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Berardi finalmente libero

carcere 1Vincenzo Fucci

Una teoria collega il nome greco del continente Africa ad ????? (afròs) che significa schiuma delle onde. Probabilmente, lo spirito di Roberto Berardi era quello di cavalcare proprio un'onda, quella del successo economico, che lo ha spinto ad avventurarsi in un continente ancora per molti versi inesplorato e, allo stesso tempo, ricco di opportunità. Una strada inusuale che lo ha condotto proprio nel cuore di quel continente, la Guinea Equatoriale, paese che affascina e ammalia, specchio per le allodole per imprenditori europei, simbolo della contraddizione africana che alla ricchezza di risorse contrappone una povertà istituzionale ed economica. Ad oggi uno dei paesi più corrotti al mondo. In questa trappola è precipitato Roberto Berardi che ha legato i propri affari a Teodorin Obiang, figlio del dittatore del paese, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, al potere dal 1978. Teodorin, personaggio noto alle autorità statunitensi a causa di attività di riciclaggio di proventi illeciti, e Berardi si accusavano a vicenda di sottrarre e sperperare fondi della società che avevano fondato.

Il caso è sfociato nella denuncia del Presidente Obiang nei confronti di Berardi per appropriazione indebita e truffa. È da questo momento che l’incubo dell’imprenditore italiano ha inizio.Il 18 Gennaio 2013 Roberto Berardi viene arrestato e condotto in isolamento in una putrida cella per 23 giorni. Quindi viene trasferito ai domiciliari per un breve periodo e infine recluso ininterrottamente dal 7 marzo 2013. Il processo a suo carico inizia il 21 maggio 2013 e si conclude il 26 luglio dello stesso anno, con una condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Dopo la sentenza, viene trasferito nel carcere della città di Bata, dove è detenuto in condizioni disumane.

L’Ambasciata italiana, con sede a Yaoundè, - competente anche per il territorio della Guinea Equatoriale, dove manca una rappresentanza diplomatica italiana - è la prima ad intervenire sollecitandone la scarcerazione presso le autorità di Malabo. Si mobilita anche il Console Generale spagnolo a Bata, che riesce ad ottenere contatti diretti con il detenuto italiano. Nel dicembre dello stesso anno (2013), per Berardi la situazione precipita; viene applicato nei suoi confronti il regime duro dell’isolamento e le uniche e sporadiche comunicazioni all’esterno avvengono con un telefono cellulare, ottenuto clandestinamente. Viene invocato il rispetto dei diritti umani in favore di Beradi dall’ambasciatore italiano in Camerun Pontesilli e dal Vice Ministro degli esteri Pistelli.

Si interessa della vicenda il Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi, costantemente informato di quanto accade in Guinea da Rossella Palumbo, ex moglie di Berardi e sin dal primo momento determinata a riportarlo a casa.
Il senatore Manconi intraprende immediatamente una campagna di sensibilizzazione: presenta diverse interrogazioni parlamentari e invia una lettera aperta all’allora Ministro degli Esteri, Federica Mogherini.In seguito alle pressioni istituzionali, la situazione sembra arrivare a una soluzione quando il Presidente della Guinea Equatoriale annuncia l’imminente concessione della grazia a Roberto Berardi e la sua liberazione, in attesa della definizione di alcuni dettagli con il Governo italiano. Il protrarsi dell’attesa della concessione dell’atto di clemenza non scoraggia quanti si stanno battendo per la causa.

Ancora una volta, ad attivarsi è il senatore Manconi che, insieme alla ex moglie di Berardi, incontra l'Ambasciatore della Guinea Equatoriale a Roma (incontro chiesto a più riprese); all’esito dell’incontro, quest’ultimo assicura la disponibilità del Presidente Obiang a concedere la grazia, ma solo dietro il pagamento di 1.400.000 dollari.Nell’attesa della grazia, le conseguenze del carcere duro si ripercuotono sullo stato di salute del Berardi che contrae polmonite, enfisema polmonare e malaria, patologie aggravate dalla interruzione di adeguate cure mediche. La corsa contro il tempo, le pessime condizioni di salute del detenuto non fiaccano i sostenitori della sua liberazione. Luigi Manconi decide di denunciare i fatti al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, e cerca sponde nel mondo ecclesiastico e in quello politico e imprenditoriale. Il Presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo firma un provvedimento di amnistia generale in favore dei detenuti politici ma ne viene escluso il solo Berardi, che resta da solo in carcere in isolamento.

Solo la grande forza d’animo e il desiderio di riabbracciare i propri cari consentono a Berardi di scontare l’intera pena, la cui decorrenza prevista per il maggio del 2015 slitta al luglio dello stesso anno, per un errato calcolo da parte dell’autorità giudiziaria equato-guineana che non ha conteggiato l’iniziale periodo di custodia cautelare. Il 9 Luglio 2015, Roberto Berardi è finalmente libero. Il suo calvario condiviso e reso pubblico dalle estenuanti battaglie combattute in nome dei diritti umani dall’ex moglie Rossella Palumbo, dal Senatore Luigi Manconi e dalla diplomazia italiana si è concluso con la sua scarcerazione, annunciata soltanto oggi.

Pubblicato: Martedì, 14 Luglio 2015 20:23

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