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Errori e abusi: gli Usa dicono basta alla pena di morte

art. garantista 5Il Garantista, 26-05-2015
Domenico Letizia

Negli Stati Uniti è in corso un dibattito dalle dimensioni storiche che pone al centro l’attenzione sulla giustizia, il rispetto della dignità umana, la certezza del diritto e la pena di morte. Gli Stati Uniti uccidono legalmente 40 assassini l’anno, ma ne lasciano completamente liberi 5000. L’Organizzazione Nessuno Tocchi Caino rende noto la creazione di un nuovo sito internet “murderdata.org”, che monitora di anno in anno i casi di omicidio non risolti che hanno luogo nel paese.

Dal 1980 al 2012 sono almeno 211mila i casi di omicidio non risolti. A metà degli anni 60 veniva risolto circa il 90% dei casi. L’ultimo dato ufficiale, risalente all’intero anno 2013, calcola che in tutta la federazione Usa sono stati commessi 14103 omicidi e sono giunti a soluzione 8614 casi; i casi non risolti sono il 39%.

Il sito internet murderdata.org si basa su statistiche ufficiali fornite dall’Fbi, integrando tali dati con altri rilievi che stimano l’esistenza di almeno 21mila omicidi non conteggiati, nel periodo dal 1980 al 2012, dal Fbi. Gli “omicidi non conteggiati” sono stati ricavati grazie ad un’azione di “diritto alla conoscenza” ricorrendo alla possibilità dell’accesso agli atti e a una estensiva rassegna stampa sui casi di cronaca nera.

Dall’analisi di tali fenomeni criminali, i significativi cambiamenti che vengono registrati sono la diminuzione degli omicidi in ambito familiare e un considerevole aumento degli omicidi legati al crimine organizzato, soprattutto nel mondo dello spaccio e della vendita di sostanze stupefacenti. Gli esperti stanno registrando un incremento della diffidenza da parte della popolazione nei confronti della giustizia e, nello specifico, nei confronti delle forze dell’ordine. All’interno della comunità afro-americana vi è meno disponibilità a collaborare con la polizia e al tempo stesso viene registrato un impegno minore da parte della polizia quando le vittime sono di colore o provenienti dai quartieri degradati. Il tasso di omicidi di persone di colore irrisolti è intorno al 35% a differenza del 28% quando le vittime sono bianche.

In alcune zone del paese, rende noto l’organizzazione non governativa radicale Nessuno Tocchi Caino analizzando il lavoro degli esperti, è proprio la classe politica a trascurare un lavoro capillare sul crimine, preferendo concentrare l’attenzione su casi di particolare richiamo massmediatico, al centro dei dibattiti e dei talk show televisivi. Non va ignorato che le indagini per omicidio sono accompagnate da un elevato costo economico per i contribuenti che spesso richiedono il lavoro di numerosi agenti delle forze dell’ordine su un singolo caso. Nei casi di omicidio, spesso, non si riesce a trovare qualcuno disposto alla collaborazione, bloccando subito le indagini. La raccolta e l’analisi di tali dibattiti innesca una intensa discussione anche sulla pena di morte. Si chiedono cambiamenti di spesa, riforme economiche, risparmiando sui costi di operazione ed eseguimento della pena capitale e destinandoli alla soluzione dei casi irrisolti. Alcuni casi mediatici stanno acquisendo particolare attenzione da parte dell’attenzione pubblica.

Mark Scott Tharnton, oggi quarant’enne, ha trascorso gli ultimi venti anni nel braccio della morte, dopo l’omicidio di una donna della California. Tharnton è stato condannato a morte nel 1995. Il figlio della vittima Clifford O’Sullivan aveva solo sei anni quando è comparso in tribunale contro l’assassino di sua madre. Allora chiese la pena capitale per l’assassinio della madre. Recentemente ha dichiarato pubblicamente di aver cambiato idea, sostenendo che la pena di morte intensifica il dolore dei parenti e delle vittime e che è profondamente errato sostenere che la pena di morte aiuti “a superare” il dolore. «Non guarisci dal dolore», ha dichiarato O’Sullivan. «I processi durano anni, e si prolungano in maniera tortuosa, e questo per me, e per molte altre vittime, non aiuta».

Con tale decisa convinzione, O’Sullivan decise di scrivere all’assassino della madre per chiedergli se potevano incontrarsi. Lo scorso settembre, ventidue anni dopo la morte della madre, O’Sullivan ha preso un aereo per la California. I due uomini hanno parlato per 5 ore. «È stato il più grande regalo che potesse farmi» ha detto O’Sullivan. Quando O’Sullivan ha detto a Thornton che non pensava più che dovesse essere ucciso, è restato sorpreso dalla risposta dell’assassino. Invece di parlare del suo proprio futuro, Thornton ha voluto tornare indietro nei ricordi e cercare una pacificazione su quello che aveva fatto tanti anni prima. «Cerchiamo di essere sicuri che i prossimi 20 anni non siano un riflesso di quello che sono stati i 20 anni passati. Troviamo un senso a tutto questo, per il tuo bene, per il mio bene, per il bene di tua madre», ha detto Thornton.

Tali eventi, caratterizzati anche da un forte impatto mediatico, stanno mutando la mentalità e la percezione degli avvenimenti criminali da parte della popolazione. Il 20 maggio 2015, il parlamento del Nebraska ha approvato l’abolizione della pena di morte. Probabilmente il Nebraska diverrà il primo stato a maggioranza repubblicana, in epoca contemporanea, ad abolire la pena di morte. I repubblicani che si sono uniti alle decisioni della minoranza democratica hanno motivato il loro voto e la loro scelta rispetto alle posizioni tradizionali dal partito con motivazioni economiche, religiose e per la nulla efficacia preventiva del sistema penale capitale. L’eroe del ddl legislativo è il senatore Ernie Chambers, 79 anni, nero, in parlamento dal 1973. Ha presentato la proposta di legge abolizionista ogni anno, un ddl che, per motivi procedurali, viene messo ai voti di solito ogni due anni. Nel 2014 il ddl venne presentato ma non portato al voto, mentre nel 2013 il ddl passò 7-0 in Commissione ma entrò in stallo nella fase successiva a seguito di una procedura di ostruzionismo. La volta che Chambers è andato più vicino al successo è stata nel 1979, quando la legge venne approvata 26-22, ma l’allora governatore Charley Thone pose il veto.

«L’abolizione della pena di morte in Nebraska ha un grande valore politico oltre che giuridico e umanitario, perché il Nebraska è il primo Stato americano a maggioranza repubblicana ad abolire la pena di morte in epoca moderna», ha dichiarato il segretario di Nessuno tocchi Caino Sergio D’Elia dopo il voto massiccio del parlamento unicamerale del Nebraska. Questa abolizione è la riprova di un sempre più diffuso fastidio in America nei confronti di una pratica crudele e inusuale che accomuna la più antica democrazia occidentale ai peggiori Paesi illiberali ed esecuzionisti, quali Cina Iran, Iraq e in Europa la Bielorussia. Nel paese un vivace dibattito è in corso, il Nebraska si aggiungerà agli altri 19 stati statunitensi abolizionisti, senza contare quelli come Oregon, Colorado, Washington e Pennsylvania, che hanno sospeso le esecuzioni a causa degli evidenti difetti che connotano il sistema capitale e le continue problematiche legate all’utilizzo dei farmici adoperati per le iniezioni letali.

Pubblicato: Mercoledì, 27 Maggio 2015 12:00

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