Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione

Home a buon diritto

Notizie

Camping River: il “campo” non chiude. Cambia la forma ma non la sostanza?

river revAssociazione 21 luglio, 28 settembre 2017

COMUNICATO STAMPA

Il “Piano bufala” del Comune di Roma si è finalmente svelato con una delibera di Giunta: il “campo” Camping River potrebbe cambiare solo il nome senza essere superato. «Associazione 21 luglio: incredibile mistificazione della realtà sulla pelle dei rom».

ROMA – 28/9/2017. Il “Piano per il superamento dei campi rom” della Giunta Raggi è arrivato alla prova dei fatti e i nodi vengono al pettine. Il primo “campo” da chiudere secondo il Piano di Giunta rischia di cambiare solo il nome. Il superamento del Camping River, decretato per il 30 settembre 2017, potrebbe essere solo fittizio e le famiglie rom fino ad ora residenti continueranno probabilmente temporaneamente ad abitarvi.

GLI ANTEFATTI

Da alcuni mesi Associazione 21 luglio ha sollevato ripetutamente l’attenzione sulla poca trasparenza del Comune di Roma nella gestione del superamento di Camping River, dove vivono dal 2005 circa 400 persone di origine rom.  L’insediamento, affidato da 12 anni all’ente gestore secondo la procedura diretta, doveva essere chiuso a seguito della sollecitazione dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC). Il Comune di Roma si era quindi affrettato ad indire un bando di gara per una nuova assegnazione. A chiusura del bando per l’affidamento dei servizi e al momento dell’apertura del plico pervenuto negli uffici del Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale, l’unica offerta pervenuta risultava essere quella dello stesso ente che dal 2005 gestisce l’accoglienza delle famiglie nel Villaggio River. In questa occasione Associazione 21 luglio aveva inviato un esposto all’ANAC nel quale si segnalava come la gara d’appalto sembrasse essere stata redatta proprio in funzione dell’unico concorrente.

In seguito alla mancata aggiudicazione del bando e dopo la presentazione del “Piano per il superamento dei campi rom”, con la deliberazione n. 146 del 28 giugno 2017 la Giunta Capitolina ha inserito – oltre a “La Monachina” e “La Barbuta” – il “villaggio” rom di Camping River come primo insediamento da chiudere, includendo le misure di sostegno economico per le famiglie beneficiarie previste dal Piano per le famiglie in condizioni di fragilità sociale. In questo documento si parla di «incentivo finalizzato a finanziare la compartecipazione alla spesa per l’utilizzo di moduli abitativi», terminologia sospetta perché differente rispetto a quella utilizzata nella Delibera del Piano in cui si parla invece di «civile abitazione». Paventando l’eventualità che si trattasse di un escamotage, Associazione 21 luglio ha inviato una nuova segnalazione all’ANAC adombrando il sospetto che rientrasse nell’intenzione delle autorità Capitoline quella di collocare le famiglie rom negli stessi moduli abitativi presenti nell’insediamento che in realtà si prevedeva di chiudere.

Oggi, a seguito della pubblicazione della deliberazione n. 201 del 15 settembre 2017, il sospetto ha trovato conferma: per ovviare alla scadenza dell’assegnazione di gestione all’ente attualmente competente, a partire dal 30 settembre gli attuali residenti avranno la possibilità di «utilizzare le misure di sostegno all’inclusione abitativa anche per l’accesso a strutture ricettive dirette all’ospitalità temporanea […] a decorrere dal 30.09.2017, data prevista per la chiusura del villaggio e fino al 31.03.2017. […] L’Amministrazione capitolina resta esclusa da qualsiasi responsabilità nei confronti della struttura ricettiva, sia in ordine al pagamento delle spese per l’ospitalità, che per la permanenza nella struttura medesima».  Il risultato? I rom potranno reperire nelle prossime 48 ore una struttura ricettiva adeguata o restare nell’attuale camping regolarmente autorizzato. Il “campo” resta ma cambia nome, passando da “villaggio attrezzato” a “struttura ricettiva temporanea”.

L’ESCAMOTAGE

A luglio i circa 420 ospiti della struttura erano stati avvisati dell’imminente “chiusura” (il 30 settembre) e veniva ribadita la possibilità, per le famiglie in condizioni di indigenza, di accedere alle misure di sostegno economico previste dal Piano. Contestualmente i residenti, dietro insistenza dei rappresentanti comunali, apponevano la propria firma a un modulo preposto per l’adesione al Patto di Solidarietà, necessario per accedere agli strumenti di sussidio previsti per la fuoriuscita dal “campo” delle famiglie più fragili. Ma una volta completati gli accertamenti patrimoniali della Guardia di Finanza, i nuclei risultati idonei – stragrande maggioranza sul totale dei residenti – sono stati praticamente abbandonati al loro destino. L’attività di monitoraggio di Associazione 21 luglio ha permesso infatti di constatare che i colloqui tra queste famiglie e gli assistenti sociali dell’Amministrazione Capitolina, non sono stati di alcun supporto né facilitazione per il raggiungimento dell’obiettivo di fuoriuscita entro i limiti di tempo stabiliti. Alle famiglie è stato semplicemente proposto di provvedere autonomamente alla stipula di un contratto di locazione a seguito del quale l’Amministrazione avrebbe provveduto ad elargire un contributo parziale.
Di fronte all’impossibilità oggettiva delle famiglie a reperire tale soluzione alloggiativa, l’Amministrazione ha proposto l’inserimento per 6 mesi in una struttura ricettiva temporanea come potrebbe essere quella del Camping sulla via Tiberina. Le spese risulteranno a carico del Comune di Roma con un contratto stipulato dalle stesse famiglie rom.

QUALE FUTURO?

«Il modo in cui l’Amministrazione Comunale sta aggirando la questione, assume i contorni della mistificazione – ha commentato Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio – nei confronti delle famiglie rom del Camping River in primis, ma anche verso tutti coloro che avevano creduto in un reale superamento del “campo” attraverso un regolare processo di inclusione. “Villaggio attrezzato o “struttura ricettiva temporanea”: cambia il nome ma non la sostanza».

Resta poi un nodo fondamentale da sciogliere: quale sarà il destino di queste famiglie allo scadere dei 6 mesi stabiliti nella Delibera visto che il denaro destinato alla loro inclusione sarà interamente speso per la loro accoglienza?

Pubblicato: Giovedì, 28 Settembre 2017 12:07

Citrino visual&design Studio  fecit in a.d. MMXIV