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La crociata del Veneto contro il burqa: "Vietatelo per legge in tutta Italia"
la Repubblica, 26-01-2017
MONICA RUBINO
La maggioranza leghista ha proposto un progetto di legge nazionale per estendere anche al velo integrale il divieto di uso nei luoghi pubblici, come già avviene per caschi e passamontagna
ROMA - "Divieto di burqa e niqab anche in Italia come in Francia e Belgio". La proposta arriva dal Veneto, dove il consigliere regionale leghista Alberto Villanova ha illustrato un progetto di legge nazionale per impedire l’uso in tutta Italia del velo integrale che nasconde il volto, diffuso in alcuni Paesi musulmani di tradizione saudita (Arabia saudita, Penisola arabica, Afghanistan). Una proposta che in Parlamento incontra già il favore di Lega e destre. Il Pd è critico, mentre il M5S rimane scettico.
Nel condurre la sua crociata contro il burqa, la maggioranza veneta rivolge a deputati e senatori una richiesta precisa. Ovvero integrare le norme penali (tra cui la legge 152/1975) che vietano il "travisamento del volto senza giustificato motivo" nei luoghi pubblici, aggiungendo ai già vietati caschi e passamontagna anche gli indumenti sotto accusa. La proposta di Villanova prevede anche la reclusione da 4 a 12 mesi con la multa da 10 mila a 30 mila euro per chi, con violenze e minacce, costringa le donne di religione islamica all’occultamento del volto.
Indossare un velo integrale in Italia non è un reato, a parte qualche sporadica e isolata ordinanza municipale che ne dispone la proibizione punibile con sanzioni amministrative. Vedi il caso della multa di 500 euro inflitta a Novara a una donna entrata all’ufficio postale con il burqa o il divieto valido in Lombardia di entrare a volto coperto nelle strutture regionali, ospedali compresi.
Sulla interpretazione della clausola "senza giustificato motivo" (indicata appunto nella legge del 1975) si era già espresso il Consiglio di Stato, che nel 2008 ritenne la matrice religiosa o culturale un giustificato motivo per poter circolare indossando un niqab, un burqa, o un altro tipo di velo islamico che ricopra il viso.
Tuttavia in Parlamento c’è già chi accoglierebbe la proposta veneta con entusiasmo. È il caso di Barbara Saltamartini, deputata del Carroccio: "Sono assolutamente d'accordo perché il velo integrale è simbolo di oppressione e sottomissione, che limita la libertà della donna. Il burqa e il niqab sono la negazione dei valori fondanti della società occidentale. Sino a quando le comunità islamiche non sottoscriveranno le intese con lo Stato italiano e non riconosceranno la parità uomo-donna come uno dei principi cardine della nostra società, nessun dialogo sarà mai possibile".
Di rincalzo Daniela Santanché, deputata di Forza Italia: "È la strada giusta: giace in Parlamento (correva l’anno 2007) la mia prima proposta di legge per vietare il burqa su tutto il territorio nazionale. Ho provato una volta a indossarlo ed è una prigione portatile. Sarebbe una legge di liberta perché la maggioranza delle donne lo mette per costrizione e non per convinzione".
Di tutt’altro avviso la deputata del Pd Alessia Morani, componente della commissione Giustizia: "Siamo all'ennesimo provvedimento di pura propaganda della Lega che rimbalza dalla Lombardia al Veneto. Esiste già una legge nazionale e non è necessario altro. Evidentemente la campagna elettorale permanente di Matteo Salvini non si ferma neppure di fronte alla evidente inutilità delle azioni dei suoi rappresentanti istituzionali. L'importante per il Carroccio è mostrare la faccia feroce, poi se non serve a niente non importa".
Critici anche i 5stelle del Veneto che condizionano il loro sì alla proposta all’approvazione di un emendamento che elimina la discriminante religiosa: "Il codice penale punisce già queste fattispecie, non servono appendici anti-islamiche", specifica la consigliera pentastellata Patrizia Bartelle. Il suo collega Jacopo Berti si mostra scettico:
"Finora lo 0% delle proposte regionali si sono tradotte in leggi dello Stato, stiamo discutendo un tema per altro importante nel posto sbagliato".
Martedì prossimo il voto finale dell’assemblea regionale. E poi la palla potrebbe passare al Parlamento.