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A Terni c’è un pezzo d’Italia che non odia

articolo garantista terniIl garantista, 18-03-2015

«Adesso dite, quanto odio razziale c’è nei vostri cuori?». Nel silenzio composto di Terni, listata a lutto per dire addio a David, le parole di Diego Raggi sono come pietre. Pietre contro l’intolleranza, contro l’odio prevedibile e meticoloso che ogni volta le orde dei Salvini scatenano sulla pelle dei morti, dei drammi, dell’incomprensibile umano mutato in volgare sete di sangue, vendetta, urla scomposte.

Il duomo della cittadina è gremito, le serrande sono basse. E invece del rancore, dei borbottii, dei volti ringhiosi, ci sono le loro facce. Le facce degli abitanti di Terni, intristite dalla morte, ma non consumate dall’odio. E ci sono i fiori. I fiori che papà Raggi e suo figlio donano agli altri immigrati di Terni, anche loro con le lacrime agli occhi. Avevano sfidato le logiche prevedibili dell’odio, della catena di silenzi opprimenti e piccole vendette che scatena la morte. E così gli altri immigrati di Terni, erano subito accorsi dalla famiglia di David nei giorni scorsi, per dare un po’ di conforto, per dire loro che sono umani e soffrono anche loro, anche se la loro pelle ha un altro colore. Forse è per questo che c’erano tantissime persone ad affollare il duomo e il suo sagrato all’esterno, a salutare il feretro del ragazzo con un lunghissimo applauso. Forse la famiglia Raggi ha saputo sciogliere il timore della rissa, la tentazione del rancore, in un doloroso abbraccio.

David, ucciso giovedì scorso da Aassoul Amine, un 29enne marocchino ubriaco che lo ha colpito con un pezzo di vetro, poteva diventare in altre mani, nelle solite mani, un santino di chi vuole prendere a calci nel grugno lo straniero. E invece il lutto cittadino proclamato dal sindaco Leopoldo Di Girolamo è stato un lutto vero e sentito. Molti negozi sono rimasti chiusi e hanno appeso alle loro serrande messaggi di solidarietà alla famiglia Raggi. Anche le Rsu di Ast hanno chiesto di far suonare tutte le sirene dei carroponte alle 15 in segno di solidarietà.

«David era un giovane generoso, amante della vita, che con la sua testimonianza, insieme a tanti giovani, contribuiva a purificare l’aria della nostra città dai virus che favoriscono violenza, insicurezza, intolleranza, razzismo», dice il vescovo di Terni, padre Giuseppe Piemontese, nel corso dell’omelia. «Grazie alla famiglia Raggi per la testimonianza di compostezza civile e l’ esempio di fede e di cristiana accettazione della volontà di Dio», ha aggiunto, sottolineando come «fin dal momento della morte di David tutti noi abbiamo manifestato con gesti e con parole non solo il dolore, l’affetto e la vicinanza alla famiglia Raggi, ma anche indignazione, rabbia, commenti, proteste, accuse, auspici, nei confronti di chi, direttamente o indirettamente, c’ entra con questa sciagura».

A poche ore dai funerali il presidente della Camera Laura Boldrini ha telefonato al padre Valter «per fargli sentire la vicinanza mia e delle istituzioni in questo momento di indicibile dolore». Boldrini lo ha scritto sul suo profilo Facebook precisando che «ho voluto ringraziarlo per la lezione di civiltà che ha dato a tutti noi nel commentare le tante reazioni a sfondo razzista divulgate sul web».

Ma è nelle parole di Valter Raggi, papaà di David, che sta il cuore di tenebra della vicenda. «So che la rabbia sta montando su Facebook, girano parole di fuoco - ha detto Valter Raggi -. Io dico invece che adesso non dobbiamo chiuderci nell’ odio, ma piuttosto tornare fuori e imparare a stare bene insieme agli altri. Noi non vogliamo vendetta, ma giustizia». Parole importanti, esemplari in un’Italia sempre più attraversata da odio razziale e qualunquismo in salsa fascio-leghista. La morte per una volta unisce tutti. E fa pensare che un’Italia accogliente, fraterna, umana, forse esiste ancora.

Pubblicato: Giovedì, 19 Marzo 2015 12:46

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