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I genitori di Regeni in tv: Giulio non è un “caso”. Feriti dal rientro dell’ambasciatore in Egitto

genitori regeniLa Stampa, 15 ottobre 2017

«Sostenevamo, con tante altre persone, non solo in Italia, che era meglio trattenere ancora in Italia l’ambasciatore, o farlo tornare insieme ad altre soluzioni perché altrimenti, ragionando come ragionano dall’altra parte del Mediterraneo, era una resa. Era come dire “il caso è chiuso” e infatti così hanno subito detto i media in Egitto». Paola Regeni, ospite in studio a Che Tempo Che Fa con il marito Claudio, parla dell’assassinio del figlio Giulio e non nasconde che la riapertura dell’ambasciata a pieno titolo al Cairo «ci ha fatto male».

«Ci ha ferito un po’ - riprende con pacatezza il padre del giovane ricercatore - la modalità con cui ci è stata comunicata la decisione. Si poteva parlarne insieme, se non altro per trovare delle vie per dire che conosciamo perfettamente l’importanza del coordinamento della politica nell’area del Mediterraneo, ma si potevano fare delle azioni...».

“Faceva progetti e sogni per la sua vita”
«Ciao, se vedemo», in dialetto friulano, sono le ultime parole che Giulio Regeni e i genitori si sono detti nell’ultima telefonata dall’Egitto prima che il ricercatore italiano sparisse. Il papà Claudio, ha aggiunto che nelle ultime telefonate con il figlio nei giorni prima della sua sparizione il giovane era molto positivo, «faceva progetti e sogni per la sua vita».

“Non è un caso”
Paola e Claudio Regeni donano a Fabio Fazio uno dei braccialetti gialli simbolo, e fonte di finanziamento, della lotta per arrivare alla verità su una tragedia che la madre del ricercatore invita con serena fermezza a inquadrare correttamente anche da un punto di vista terminologico. Anche riguardo a quella formula, “caso”, usata poco prima e a bella posta: «Giulio era una persona, e quindi se si parla di un “caso”, come abbiamo sentito anche dalle istituzioni, dalla politica, sembra che non sia neanche mai esistito. E noi da genitori non ci stiamo».

«Trovare verità e giustizia per lui significa fare sentire sicuri tanti altri giovani come lui in giro per il mondo», sottolinea ancora la donna ricordando che «ineludibile è solo la verità e la giustizia per Giulio e tutti gli altri». «Tiro via alcuni pregiudizi: la ricerca di Giulio era di economia politica, frequentava un corso sui Paesi in via di sviluppo e qui stava il discorso sui sindacati anche se tutto si è focalizzato sul discorso degli ambulanti», precisa per esempio per fugare alcune letture interessate sull’azione del figlio.

Verità per Giulio
Si chiude con l’accenno a quella «scorta mediatica» promossa dalla Fnsi e da Amnesty, che vede in prima fila la stampa ma che «è nata spontaneamente - rileva ancora la signora Paola - perché non avete idea di quanti ci scrivono e ci mandano messaggi». Si chiude con lo striscione giallo che chiede verità per Giulio srotolato in studio e l’applauso che si riaggancia all’abbraccio virutale giunto in collegamento, poco prima, da Andrea Camilleri. In piedi, il padre di Montalbano, per rendere omaggio al dolore e al coraggio di due genitori che in studio, poco dopo, ringraziano lo scrittore i cui libri erano tra quelli sugli scaffali di Giulio, stasera portati davanti alle telecamere.

Pubblicato: Lunedì, 16 Ottobre 2017 13:22

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