanitaria è senza precedenti. I costi umani sono spaventosi e inaccettabili".
"Una stima di 350mila - 450mila persone otterrà certamente lo status di rifugiato o simile. Si tratta di una cifra superiore a qualsiasi altra crisi dei rifugiati dalla Seconda guerra mondiale", afferma l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: "In questo contesto è necessaria una strategia politica globale" con strumenti di lungo termine.
Nonostante l'emergere di nuovi itinerari nel Mediterraneo orientale, la "strada centrale", quella "che arriva in Italia" continua ad essere "fortemente usata" dai migranti in viaggio verso l'Europa, spiega l'Ocse. "Secondo le ultime stime disponibili da gennaio, sono stati circa 210mila gli sbarchi in Grecia e 120mila quelli in Italia". Più in generale, l'Ocse sottolinea che "l'impatto si concentra in pochi Paesi". "Il più colpito è la Turchia che ospita attualmente 1,9 milioni di siriani e un importante numero di iracheni". "Tra i Paesi dell'Unione europea - sintetizza il rapporto dell'organismo internazionale - Italia, Grecia e Ungheria sono in prima linea ma i principali Paesi di destinazione sono la Germania, in termini assoluti, Svezia e Austria in termini relativi rispetto alla popolazione".
Il rebus di 120mila ricollocamenti su scala Ue (15.600 da Italia). Il consiglio Interni straordinario di oggi pomeriggio a Bruxelles deve tentare di risolvere il rebus di 120mila ricollocamenti, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania restano contrari, ma la presidenza lussemburghese di turno continua a lavorare per cercare di raggiungere una decisione all'unanimità. I numeri per la maggioranza qualificata ci sono, ma il voto avrebbe come conseguenza spaccature politiche.
In Italia. Per quanto riguarda il nostro Paese però, la crisi del lavoro ha avuto diversi effetti. Il rapporto sottolinea infatti che il peso della recessione ha condizionato l'immigrazione legata al lavoro. In ogni caso, aggiunge l'organizzazione, il nostro Paese resta fra le mete principali. In Italia però nel 2014 il numero degli immigrati regolari accolti è sceso del 9 % rispetto all'anno precedente, scendendo a 245.800 unità: un dato che conferma un trend in atto negli ultimi anni e che vede, rispetto alle 571.900 unità del 2007, un calo di ben il 57%.
Le vittime nel Mediterraneo. Sono circa 2.900 le persone che hanno perso la vita tentando di attraversare il Mediterraneo. A queste vittime vanno sommate quelle dei viaggi terrestri: finora oltre 200 persone morte per asfissia, stipate nei camion, o travolte lungo le strade o le ferrovie. Lo dice il II Rapporto sulla Protezione Internazionale in Italia presentato oggi nella sede dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani a Roma.
Nuovi muri. Il governo dell'Ungheria si prepara a costruire nuovi muri di confine per fermare gli arrivi. Un nuovo decreto, pubblicato nella notte dalla gazzetta ufficiale e firmato dal premier Viktor Orban, chiede ai ministri di Interni e Difesa di preparare altre barriere, seppur senza specificare dove. Il decreto ordina, nelle sei province in cui è stato dichiarato lo "stato di crisi per immigrazione di massa", la preparazione per costruire "chiusure temporanee della frontiera". Le province coinvolte si trovano al confine con Croazia e Serbia. Budapest ha costruito una barriera e ne sta terminando un'altra alla frontiera con la Serbia e intende fare lo stesso al confine croato. Da quando le prime barriere hanno chiuso totalmente il confine, il 15 settembre, i migranti hanno cambiato rotta e passano attraverso Croazia e Slovenia verso l'Austria, che solo lunedì ne ha visti entrare 10mila. Negli ultimi giorni, circa 20mila rifugiati sono arrivati in Ungheria dalla Croazia e sono infatti stati trasferiti verso i confini austriaci.
Tensioni ai confini. Se la Ue non reagirà entro le 14 di oggi alla decisione unilaterale della Croazia di chiudere ai mezzi pesanti il valico di frontiera serbo-croato di Batrovci-Bajakovo, Belgrado adotterà contromisure adeguate. Lo ha detto il premier serbo Aleksandar Vucic, che ha definito il comportamento di Zagabria "uno scandalo di proporzioni incredibili". Tra 2mila e 3mila rifugiati sono entrati questa mattina in Croazia dalla Serbia, attraversando a piedi 20 chilometri nell'area di Bapska e Sarengrad. Lo ha riferito la televisione pubblica Htv. I nuovi arrivi hanno causato disordini nella cittadina di Opatovac, dove si trova un centro di accoglienza. Secondo il ministero dell'Interno croato, in una settimana sono entrati nel Paese più di 30mila rifugiati, mentre circa 27mila ne sono usciti. Nel campo di Opatovac sono ospitati in media 2.500 profughi, mentre i centri allestiti nelle altre zone sono vuoti.
Francia, Fabius: risposta non è la chiusura. "L'Europa ha conosciuto altre crisi. Ma ora, in un certo senso, è in causa la sua ragione d'essere. È illusorio credere che ne possiamo uscire ristabilendo le frontiere nazionali. Ma bisogna avere l'onestà di dire che al di là della solidarietà necessaria nei confronti dei rifugiati, non possiamo spalancare le porte ai migranti economici, sennò avremmo il caos, un'estremizzazione dei fenomeni, e delle conseguenze pesanti per l'Europa", dice il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius a Repubblica.