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Locri: sentenza a tutela di migranti, vittime di sfruttamento lavorativo

sfruttamento6 dicembre 2013 

CIR - Consiglio Italiano per i Rifugiati

Il Centro Sociale ex Canapificio di Caserta, partner del CIR nel progetto “Rosarno…e poi’, ci segnala una – rara- sentenza a tutela delle vittime di sfruttamento lavorativo, a conclusione di un procedimento penale a carico di due datori di lavoro, imputati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri per estorsione, violenza, furto di energia elettrica ai danni di quattro braccianti immigrati.

Lo sfruttamento lavorativo dei migranti, con e senza permesso di soggiorno, è un fenomeno strutturale. L’introduzione, seppur tardiva, del dl 109/2012, che recepisce la direttiva europea 52/2009 sullo sfruttamento dei migranti irregolari, ha alimentato la speranza di arrivare ad offrire delle tutele per gli stranieri irregolari che denuncino, ma in sede applicativa la normativa si sta rivelando di fatto inapplicata. Ciò è dovuto sia al recepimento restrittivo della normativa europea, sia al fatto che ancora oggi quando gli ispettori del lavoro, o le forze dell’ordine sono contattati o incontrano durante le ispezioni i lavoratori irregolari, badano ad accertare solo la regolarità o meno del lavoratore immigrato senza considerare la possibilità che in casi di particolare sfruttamento deve essere rilasciato un permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Offrire ai migranti la possibilità di accedere alla giustizia e di denunciare i datori di lavoro che li sfruttano con il rilascio di un permesso per protezione umanitaria è di fatto una rarità!
Figurarsi poi ottenere anche la condanna di due datori di lavoro nella locride!
Il 3 dicembre si è concluso positivamente un procedimento penale a carico di due datori di lavoro, P. e S.P., imputati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri per estorsione, violenza, furto di energia elettrica ai danni di quattro braccianti immigrati.

Sebbene i due datori di lavoro siano stati condannati solo per le lesioni procurate ad una delle vittime di sfruttamento lavorativo, appare eccezionale la sentenza emessa dal Tribunale Penale Collegiale di Locri. E’, infatti, estremamente raro che un procedimento penale si apra e si chiuda per un caso che vede coinvolti delle vittime di sfruttamento lavorativo e questo è stato reso possibile solo grazie alla testimonianza dei quattro braccianti ai quali era stato rilasciato, con l’assistenza legale del Centro Sociale Ex-Canapificio di Caserta, di permessi di soggiorno ex art. 18 T.U. Non accade spesso che dei magistrati indaghino sulle violenze commesse da datori di lavoro su cittadini stranieri in condizione irregolare e che il meccanismo di tutela, seppur fragile, previsto dalla disciplina dell’immigrazione, venga azionato per delle vittime di sfruttamento lavorativo.

Allo stesso modo, non accade frequentemente che dei braccianti africani denuncino gli abusi che sono costretti a subire da datori di lavoro senza scrupoli e poi si presentino in tribunale a confermare le dichiarazioni rilasciate davanti ai carabinieri. Cosi è stato per B. J. e per gli altri tre connazionali vittime di uno dei tanti episodi di sfruttamento del lavoro nero e della propria condizione di persone disagiate e bisognose di lavoro.
Grazie a loro, il Tribunale Penale Collegiale di Locri (presidente Dott. Alfredo Sicuro, con a laetere la dott.ssa Adriana Cosenza e la dott.ssa Giovanna Sergi) ha condannato alla pena di un anno di reclusione e al pagamento del risarcimento del danno di € 4.000,00 oltre alle spese legali, P. S., figlio di P.P., titolare dell'azienda agricola in Brancaleone, dove erano finiti a lavorare i braccianti di origine africana, per aver cagionato a B. J. lesioni a seguito di un'aggressione dovuta al fatto che al lavoratore era stato intimato di andare via dall'azienda e questi avrebbe, giustamente preteso, insieme ai suoi colleghi di lavoro, il pagamento dei 19 giorni di lavoro senza ottenere null'altro che una ferita lacero contusa dovuta ad una bastonata sotto l'occhio sinistro.

Il giorno dell’aggressione i braccianti chiamarono le forze dell’ordine ed i carabinieri di Bianco trovandosi a pattugliare la zona intervennero sul posto ed identificarono i braccianti che furono ascoltati a sommaria informazione.
I braccianti furono invitati a ripresentarsi per regolarizzare la loro posizione, così chiesero di essere sostenuti dal Centro Sociale ex canapificio di Caserta grazie al quale ottennero dal PM di Locri il nulla osta al rilascio del permesso di soggiorno ex art 18.
Durante il dibattimento è emerso, grazie alla testimonianza dei Carabinieri intervenuti e al racconto dei tre testimoni di lavoro di B., un contesto lavorativo di estremo disagio. Fondamentale è stata la testimonianza di A.F, “cita” per i P. per far emergere come i migranti vivevano in un casolare fatiscente dell'azienda e con orari di lavoro massacranti dalle 6,30 del mattino sino alle 20,30 di sera senza alcun giorno di riposo e con una pausa pranzo di un'ora per pranzare.
Malgrado lo stato di continua soggezione, la mancata retribuzione pattuita (di 5 euro all’ora) e la condizione di sfruttamento lavorativo in cui versano i quattro braccianti, entrambi i P. sono stati invece assolti dall'accusa di concorso in estorsione.

“Un fiammifero acceso nel buio di centinaia di migliaia di lavoratori stranieri che in Calabria e nel Sud Italia vivono e lavorano in condizioni di sfruttamento estremo” cosi ha commentato la sentenza l'avvocato Tonino Barberio dell'A.S.G.I. Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione che grazie al sostegno dell'Associazione Comitato per il Centro Sociale di Caserta si è costituito parte civile per il bracciante africano e lo ha difeso davanti al Tribunale di Locri.
La parte offesa del procedimento, B., è a Rosarno per la raccolta delle arance ed alloggia per la stagione nella tendopoli di San Ferdinando.
I suoi tre colleghi braccianti testimoni contro i P.: Y., F., B., grazie al progetto “Rosarno …e poi” finanziato dalla Fondazione con il Sud e gestito dal Centro Sociale ex canapificio e dal CIR, stanno svolgendo un tirocinio retribuito con una borsa lavoro c/o tre cooperative sociali del casertano che fanno agricoltura biologica su terreni confiscati alla camorra.

http://www.cir-onlus.org/index.php?option=com_content&view=article&id=988%3Alocri-sentenza-a-tutela-di-migranti-vittime-di-sfruttamento-lavorativo&catid=13&Itemid=143&lang=it

Fonte immagine: kuminda.org

 

Pubblicato: Giovedì, 11 Dicembre 2014 13:58

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