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Un altro suicidio in carcere: quattordici in tre mesi
il Garantista, 09-04-2015
Rita Bernardini in Lettere dal carcere
Giorno dopo giorno aumentano (purtroppo) le ragioni del mio sciopero della fame, giunto oggi al 34° giorno. Grazie alla rete di Ristretti Orizzonti sono venuta a conoscenza dell’ennesimo suicidio in carcere, il 14° dall’inizio dell’anno, avvenuto – come conferma il DAP- nel carcere di Piacenza. Una mattanza che non accenna a diminuire a causa delle condizioni inumane e degradanti di buona parte delle nostre prigioni. A questa tragedia umana, si aggiunge la notizia dello smantellamento dell’Alta Sicurezza del carcere ”Due Palazzi” di Padova, uno dei pochi che funziona dal punto di vista del recupero sociale e civile dei detenuti.
Lo smembramento dell’Alta Sicurezza significa che decine di detenuti che lavorano acquisendo una professionalità o che studiano con profitto (alcuni dei quali sono universitari), verranno presi come pacchi e condotti in altri istituti perdendo così ogni speranza di futuro reinserimento e/o di recupero. Dal DAP, che conferma la notizia, mi si dice che l’operazione sarà fatta con la massima attenzione, che molti detenuti verranno de-classificati e che quindi rimarranno a Padova, che quelli che lavorano non saranno spostati e che, nel caso siano commessi errori, questi verranno successivamente rimediati.
Fatto sta che c’è il forte rischio che il comma tre dell’articolo 27 della Costituzione – secondo il quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato” – divenga sempre più fantomatico, carta straccia nemmeno riciclabile che umilia lo Stato di diritto.