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Lo scandalo dei bebè in cella: una delle più grandi vergogne italiane

art. garantista 3Cronache del Garantista, 20-05-2015
Errico Novi

Basta poco. Almeno in apparenza. Quel tanto che consentirebbe di trasformare le nostre carceri da un labirinto pieno di angoli bui a un sistema rispettoso della dignità. Un esempio, tra i più chiari e più urgenti da risolvere, è la condizione dei minori, anzi dei neonati detenuti. E sì, ce ne sono «Almeno una quarantina», segnala Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani di Palazzo Madama. Proprio il senatore si è fatto promotore di un intenso “pressing” nei confronti del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, con un obiettivo: fare in modo che ai bimbi con meno di 3 anni non capiti mai, e mai più, di trascorrere i primi mesi di vita dentro una cella.

Il “basta poco”, la filosofia con cui Manconi si spende per questa specifica e particolare causa – al pari delle molte altre che, va detto, difende dentro e fuori il sistema carcerario – è in fondo anche lo spirito buono che aleggia sugli “Stati generali dell’esecuzione penale”, il « percorso semestrale di riflessione e approfondimento sulle tematiche legate al carcere per arrivare nel prossimo autunno all’elaborazione di un articolato progetto di riforma», come si legge nella nota di Via Arenula.

L’iniziativa voluta dal guardasigilli e dal capo del Dap Santi Consolo sarà presentata questa mattina alle 10, al presso la Casa di reclusione di Milano Bollate. Nelle molte sessioni che da qui in poi verranno organizzate si affronteranno tutti i temi forti richiamati appunto da una possibile riforma di sistema. Certo è che un caso molto particolare come quello dei neonati in cella non avrebbe neppure bisogno di vedersi intestato un dibattito. «La necessità di risolverlo è chiarissima tanto più che non si tratta di introdurre nuove previsioni normative: quelle già ci sono», spiega Manconi, «è già previsto dalla legge che debbano esserci case famiglia protette per madri e figli minori.

Ma ritardi amministrativi, intoppi burocratici, indifferenza istituzionale hanno impedito finora la cancellazione di una iniquità più oltraggiosa di tutte le altre iniquità che rivela il nostro sistema penitenziario». Il ministro della Giustizia ha oggettivamente impresso una svolta alla propria politica sulle carceri: lo dimostra la stessa convocazione degli “Stati generali”, come pure la tenacia con cui Orlando insiste sul superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari nonostante la resistenza delle Regioni.

Non ha potuto sottrarsi dunque all’appello del senatore Manconi: «Il guardasigilli si è impegnato a fare della drammatica questione una priorità del suo programma», ricorda ancora il presidente della commissioni Diritti umani, «i primi segnali positivi già si manifestano: a Roma, grazie all’opera instancabile dell’assessore ai Servizi sociali Francesca Danese, un accordo tra tribunale, Comune e Dap permetterà di accogliere le detenute con figli in una casa famiglia protetta, ricavata da due palazzine dell’Eur sottratte alla criminalità organizzata.

Un buon inizio». Sarà questa la strada da far seguire in tutta Italia: «In media, ogni anno, e da tre lustri, una quarantina di minori con meno di 3 anni si trovano detenuti con le proprie madri: la gran parte nelle celle e nei reparti ordinari dei nostri istituti penitenziari, con quali rovinosi effetti sullo sviluppo psicologico di quei bambini, non è difficile immaginare». Si supererà anche questo. Forse non ci sarà bisogno di convocare una serie di incontri all’interno degli “Stati generali”, appunto. Ma magari, evocare la questione qua e là nel corso dei lavori, tanto per ricordare che a volte basta poco per rendere le carceri più umane, servirà come segnale di speranza.

Pubblicato: Mercoledì, 20 Maggio 2015 13:50

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