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L’Europa approva le nozze gay

art. garantista 7Il Garantista, 11-06-2015
Daniele Zaccaria

Il 2015 verrà ricordato come un anno di svolta per i diritti degli omosessuali; dopo il trionfo del referendum irlandese che ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso in uno dei paesi più cattolici del mondo, ora anche le alte istituzioni europee compiono un deciso passo verso la parità.

Il Parlamento di Strasburgo non si era mai infatti spinto così in avanti approvando con un’ampia maggioranza un rapporto sull’uguaglianza di genere che per la prima volta non si riferisce unicamente alle coppie ma anche alle «famiglie gay», estendendo così il concetto di parità alla sfera familiare con tutto quel che ne consegue. Lo scorso marzo l’Assemblea di Strasburgo aveva dato il libera in sessione plenaria alle unioni civili, equiparandole a un diritto umano e incoraggiando gli Stati membri che ancora non l’avessero fatto ad adottare delle leggi che rispettino questo diritto.

In fondo si tratta di adeguare la legislazione al cambiamento dei costumi per tutelare delle situazioni di fatto. Sono già 14 (su 20 in tutto il mondo) gli Stati dell’Ue che hanno adottato una normativa sulle unioni o sui matrimoni omosessuali, mentre le nazioni che ancora non riconoscono alcuna tutela giuridica rimangono nove: Italia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Grecia, Lituania, Lettonia e Cipro. Fanalini di coda di un’Unione europea che almeno nel campo delle libertà civili è all’avanguardia.

Il rapporto approvato ieri in aula va però a colpire un tabù molto più profondo perché scavalca la dimensione della coppia e parla in modo esplicito di «famiglie omoparentali e omogenitorialità», aprendo la strada alle adozioni da parte di coppie omosessuali, l’ultimo baluardo dei difensori della tradizione e delle radici cristiane dell’Europa: «Il Parlamento prende atto dell’evoluzione nel tempo della definizione di famiglia», si legge nel testo che affronta anche i risvolti lavorativi di questa evoluzione come ad esempio i congedi familiari o le pensioni di reversibilità, diritti materiali che derivano dal riconoscimento giuridico della propria condizione affettiva.

Mentre l’Europa corre veloce sulla strada dei diritti anche dall’altra parte dell’oceano, nell’America puritana ed evangelica che non è soltanto la liberal New York e gli sgargianti arcobaleni di San Francisco, la società, anche nei suoi stati più profondi vive con crescente normalità il cammino verso l’uguaglianza tra i sessi. Secondo un sondaggio realizzato dal prestigioso Pew Institute, il 57% dei cittadini americani, si dice favorevole ai matrimoni omosessuali, una percentuale che non è mai stata così elevata. Ma quel che impressiona di più è che appena cinque anni fa lo stesso Pew Institute aveva realizzato lo stesso sondaggio ricevendo indicazioni rovesciate: la maggioranza degli intervistati si era detta fermamente contraria alle nozze gay.

Se tra i simpatizzanti dei democratici le opinioni favorevoli oggi toccano il 65%, colpisce di più l’evoluzione dell’elettorato repubblicano, molto più tradizionalista e religioso, che in quinquennio passa dal 19 al 35%. Tra le giovani generazioni quasi il 75% si schiera con il sì, una cifra che aumenta a mano a mano che si scende con l’età un po’ in tutto il paese lasciando intravedere i cambiamenti ancora più vistosi che avverranno nei prossimi decenni. Ma forse il dato più significativo è il 56% di sì tra cattolici, a dimostrazione che il referendum irlandese non è stato un exploit isolato ma ha messo in evidenza un’evoluzione che riguarda tutta la comunità cattolica, almeno nel mondo occidentale.

Ai poli estremi da una parte ci sono gli atei e agnostici, l’85% dei quali approva senza remore le unioni omosessuali e dall’altra gli evangelici con appena il 27% dei sì. Una percentuale neanche troppo da disprezzare se si pensa che stiamo parlando della destra religiosa seguace del ”disegno intelligente” e del fondamentalismo biblico

Pubblicato: Giovedì, 11 Giugno 2015 10:39

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