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Migranti. Asilo ai profughi, tribunali bloccati dai ricorsi

immigrati 1Ristretti orizzonti, 10-10-2016
Gigi Di Fiore

Effetto migranti sulla giustizia. Aumentano gli arrivi in Italia, aumentano le richieste di asilo per avere il riconoscimento di rifugiato politico. Più domande alle commissioni. E quindi più bocciature, che mettono in difficoltà gli uffici giudiziari in tutt'Italia. Il presidente del tribunale di Napoli, Ettore Ferrara denuncia; "La prima sezione civile si e trovata ad affrontare un notevole aumento di lavoro per i ricorsi che deve decidere un giudice monocratico, sulle domande di asilo respinte. In un anno - insiste Ferrara - abbiamo avuto un incremento da 800 a 4500 ricorsi".

Anche Milano, Roma e Venezia è emergenza. Un'altra conseguenza, finora di scarsa attenzione, dell'aumento di sbarchi e arrivi in Italia di gente in fuga dalla Siria, dall'Etiopia, dalla Libia. Aumentano le richieste di asilo, per avere il riconoscimento di rifugiato politico. Più sbarchi significano più domande alle commissioni che devono decidere, istituite nelle Prefetture. E ci sono molte più bocciature, soprattutto per carenza di documentazione presentata, che stanno mettendo in difficoltà gli uffici giudiziari in tutt'Italia.

"La prima sezione civile si è trovata ad affrontare un notevole aumento di lavoro per i ricorsi che deve decidere un giudice monocratico, sulle domande di asilo respinte - denuncia il presidente del tribunale di Napoli, Ettore Ferrara In appena un anno, abbiamo dovuto registrare un incremento da 800 ricorsi agli attuali 4.500. Una cifra enorme". Un incremento del 500 per cento dal 2015 al 2016, conia spada di Damocle dei tempi strettì concessi dalla procedura: il giudice deve decidere entro sei mesi dall'arrivo del ricorso. Una corsa contro il tempo, che mette la giustizia civile ancora più in affanno.

Il 21 giugno scorso, il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, annunciava una "profonda riforma del processo civile per la trattazione dei ricorsi sulla protezione internazionale e i giudizi in materia di immigrazione". Un'intenzione, presa d'atto dell'allarme segnalato dai tribunali in tutt' Italia, che il ministro confermava due mesi fa al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen.

Una questione non secondaria, se i tempi di decisione sulle richieste di domande d'asilo significano più giorni di ospitalità in strutture pubbliche dei migranti che aspettano l'esito delle loro domande. In Italia, fino a maggio di quest'anno sono stati presentati ben 15.008 ricorsi contro il rifiuto delle commissioni prefettizie. Gli uffici giudiziari più intasati sono, manco a dirlo, Napoli al primo posto e poi Milano, Roma e Venezia. In questo stesso periodo, ci sono state solo 985 sentenze di primo grado, una ogni 15 ricorsi.

C'è un tappo, con effetti sul sistema sull'accoglienza, sulle aspettative degli immigrati, sull'incertezza della loro vita. Il ministro Orlando ha una sua interpretazione: la difficoltà nasce dai numeri in aumento degli immigrati e dal conseguente incremento dei ricorsi sulle decisioni negative delle commissioni territoriali prefettizie. Le cifre ufficiali sono in possesso del ministero dell'Interno: da gennaio a ottobre del 2014, le richieste d'asilo esaminate sono state 27.393. Nello stesso periodo dell'anno successivo, 2015, sono aumentare a 46.490.

E i cosiddetti "dinieghi", vale a dire il no alle domande? Nel 2014 sono stati 9564, l'anno dopo erano già 23.905. Cifre che fanno pensare a molti migranti che partono in cerca di un lavoro e di un futuro migliore, non perseguitati da guerre e regimi politici. In caso di conferma dei "dinieghi" dal giudice di primo grado, l'interessato ha ancora la strada dell' appello in secondo grado. Anche in questo caso, la decisione ha sei mesi di tempo e alcuni avvocati, in proprio o con organizzazioni, si stanno specializzando in queste procedure. Il giurista Fulvio Vassallo registra un "aumento impressionante di dinieghi da parte dei giudici di primo grado".

Nella casistica, le domande del 2015 sono presentate da cittadini di Pakistan, Gambia, Senegal e Bangladesh. Per sveltire e per evitare intasamenti negli uffici giudiziali, l'ipotesi di riforma del ministero della Giustizia prevede l'abolizione dell'udienza e della convocazione dell'immigrato per l'audizione, con l'abolizione dell'appello dopo il "diniego" di primo grado. Ipotesi che hanno già provocato le proteste di alcuni avvocati, nonostante gran parte delle richieste di assistenza d'ufficio agli Ordini forensi provengano proprio da immigrati. Solo a Milano, hanno denunciato gli avvocati, nel 2016 le richieste di assistenza legale per i profughi a spese dello Stato sono state 1.432 su 2.996.

La Confederazione dei giudici di pace, con la presidente avvocato Stefania Trincanato, pensa ad una soluzione con l'abolizione delle commissioni territoriali, per trasferire la competenza proprio ai giudici onorali di pace. Ma, come sempre, in assenza di modifiche della procedura per legge, è già la giurisprudenza ad attuare una riforma di fatto.

Il 14 giugno scorso, il tribunale di Milano ha stabilito che si possa fare a meno di convocare in audizione l'immigrato, già sentito dalla commissione prefettizia territoriale. E, otto giorni prima, la sesta sezione della Cassazione aveva già stabilito che "non sussiste l'obbligo del giudice di disporre l'audizione del richiedente asilo". Un modo per sveltire i tempi.
Il Mattino, 10 ottobre 2016

Pubblicato: Lunedì, 10 Ottobre 2016 12:26

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