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I rifugiati non sono terroristi

rifugiati non terroristi HuffingtonL'Huffington Post, 26-01-2015
Jonathan Whittall
Head of Humanitarian Analysis, Médecins Sans Frontières/Doctors Without Borders (MSF)

L'ambasciatore egiziano nel Regno Unito ha avvertito che "barche piene di terroristi" entreranno in Europa se non verranno prese misure contro lo Stato islamico in Libia. Ma questo opportunistico espediente politico è tanto falso quanto pericoloso.
I rifugiati fuggono attraverso il Mediterraneo da molto prima che lo stato islamico arrivasse in Libia. L'aumento del numero di rifugiati che attraversano il Mediterraneo negli ultimi giorni coincide con un incremento della violenza in Libia. Ma questi rifugiati non sono le persone che stanno compiendo le violenze, le stanno fuggendo.

Quattro persone sono morte dopo che una barca, partita dalla Libia con a bordo centinaia di persone, è affondata durante il suo viaggio verso l'Italia. I soccorsi italiani sono arrivati in tempo per salvare il resto dei passeggeri, ma solo un corpo è stato recuperato. Augusta, Italia, Settembre 2014.
Negli ultimi tempi, la maggior parte delle persone in arrivo sui barconi sta fuggendo dalla guerra in Siria - di cui dopo quattro anni non si vede ancora la fine - e dalle disperate condizioni di vita nei paesi confinanti in cui inizialmente si erano rifugiate.

Invece di dare ai rifugiati la possibilità di sistemarsi in Europa in modo legale, la maggior parte degli Stati europei concentra i propri sforzi nel finanziare campi profughi nell'area e implementare meccanismi (come i centri di detenzione in Libia e Marocco) per impedire loro di raggiungere l'Europa.
I rifugiati che vogliono fuggire guerre come quella in Siria non hanno altre alternative che mettersi nelle mani dei trafficanti o su barconi sovraffollati e pericolosi. Il percorso a ostacoli verso l'Europa, creato dalle politiche degli Stati europei, è insidioso e spesso solo i più forti, non i più vulnerabili, sopravvivono al viaggio.
Tra le preoccupazioni umanitarie della Nato non è rientrata la necessità di dare supporto ai rifugiati che cercano di entrare in Europa. Alimentare la paura che i rifugiati siano terroristi è una tattica populista per portare l'Europa in un conflitto che di fatto non ha mai lasciato.

Nel 2004 Tony Blair ha firmato il "patto del deserto" con Gheddafi che ha posto fine all'isolamento internazionale del leader libico e ha aperto la strada alla discussione tra Italia ed Europa da un lato e Gheddafi dall'altro, su come tenere i rifugiati fuori dall'Europa. Il controllo delle frontiere è stato delegato al Nord Africa e migranti e rifugiati sono finiti nei centri di detenzione dei paesi di transito, come la Libia.
Quando Gheddafi ha perso il suo potere nel 2011, gli stessi Stati europei hanno supportato una guerra Nato per il cambiamento di regime nella forma di un intervento 'umanitario'. Ci si assicurò immediatamente che il nuovo governo rispettasse tutti i precedenti accordi firmati da Gheddafi, che fu dipinto come un despota irrazionale in tutti gli ambiti tranne che per il suo approccio su rifugiati e migranti.

Ma le preoccupazioni umanitarie della Nato non arrivarono a dare supporto ai rifugiati che cercavano di entrare in Europa. Così come Gheddafi fu considerato un despota su tutto tranne che sugli accordi per i rifugiati, così l'Europa era preoccupata di tutte le questioni umanitarie tranne che dei rifugiati che cercavano di raggiungere le proprie coste.
Dopo l'intervento Nato la Libia è lentamente scivolata nel caos, con diverse fazioni in lotta per il controllo delle zone petrolifere nel paese.

Infiltrandosi in questo caos, lo stato islamico ha esteso la propria portata fino alla Libia. Mentre l'Egitto ha apertamente bombardato la Libia dopo l'esecuzione di 21 egiziani da parte dello Stato islamico, sembra che alcuni paesi europei si stiano preparando per un nuovo intervento militare.
Ad ogni modo le motivazioni sembrano essere almeno in parte sempre le stesse: oltre alla volontà di garantirsi l'accesso al petrolio libico, impedire ai rifugiati di entrare in Europa.

Se questo resta l'obiettivo finale, le preoccupazioni 'umanitarie' potrebbero essere utilizzate nuovamente per giustificare l'intervento militare, mentre le 'minacce terroristiche' vengono usate per giustificare la scarsa risposta umanitaria. Nel frattempo, altre migliaia di persone in fuga dalla guerra rischiano la vita per superare il percorso a ostacoli verso l'Europa che la politica ha creato.
Questo blog è stato pubblicato su Huffington Post Uk ed è stato tradotto da Medici senza frontiere Italia

Pubblicato: Giovedì, 26 Febbraio 2015 14:35

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