Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione

Home a buon diritto

Notizie

Per cambiare sesso all’anagrafe non serve l’intervento chirurgico

tomboyIl Corriere della Sera, 20-07-2015

Non è più obbligatorio sottoporsi a intervento chirurgico per le persone trans che desiderano cambiare il genere sulla carta d’identità. Lo ha stabilito la prima sezione della Corte di Cassazione (sentenza n. 15138/2015), chiamata dall’avvocata di Treviso Alessandra Gracis e da Francesco Bilotta di Rete Lenford - Avvocatura per i diritti LGBTI a decidere su un ricorso presentato per conto di una persona trans di 45 anni. La ricorrente aveva ottenuto nel 1999 una sentenza che l’autorizzava all’intervento chirurgico, ma aveva rinunciato all’operazione, perché - si legge nel comunicato dell’associazione - «aveva raggiunto nel tempo un equilibrio psico-fisico e da 25 anni vive ed è socialmente riconosciuta come donna».

Senza bisturi

Sia il tribunale di Piacenza che la corte d’appello di Bologna, a cui la stessa si era rivolta per ottenere la rettificazione dello stato civile pur in assenza dell’intervento chirurgico, avevano respinto la richiesta aderendo a quella giurisprudenza di merito, sino ad oggi prevalente, che subordinava la modificazione degli atti anagrafici all’effettiva e concreta esecuzione del trattamento chirurgico sugli organi genitali.

«Percorso soggettivo»

La Cassazione sostiene ora che «la percezione di una disforia di genere determina l’esigenza di un percorso soggettivo di riconoscimento di questo primario profilo dell’identità personale né breve né privo d’interventi modificativi delle caratteristiche somatiche ed ormonali originarie. Il profilo diacronico e dinamico ne costituisce una caratteristica ineludibile e la conclusione del processo di ricongiungimento tra”‘soma e psiche” non può, attualmente, essere stabilito in via predeterminata e generale soltanto mediante il verificarsi della condizione dell’intervento chirurgico».

Niente più torture di Stato

Immediate le reazioni sui social: «Storica sentenza della Cassazione sull’autodeterminazione delle persone trans», si legge su Twitter. «Le torture di Stato (sterilizzazioni forzate) finalmente non più necessarie per le modifiche anagrafiche dei trans». La presidente dell’Associazione Rete Lenford, Maria Grazia Sangalli, ha espresso la propria soddisfazione per l’esito del procedimento «che ha finalmente chiarito che l’intervento chirurgico di riassegnazione – quando non è frutto di una scelta personale - è uno strumento lesivo dell’integrità fisica e della dignità umana. In molti casi, le terapie ormonali e gli interventi sui caratteri sessuali secondari garantiscono alla persona di raggiungere il proprio equilibrio e fissare la propria identità di genere a prescindere dalla modificazione chirurgica dei caratteri sessuali primari, che comporta interventi dolorosi, invasivi e con conseguenze negative in un’alta percentuale di casi».

 

Nel'immagine: una scena del film "Tomboy", di Céline Sciamma

Pubblicato: Martedì, 21 Luglio 2015 14:18

Citrino visual&design Studio  fecit in a.d. MMXIV