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Caso Uva, la procura generale di Milano impugna l'assoluzione di agenti e carabinieri
La Repubblica, 27 settembre 2016
Non si chiude la vicenda dell'operaio morto dopo il fermo in caserma. I giudici della Corte d'assise di Varese avevano escluso "in maniera assoluta" il pestaggio da parte di due militari e sei poliziotti
La Procura generale di Milano ha impugnato la sentenza con la quale i giudici della Corte d'assise di Varese avevano assolto due carabinieri e sei poliziotti accusati dell'omicidio preterintenzionale di Giuseppe Uva, il manovale morto la mattina del 15 giugno 2008 dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri di Varese. I giudici, assolvendo i componenti delle forze dell'ordine avevano assolto gli otto dopo aver riscontrato "l'insussistenza di atti diretti a percuotere o a ledere".
I giudici avevano scritto che le percosse erano la condizione perché si configurasse il reato ma "la perizia medico-legale e l'audizione dei consulenti tecnici di ufficio e delle parti - avevano scritto nelle motivazioni dell'assoluzione - consentono di escludere in maniera assoluta la sussistenza di qualsivoglia lesione che abbia determinato o contribuito a determinare il decesso di Giuseppe Uva".
L'operaio gruista era stato portato in caserma perché con un amico, entrambi ubriachi, stavano spostando delle transenne per strada. Travagliato l'iter del processo e dura la battaglia della famiglia, soprattutto della sorella di Uva, Lucia, assolta dall'accusa di diffamazione nei confronti degli imputati, cui era arrivata anche la solidarietà di Ilaria Cucchi. Da sempre la tesi dei familiari è che il decesso sia stato provocato dalle percosse e dalle manganellate inflitte all'uomo dagli agenti che lo tenevano in custodia.
La notizia dell'impugnazione è stata confermata dai legali degli imputati.