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Cara di Mineo, la "repubblica autonoma" dei richiedenti asilo ridotti a numeri
la Repubblica, 10-06-2015
VLADIMIRO POLCHI
Un luogo abitato solo da profughi, un centro d'accoglienza che a marzo 2015 ospitava ben 3.219 persone, contro i 2.000 posti disponibili. A fotografarlo è un rapporto di Medici per i diritti umani (Medu). Ospita in assoluto il maggior numero di richiedenti asilo in Europa, oggi al centro di indagini giudiziarie
ROMA - C'è un paese in Italia abitato solo da richiedenti asilo. È il Cara di Mineo: un centro d'accoglienza che a marzo 2015 ospitava ben 3.219 persone, contro i 2.000 posti disponibili. A fotografarlo è un rapporto di Medici per i diritti umani (Medu), già presentato in forma riservata il 25 maggio scorso alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema di accoglienza. Da novembre 2014, infatti, un team di Medu è presente all'interno del centro: la struttura di accoglienza che ospita in assoluto il maggior numero di richiedenti asilo in Europa (dalle 3.200 alle 4.000 persone) e che è oggi al centro di indagini giudiziarie.
Le criticità. Sovraffollamento. Isolamento della struttura rispetto al territorio. Tempi medi di permanenza di 12 mesi in attesa del completamento della procedura di riconoscimento della protezione internazionale (contri i 35 giorni previsti dalla legge). Mancata iscrizione dei richiedenti asilo al Servizio sanitario nazionale (in contrasto con la normativa vigente). Difficoltà di accesso ai servizi di supporto psicologico e legale. Fenomeni di degrado, illegalità e violenza difficilmente gestibili come riconosciuto dalle stesse forze di polizia. Questi alcuni dei problemi più gravi rilevati da Medu nel centro di Mineo.
Economia fai-da-te. "Il Cara è, di fatto, una città a sé stante, alimentata da un'economia sommersa fuori controllo. All'interno si è sviluppata infatti un'economia informale, costituita da negozi improvvisati e bancarelle abusive presenti lungo tutte le strade. I migranti, costretti a tempi di attesa lunghissimi, si sono ingegnati creando- delle attività illegali (e tollerate dalla Guardia di finanza), dalla rivendita di alimentari, capi d'abbigliamento e altri oggetti recuperati dai cassonetti della spazzatura, a piccoli negozi di barbiere, internet caffè e ciclo-officine".
Rifugiati ridotti a numero. "L'insieme di tali criticità si ripercuote negativamente sul benessere degli ospiti, ridotti a un numero e costretti a lunghe file anche per mangiare e per ricevere cure mediche. La relazione che s'instaura tra operatori e migranti accolti non può che essere squilibrata, con il richiedente asilo costretto in una dimensione passiva di dipendenza dagli operatori. A maggior ragione, il modello di Mineo si conferma del tutto inadeguato ad accogliere i richiedenti asilo più vulnerabili. Le grandi dimensioni rendono particolarmente problematica l'individuazione e la presa in carico delle persone affette da severi disturbi psichici e delle vittime di trattamenti inumani, degradanti o torture".