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Migranti, sono 5 mila i minorenni arrivati in Italia e spariti dai centri di accoglienza

art. huffingtonL'Huffington Post, 20-05-2015
Claudia Fusani

Irreperibili. E invisibili. Sono 4.640 i minori non accompagnati sbarcati sulla coste italiane di cui si sono perse le tracce. Spariti nel nulla. Passano nei centri, restano qualche giorno, due, tre, quattro, il tempo di dormire, mangiare qualcosa, prendere abiti puliti e partire. Nessuno sa verso cosa e verso dove. I responsabili dei centri a cui sono stati assegnati non possono fare nulla. “E’ una piaga che ci angoscia e che non sappiamo come affrontare” dice Gaspare Blunda, responsabile della Cooperativa sociale Dimensione Uomo 2000 di Alcamo. “Molti vanno all’estero ma non c’è dubbio che le loro vite rischiano di diventare mano d’opera per fenomeni di tratta” aggiunge Teresa Terreri, una delle responsabili del Progetto Casa Mia a capo di sette strutture per minori tra Caserta e Salerno.

Se cinquemila hanno perdere le tracce, sono 9.409 i minori non accompagnati censiti e ospitati nei centri fino al 5 maggio 2015. Cifre che raccontano la faccia più drammatica dell’emergenza immigrazione. I numeri sono contenuti nel report depositato dal prefetto Mario Morcone pochi giorni fa presso la Commissione parlamentare sui migranti presieduta da Gennaro Migliore (Pd), segretario Erasmo Palazzotto (Sel). Era gennaio quando il ministro dell’Interno Angelino Alfano lanciò l’allarme minori. Mai finora il fenomeno era stato fotografato nella sua ampiezza. E nel suo dettaglio.

Il report specifica che dal primo gennaio al 5 maggio ne sono arrivati ben 1794. Nelle strutture del Ministero del lavoro (fino a dicembre 2014 responsabili dei minori che venivano affidati ai comuni) ne sono stati ospitati 8.207 a cui vanno aggiunti i 4.640 scomparsi. “Una sera, quando è l’ora di cena, non si presentano più. Noi non possiamo rinchiuderli. Possiamo solo spiegare loro che è preferibile restare protetti nei centri. Ma se ne vanno” spiega Gaspare Blunda. Altri 363 sono ospitati nelle strutture FAMI e altri 839 sono quelli che hanno già avviato la procedura per l’asilio e alloggiano negli Sprar. Il 95 per cento dei presenti sono ragazzi, solo il 5 per cento sono bambine. Il 55 per cento ha 17 anni, il 25% ne ha sedici ma sono ben 1.500 quelli che hanno tra i 7 e i 15 anni. Non ragazzi. Bambini. Spariscono anche quelli. “L’età si sta abbassando e questo è molto preoccupante” dice Teresa Terreni. Ventisei bambini hanno meno di tre anni. Orfani di cui nessun adulto reclama la patria potestà.

Accecati da barconi da affondare, missioni navali con navi militari, egoismi e cinismo da campagna elettorale, non c’è un leader politico o un partito che si faccia carico dell’emergenza minori con un progetto degno di questo nome. Ci giriamo dall’altra parte. Allarghiamo le braccia. Il Viminale fa quello che può, che è già molto: da gennaio si è fatto carico anche dei minori, ha creato centri e case famiglia (sovvenzionati con 45 euro al giorno per ogni minore) ma quella di scappare è una loro libera scelta. “La sensazione – spiegano al Viminale - è che molti di loro sappiano già dove andare ancora prima di partire, hanno una rete di contatti per lo più su base etnica, raggiungono le grandi città del nord Italia o del nord Europa. Se vogliono lasciare i centri, non possiamo fermarli”. Li lasciamo andare via. Per molti di loro purtroppo c’è un futuro di spaccio, droga, prostituzione e sfruttamento.

Dal centro di Alcamo è scappato anche Ahmed. “Gli manca un piede, era già così quando è sbarcato” racconta Gaspare Blunda. “Eravamo convinti che rimanesse, troppo pesante l’handicap rispetto agli altri arrivati con lui. Invece dopo tre giorni sono spariti tutti insieme, un gruppetto di sette, anche Ahmed. Non abbiamo idea dove possano essere andati”. Ad Alcamo c’è posto per 50 minori. Oggi sono occupati solo 11 posti. Raramente, con questo ricambio forzato, il Centro è andato esaurito.

Dopo lo sbarco, una volta appurato con le visite mediche che sono minori e non accompagnati, vengono smistati nei centri di prima accoglienza come quello di Alcamo e Caserta. Qui si procede all’identificazione (“difficilissima perché non hanno nulla e molti non vogliono essere identificati” racconta la responsabile del progetto Casa Mia) con l’assistenza di legali ed interpreti, l’affidamento a un tutor (“spesso istituzionale come il sindaco”) e si provvede a dare le prime basi di italiano. “La sensazione – racconta - è che somali, eritrei, siriani vanno via per raggiungere amici e comunità che vivono altrove in Italia o in Europa. Non hanno soldi e non sappiamo come possano viaggiare”.

Secondo il report depositato in Parlamento, guidano la speciale classifica degli irreperibili i minorenni eritrei (1276), gli egiziani (1.118), i somali (934), gli afgani (484), i gambesi (119). La comunità più presente nei centri per minori non accompagnati è invece quella egiziana seguita da Albania, Gambia, Somalia, Eritrea, Bangladesh, Senegal, Nigeria, Mali, Afghanistan, Marocco.

Ma la scommessa più difficile è proprio con chi resta, con chi sceglie questi centri perché ha perso tutto nel viaggio e di tornare al villaggio non se ne parla. Alì è ghanese, ha 14 anni, viaggiava con il fratello scomparso in un naufragio. Ora è nel Centro di Caserta. “Non so se ha superato il trauma, vedo che vuole imparare l’italiano, ha scritto un bellissima canzone rap per la festa del Patrono e sa recitare” racconta Teresa Terreni. Sina, Bamba e Issa sono della Costa d’Avorio. Hanno 16 anni e sono tutti orfani scappati da un orfanotrofio-scuola di formazione attaccato dai ribelli. Sono sopravvissuti a tutto, anche alla traversata in mare, inseguendo un sogno: fare i calciatori. “Il loro istituto – spiega la responsabile - era una scuola di formazione per calciatori. Sono riusciti ad arrivare in Italia solo perché avevano un obiettivo chiaro: entrare in una squadra di calcio”. Hanno fatto qualche provino. Cercano un club con squadra primavera.

Pubblicato: Mercoledì, 20 Maggio 2015 13:23

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