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Dietro il no alla cannabis classe politica arretrata

cannabis 2La Nuova Sardegna, 31 maggio 2017

di Paolo Zedda*

La Sardegna sarebbe davvero il luogo ideale per attivare un progetto autonomo di legalizzazione e regolamentazione del mercato.

Ho letto su La Nuova Sardegna che sarebbe stato un errore politico non accettare la mediazione sulla mozione per l’esperimento della cannabis liberalizzata in Sardegna e una volta escluso l’aspetto o uso ludico la stessa mozione sarebbe passata. Certo che sarebbe passata, magari anche coi voti dell'opposizione, ma avrebbe perso tutto il suo significato. Anzi, sarebbe stata inutile. L'uso terapeutico esiste già. La cannabis per uso medico è legale in Italia dal 2013, io stesso, in quanto medico, posso prescriverla. Nessuno se ne è accorto perché si tratta di un fenomeno marginale, si impiega solo per pochissime patologie e in condizioni particolari. Per avere un'idea, l'Istituto Chimico Farmaceutico di Firenze, che attualmente è l'unico ad avere l'autorizzazione alla produzione in l'Italia, prevede di cedere alle farmacie nel 2017 circa 100 chilogrammi di cannabis, coltivata in due serre di 25 metri quadrati ciascuna. Mentre il consumo annuo italiano per uso ludico, per avere un'idea delle proporzioni, è stimato in 1,5-3 milioni di chilogrammi.

Il fabbisogno terapeutico della Sardegna dovrebbe essere di circa 2,5 chilogrammi l’anno. In altre parole, se decidessimo di autoprodurre la cannabis per soddisfare le richieste farmaceutiche dell'intera isola, allo stato attuale, risolveremmo il problema con 5 piantine. Anche nella previsione più ottimistica di una crescita importante della richiesta nei prossimi anni, si tratterebbe comunque di una questione microscopica in confronto a quella della ridefinizione dell'approccio all'uso che si fa normalmente della cannabis, quello ludico, che è la vera questione. La cannabis è oggi la sostanza psicotropa illegale più usata al mondo, solo in Sardegna ne fanno uso oltre centomila persone, è un fenomeno sociale diffuso e, ormai, generalmente accettato. Nonostante le evidenze, però, è regolamentato da una giurisprudenza repressiva, a mio parere fuori dal tempo, non più giustificata né dai dati scientifici né dall'orientamento prevalente dell'opinione pubblica. La classe politica pare essere più arretrata del popolo che l’ha eletta e, diciamo così, non se la sente di prendere una strada nuova. Questa è la vera ragione per cui un buon progetto di legge nazionale giace in Parlamento, con poche probabilità di vedere l’approvazione in questa legislatura, la stessa per cui la nostra mozione non è passata mercoledì in consiglio.

Io credo invece che la Sardegna sarebbe davvero il luogo ideale per attivare un progetto autonomo di legalizzazione e regolamentazione del mercato della cannabis, per una serie di ragioni legate al numero di consumatori, alle caratteristiche climatiche e ambientali del territorio che ne favoriscono la coltivazione e a quelle insulari che permetterebbero agevolmente il controllo della sperimentazione all'interno dei propri confini. Le opportunità tra l’altro sarebbero enormi. Intanto sarebbero ridotti decisamente i rischi per la salute che sono comunque già molto inferiori rispetto a quelli di alcol e tabacco.

I dati che ci giungono dagli Usa dimostrano che, legalizzando il consumo della cannabis, il numero dei consumatori rimane più o meno costante, ma diminuisce nella fascia di età più bassa, quella degli adolescenti, nella quale l'uso è più dannoso. Inoltre, con una distribuzione regolamentata, sarà possibile controllare la qualità, eliminando quelle sostanze che nel mercato illegale si aggiungono, per varie ragioni, ai cannabinoidi, e che spesso sono tossiche. Dal punto di vista economico, poi, le potenzialità sono davvero esplosive: in Sardegna, calcolando la riduzione del numero dei detenuti, il minore impiego delle forze dell'ordine e l'incremento degli introiti fiscali, si avrebbe un beneficio economico valutabile intorno ai 200 milioni di euro, e la creazione di oltre mille posti di lavoro all'anno. Ultimo punto, ma non per importanza: si sottrarrebbe alle organizzazioni criminali un mercato che, solo nella nostra isola, è valutabile tra i 300 e i 600 milioni di euro all'anno. Se vi sembra poco...

*Consigliere regionale Articolo 1-Mdp
presentatore della mozione sulla cannabis

Pubblicato: Mercoledì, 31 Maggio 2017 11:08

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