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Notizie

La scommessa multietnica

immigrati 1Corriere della sera, 09-04-2015
Alessandra Coppola

CINESI, PERUVIANI, SENEGALESI: LE COMUNITÀ MOBILITATE PER RENDERE MILANO GLOBALE

Archi, corse, parate, degustazioni e digiuni. Il mondo che arriva a Milano per Expo trova i «comitati di benvenuto» più vari, organizzati dal mondo che a Milano c`è già. L'Orim, Osservatorio regionale per l`integrazione e la multietnicità, anticipa al «Corriere» i dati che saranno nel prossimo rapporto: 284 mila stranieri solo in città (al primo luglio 2014), 517 mila nell`area della vecchia provincia. Su 1,3 milioni di persone, un quinto viene da lontano. Senza contare chi ha un`altra origine, ma ha acquisito la cittadinanza italiana, o i figli dei migranti che mediano tra più culture.

Filippini, soprattutto, egiziani, cinesi, peruviani, srilankesi, ecuadoriani, romeni, ucraini: l`Istat elenca 159 nazionalità, dalle più numerose fino a due donne delle Barbados, due uomini del Mozambico, un rappresentante del Lesotho, una signora dello Swaziland. Miscelati tutti assieme, danno l`idea di una metropoli che è un pianeta. E che ha molte risorse per accogliere i milioni di visitatori attesi per l`Esposizione universale.

Se il Comune darà il via libera definitivo, segni visibili del carattere internazionale della città saranno i paifang, gli archi tradizionali che dovrebbero essere costruiti, nelle previsioni, entro la prima settimana di giugno, a delimitare la Chinatown milanese. Preoccupati i residenti, per l`8o per cento «autoctoni», alle prese con raccolte di firme contro il «rischio ghetto». Le associazioni che hanno promosso il progetto e che sono pronte a finanziarlo sottolineano, invece, che i paifang rossi in stile San Francisco «riconoscono l`importanza di una diversità culturale - parole di Francesco Wu, presidente dell`Uniic, l`Unione dei giovani imprenditori italo-cinesi - che fa parte della storia cittadina».

L`insediamento dallo Zhejiang alla zona di Sarpi, Canonica, Rosmini è uno dei più antichi d`Europa, risale ai primi del Novecento. E il quartiere oggi, ragiona Wu, è il risultato di questa mescolanza secolare. «Del resto anche a Londra o ad Amsterdam le Chinatown non sono abitate in maggioranza da cinesi, ma sono aree miste».
Tra le comunità storiche, si faranno vedere senza dubbio all`Esposizione anche gli habesha, i milanesi originari del Corno d`Africa. In particolare, la rappresentanza diplomatica di Addis Abeba sta studiando iniziative sul tema del caffè: bevanda universale, protagonista di uno dei cluster di Expo e originaria esattamente dell`Etiopia.

I peruviani si concentreranno invece sulla quinoa. In particolare, spiega César Aliaga dell`associazione Korichanca, «sulla mescolanza e l`innovazione» a partire da questa pianta tradizionale. Il contributo della comunità, però, non si limiterà al cibo (benché in America Latina il Perù vanti la gastronomia più prelibata). In collaborazione con il consolato di Lima, l`associazione sta preparando un progetto «sulle donne - continua Aliaga -: non tanto sul tema della violenza, quanto sul modello femminile, sulla bellezza combattiva delle donne». E pure una gara sportiva: una corsa, i cui dettagli sono da definire, e che si svolgerà nei primi giorni dell`Expo.
Confermata la ormai classica parata per il giorno dell`indipendenza dell`Ecuador, lungo corso Venezia. Danze, carri, musica e quest`anno un`edizione speciale che cade nel mezzo del semestre Expo, il 10 agosto (probabilmente anticipata alla domenica 9). I senegalesi che fanno capo all`associazione Sunugal lavoreranno in collaborazione con il padiglione francese. Laboratori, scambi tra scuole, conferenze, concerti e in particolare il progetto «Adotta un albero», con l`obiettivo di arrivare a piantare nel Paese africano un frutteto di un milione di piante entro il 2015.

Non tutti gli stranieri a Milano si muoveranno per comunità, però. Molte sono disgregate o non hanno solidi punti di riferimento. Spesso è più forte un legame trasversale. Com`è nel caso dei musulmani milanesi. Sfumata la speranza di costruire una grande moschea entro il primo maggio, il Caim (Coordinamento delle associazioni islamiche) sta preparando per i visitatori religiosi una guida ai luoghi di culto.
E soprattutto sta studiando, in vista del mese sacro di Ramadan, che quest`anno cade tra metà giugno e metà luglio, dei momenti collettivi di rottura del digiuno. Che in un evento dedicato al cibo non è di secondaria importanza.
terrastraniera

Fonte immagine: www1.adnkronos.com

Pubblicato: Giovedì, 09 Aprile 2015 13:17

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