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La Corte di Strasburgo condanna l’Italia: «Non ha protetto una donna e il figlio dal marito violento»

Corte di StrasburgoCorriere.it, 02-02-2017
Antonella De Gregorio

I giudici di Strasburgo sul caso dell’uomo che nel 2013 in Friuli uccise il figlio di 19 anni e tentò di accoltellare la moglie. È la prima sentenza su un caso di violenza in famiglia

«Non volevo uccidere mio figlio, ma spaventare e fare del male a mia moglie. É stata colpa sua». Così si difendeva davanti ai giudici Andrei Talpis, il muratore moldavo di 48 anni che una mattina di quattro anni fa accoltellò a morte il figlio Ion, 19enne e affondò il coltello nella carne della moglie Elisaveta, 49 anni, dopo averla inseguita per strada. La furia omicida si scatenò dopo l’ennesima denuncia da parte di Elizaveta dei maltrattamenti subiti dal marito, che era spesso ubriaco, e dopo ripetute richieste di intervento da parte dei vicini. I fatti, accaduti nel novembre 2016 a Remanzacco (in provincia di Udine). L’uomo oggi è in prigione, sta scontando una condanna all’ergastolo. Alla Corte europea dei diritti umani - che oggi ha condannato l’Italia per non aver agito con sufficiente rapidità per proteggere la donna e il figlio dalla violenza del marito - Elisaveta si era rivolta nel maggio 2014 - denunciando le autorità italiane per non averle accordato una protezione adeguata, nonostante le sue ripetute richieste d’aiuto.

La sentenza
I giudici di Strasburgo, la cui sentenza diverrà definitiva tra tre mesi se le parti non faranno ricorso, hanno stabilito che «non agendo prontamente in seguito a una denuncia di violenza domestica fatta dalla donna, le autorità italiane hanno privato la denuncia di qualsiasi effetto, creando una situazione di impunità che ha contribuito al ripetersi di atti di violenza, che alla fine hanno condotto al tentato omicidio della ricorrente e alla morte di suo figlio».

Condanna
La Corte ha condannato l’Italia per la violazione dell’articolo 2 (diritto alla vita), 3 (divieto di trattamenti inumani e degradanti) e 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione europea dei diritti umani. I giudici hanno riconosciuto alla ricorrente 30 mila euro per danni morali e 10 mila per le spese legali.

Le denunce
La prima denuncia risale al giugno 2012: in quell’occasione, la polizia si limitò a constatare lo stato di ebbrezza del marito e i segni delle percosse sul corpo di Elizaveta. Dopo un secondo intervento richiesto per un’aggressione con un coltello, la polizia aveva messo a verbale soltanto il «porto d’armi abusivo». Nel settembre dello stesso anno, nuova denuncia per maltrattamenti, ancora senza seguito. Anno 2013: botte, in agosto. Poi, a novembre, Elizaveta chiama di nuovo i carabinieri: il marito, ubriaco, viene portato in ospedale, ma esce la notte stessa. Ed è in quell’occasione che, afferrato un coltello dal cassetto della cucina, si lancia contro la moglie, colpendo il figlio 19enne intervenuto in difesa della madre, e lo uccide. Poi insegue Elizaveta per strada, la lascia sanguinante a terra. La polizia lo trova seduto sul marciapiede davanti a casa e lo arresta. La donna viene ricoverata in rianimazione all’ospedale di Udine. Si salva.

Violenza domestica
Si tratta della prima condanna dell’Italia da parte della Corte per un reato relativo al fenomeno della violenza domestica. I giudici hanno rilevato che «la signora Talpis è stata vittima di discriminazione come donna a causa della mancata azione delle autorità, che hanno sottovalutato (e quindi essenzialmente approvato) la violenza in questione.

Pubblicato: Giovedì, 02 Marzo 2017 13:24

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