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Legge sul fine vita, se ci fosse come sarebbe?

fine vita 4l'Espresso, 10-09-2017
di Susanna Turco

A pochi giorni dalla morte di Dj Fabo che ha riaperto il dibattito nel nostro Paese, facciamo il punto sulla proposta in discussione alla Camera con la sua relatrice. Ecco cosa prevede: dalla sospensione delle cure alle disposizioni anticipate di trattamento (Dat)

Dopo che il viaggio per morire di Dj Fabo in Svizzera ha riacceso il dibattito sul fine vita, abbiamo provato a capire, anche con l'aiuto della relatrice del Pd Donata Lenzi, come cambierebbero in concreto le cose, se fosse legge la proposta ora in discussione alla Camera.

Se la proposta di legge sul fine vita che andrà in Aula alla Camera il 13 marzo fosse stata già legge, Dj Fabo sarebbe potuto morire in Italia come ha fatto in Svizzera?
No, quel che avrebbe potuto fare qui sarebbe stato sospendere le cure, compresa alimentazione e idratazione. In Svizzera, Fabiano Antoniani si è sottoposto invece a un procedimento di suicidio assistito, assumendo di sua volontà un cockail letale di farmaci. La legge sul fine vita non riguarda questo genere di procedure, e nemmeno l'eutanasia, contenuta in altre proposte di legge che in pratica il Parlamento non ha neanche preso in esame.

Cosa disciplina, allora la legge sul fine vita?
Rende esplicito e vincolante il principio: mi curi se sono d'accordo. È, di fatto, la legge applicativa della libertà di cura contenuta nell'articolo 32 della Costituzione. Stabilisce che se non c'è il consenso del paziente a una certa terapia, il medico non può procedere, è tenuto a rispettare quel no. All'interno di questa logica, che cambia il rapporto medico-paziente, le Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) sono lo strumento che viene previsto per dare spazio alla volontà del paziente in previsione di un futuro nel quale non sia più capace di comunicarle.

Ma se io non so cosa mi accadrà, come faccio a prevedere quale tipo di cure vorrò o non vorrò?
Nelle Dat si scrivono degli orientamenti di massima, ma soprattutto si individua un fiduciario che ne è l'esecutore e avrà il mandato di decidere tutto quello che non è stato scritto, attualizzando le scelte del malato. Se un fiduciario non c'è, allora in quel caso ci si rivolge al giudice perché lo nomini lui. Questo è il modo per evitare che decisione finale sia in mano al medico.

Se si può dire no a una cura, significa che al medico si può chiedere qualsiasi terapia?
No, si può rifiutare quella che viene proposta. Ma il paziente non può esigere “trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali”. E la legge, è scritto nell'articolo 1, si muove nell'ambito della “tutela della vita”

Se ci fosse stata questa legge, all'epoca, il caso di Eluana Englaro sarebbe stato diverso?
Sì per quel che riguarda l'applicazione specifica della sospensione di idratazione e nutrizione artificiali. Il ddl stabilisce infatti che anche questi sono dei trattamenti sanitari e quindi possono essere interrotti: è una delle novità più rilevanti e controverse del provvedimento. Tuttavia, si sarebbe andati comunque in Tribunale: Eluana non aveva lasciato un testamento biologico e il disegno di legge in discussione alla Camera stabilisce che è necessario il ricorso al giudice tutelare se, in assenza di Dat, il medico e il rappresentante legale del paziente non sono d'accordo.

E quello di Piergiorgio Welby, sarebbe stato diverso?
Era capace di intendere e volere, la legge gli avrebbe dato la piena libertà di farsi staccare il respiratore e di essere addormentato (come ha fatto comunque). La differenza più significativa riguarda in questo caso il ruolo del medico: non ci sarebbe stato bisogno di trovarne uno disponibile a subire poi un processo per omicidio del conseziente, come è accaduto a Mario Riccio (assolto). La proposta di legge infatti chiarisce che il medico non debba rispondere civilmente e penalmente per aver rispettato la volontà del paziente.

E' previsto che un familiare o il medico possano appellarsi al giudice per disattendere la volontà espressa in una Dat?
È possibile , anche se non previsto esplicitamente. I conflitti tra familiari sono i più variegati – si pensi al caso di Terry Schiavo. E anche il medico potrebbe, ad esempio di fronte a un paziente interdetto, sentire l'esigenza di ricorrere al giudice perché in disaccordo con quanto deciso dal rapprentante legale del paziente.

Il medico può decidere di non seguire le Dat?
Può disattenderle soltanto nel caso in cui, per esempio, venga fuori una nuova cura efficace, o comunque “sussistano motivate e documentabili possibilità, non prevedibili all'atto della sottoscrizione, di poter altrimenti conseguire concrete possibilità di miglioramento delle condizioni di vita”. E' comunque necessario che sia d'accordo anche il fiduciario.

E' consentita ai medici una forma di obiezione all'esecuzione della volontà?
Al momento no: la struttura sanitaria ha l'obbligo di garantire il rispetto della volontà del paziente, ma è consentito ai singoli medici appellarsi al codice deontologico, che prevede la possibilità di astenersi da comportamenti attivi, se ritengono gli venga richiesto qualcosa che è contrario al loro sentire. C'è comunque l'ipotesi che venga scritta una norma apposita.

Perché non si è prevista l'obiezione di coscienza?
“Perché ci è bastata la legge 194 con tutti i suoi problemi applicativi, anche nel reperimento del personale medico, e perché siamo convinti che questa non sia eutanasia, e quindi non si vede perché si debba poter fare obiezione”, è la risposta della relatrice Donata Lenzi.

Le legge cambia qualcosa riguardo alla garanzia delle cure palliative o alla sospensione del trattamento per i malati terminali?
No, è sempre garantita l'erogazione delle cure palliative, ed è previsto il divieto di abbandono terapeutico, anche nel caso in cui si sia rifiutata una determinata terapia. In pratica, se un paziente decide ad esempio di farsi staccare il respiratore, o smettere di alimentarsi, è previsto che venga addormentato per tutto il tempo che è necessario a non soffrire. Alcuni, come radicali e Cinque stelle, vorrebbero che la norma fosse più esplicita.

Cosa introduce in più questa legge, che non sia già possibile in Italia attraverso il ricorso al tribunale?
Niente. E' una fotografia di quel che si fa già.

Pubblicato: Venerdì, 10 Marzo 2017 12:36

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