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Eutanasia: la legalizzazione eviterebbe molte morti

fine vita 1L'Huffington Post, 27-03-2015
Matteo Mainardi
Coordinatore campagna "Eutanasia Legale"

Gian Luigi Gigli, deputato Pdl e presidente del Movimento per la Vita, interviene su Avvenire osteggiando la legalizzazione dell'eutanasia. Tra le altre cose parla di confusione dei difensori dell'autodeterminazione, tra persona malata terminale e persona con gravi disabilità, tra sofferenza fisica (che definisce "molto raramente incontrollabile") e psichica. Dice anche che nessuno tra i sostenitori del controllo dell'eutanasia clandestina parla di appropriatezza delle cure e di assistenza.

Da questo breve resoconto, io che coordino la campagna "Eutanasia Legale" all'interno dell'Associazione Luca Coscioni - quindi all'interno di un quadro molto più articolato di iniziative a difesa dei diritti della persona malata -, deduco che Gigli non conosca né quello che proponiamo, né l'attività della nostra organizzazione.

Aggiornamento del nomenclatore tariffario, libertà della ricerca scientifica, promozione della qualità della vita delle persone disabili attraverso forme di autogestione dell'assistenza, diffusione del modello clinico "rianimazione a porte aperte", attuazione della "Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006", eliminazione delle barriere architettoniche, rimozione degli ostacoli burocratici alla prescrizione, già legale, dei derivati della cannabis a uso terapeutico. Questi sono solo una parte degli obiettivi che ci siamo dati per l'anno 2015. Ma se anche tutto ciò che proponiamo noi e il Movimento per la Vita fosse attuato, ci possiamo illudere che spariscano le richieste di "morte opportuna", come la chiamava Piergiorgio Welby?

I dati che su questa testata ho già esposto (qui e qui) dimostrano il contrario. Un residuo di richieste eutanasiche permarrebbe. L'atteggiamento di chi come Gigli si scaglia contro la libertà di autodeterminazione della persona, assumendo uno spirito paternalista che credevamo superato, invece di rimuovere gli ostacoli punta piuttosto a eludere un fenomeno. La situazione attuale, seppur migliorabile, è quindi evidentemente per lui quella ottimale: la clandestinità delle scelte di fine vita.

La nostra proposta è diversa e punta, come per ogni fenomeno, a regolarlo per controllarlo, non a far finta che non esista. Legalizzare l'eutanasia significa indurre le persone che ne vogliano usufruire a entrare in un percorso di medici, psicologi e accompagnatori che cercheranno fino all'ultimo momento di mostrargli le alternative possibili. Continuare a prevedere l'eutanasia come reato significa invece non entrare in contatto con queste persone, abbandonandole al suicidio privato anche quando delle alternative per loro sarebbero state possibili. Il 46% degli italiani si suicida per cause di malattia. Quante persone si potrebbero salvare se solo potessero entrare in un percorso fatto di specialisti? Sicuramente non tutti, una parte comunque opterebbe per l'eutanasia. Ma, a dircelo sono i dati svizzeri, una grossa fetta di loro rinuncerebbe.

Fonte immagine; www.notizieprovita.it

Pubblicato: Venerdì, 27 Marzo 2015 14:15

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