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Fatima e gli altri cittadini di fatto, stranieri per legge

art cdor 31 genCronache di ordinario razzismo, 31-01-2017

Fatima è nata nel 1991 e dal 1999 vive in Italia, da quando il padre ha ottenuto il ricongiungimento familiare. Fatima ha una laurea, ne sta prendendo una seconda ma non sa se senza aver acquisito la cittadinanza italiana potrà frequentare un master o vincere una borsa per studiare all’estero.

Fatima è una delle molte ragazze che hanno dato vita al movimento Italianisenzacittadinanza, che da ottobre sta tentando di “svegliare” i Senatori per indurli ad approvare quel disegno di riforma della legge sulla cittadinanza che giace abbandonato negli archivi parlamentari da quando il 13 ottobre 2015 è stato definitivamente approvato in aula alla Camera.

Fatima è intervenuta ieri alla conferenza stampa organizzata al Senato dalla campagna L’Italia sono anch’io, ospitata dal Senatore Luigi Manconi che non ha esitato a definire “gravissima” la mancata approvazione della riforma definendola “un atto di autolesionismo che la società italiana realizza ai propri danni”, ricordando come sia l’ex segretario del suo partito, il PD, Bersani che l’attuale segretario Renzi, abbiano indicato, nel corso della campagna elettorale per le elezioni politiche del 2013 e nei mesi successivi, la riforma come una priorità.

E’ proprio sulle responsabilità del partito di maggioranza che si sono soffermati i promotori della campagna L’Italia sono anch’io ieri nel corso della conferenza stampa. A partire da Filippo Miraglia, Arci, che ha sottolineato come gli ostacoli all’approvazione della riforma siano tutti e solo “politici”. Il rinvio immediato in aula della discussione del testo consentirebbe infatti di superare l’ostacolo dei 7000 emendamenti presentati dalla Lega Nord in Commissione Affari Costituzionali per impedirne l’approvazione. Considerazione confermata dalla Senatrice Loredana De Petris (SI) che si è battuta per la calendarizzazione della discussione e che ha annunciato nuove iniziative di pressione del suo gruppo per i prossimi giorni.

I ripensamenti del partito di maggioranza non si spiegano se non per un mero calcolo politico: la volontà di porre fine il prima possibile alla legislatura magari cercando la complicità della Lega Nord su una nuova legge elettorale. Se così fosse, i diritti di un milione di bambini e giovani nati o cresciuti nel nostro paese continuerebbero ad essere ignorati, ma ad essere di fatto calpestata sarebbe anche la volontà delle migliaia di sottoscrittori democratici firmatari della legge di iniziativa popolare che nel 2012 dette il via all’iter parlamentare della riforma. Molti gli iscritti al Partito Democratico che insieme a quelli di altri partiti (Rifondazione comunista e Sel) dettero il loro sostegno alle organizzazioni promotrici della campagna nella raccolta di firme.

Le organizzazioni della campagna L’Italia sono anch’io e i ‘cittadini senza cittadinanza’ sanno bene che siamo giunti a un punto di non ritorno: o il Senato calendarizza la discussione nelle prossime settimane oppure la riforma salterà e sarà molto più difficile ricominciare da capo il percorso nella successiva legislatura.

Per questo la campagna ha annunciato una mobilitazione straordinaria permanente nelle prossime settimane. Si prevede una presenza ogni martedì in piazza e un’iniziativa finale per martedì 28 febbraio nella consapevolezza che le pressioni sui capi-gruppo del Senato avranno scarse possibilità di successo se non saranno accompagnate dalla mobilitazione pubblica della società civile e di quei cittadini di fatto che per legge continuano ad essere stranieri.

L’approvazione della riforma sarebbe peraltro uno dei modi migliori per rispondere ai preoccupanti segnali di xenofobia e razzismo che arrivano da ogni angolo del paese e per riorientare un dibattito pubblico e istituzionale ancora una volta tornato a concentrarsi sulle preoccupazioni sicuritarie anziché sull’importanza dei percorsi di inclusione sociale dei migranti e dei rifugiati presenti nel nostro paese.

Pubblicato: Mercoledì, 01 Febbraio 2017 11:04

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