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Shiva colora il mare di nero

art huff 15 setl'Huffington Post, 15-09-2016

Flore Murard-Yovanovitch

Quando disegna il mare, Shiva, una bambina profuga, sopravvissuta a un naufragio, lo colora di nero. Nero incubo. Nero anche il deserto e tutto questo viaggio. Sfuggita dalla Liberia, dieci anni appena, e già tutto quel nero dentro. Come tanti adulti migranti, durante la fuga, avrà probabilmente sviluppato un disturbo da stress post traumatico (Ptsd).

Traumi invisibili, come trapelano dalle mille testimonianze raccolte da Medici per i Diritti Umani a Roma, nei luoghi informali di accoglienza e presso il centro Psychè per la riabilitazione delle vittime di tortura e in Sicilia, nei centri di accoglienza straordinaria (CAS) di Ragusa e nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) di Mineo e alcune a Ventimiglia e in Egitto. Il 90% dei profughi racconta di essere stato vittima di violenza intenzionale, di tortura e di trattamenti inumani e degradanti nel paese di origine e/o lungo la rotta migratoria. Senza parlare degli abusi nei campi di detenzione e di sequestro in Libia. Privazione di cibo e acqua, pessime condizioni igienico-sanitarie, frequenti percosse, sequestri, abusi e altri tipi di traumi contusivi. Segni sui corpi. Ma le ferite più insidiose e spesso non diagnostiche, le torture invisibili, sono psicologiche. Come vedere compagni, amici o parenti morire, o uccisi, venire torturato o gravemente percosso, come raccontano nove migranti su dieci. Infatti, tanti soffrono di depressione, amnesia, deficit cognitivo e di memoria. Sindromi che non aiutano a raccontarsi durante le udienze delle Commissioni territoriali, spesso indifferenti o che omettono di riconoscere lo stato di salute psico-fisico particolarmente vulnerabile dei richiedenti asilo che hanno di fronte, mentre si decide della loro esistenza.

Citando le parole di Thierno, anch'esso rifugiato dalla Gambia che ha sbattuto la rotta Occidentale-ovest, oggi volontario per Medu, nei centri di detenzione libici ti chiamano "animale", "non sei più considerato un essere umano". "Perdi il senso del proprio valore: è un viaggio che disturba la propria coscienza". Un'intera generazione di giovani migranti abusati nel viaggio ha traumi nascosti e rischia di sviluppare patologie mentali: un'"epidemia nascosta" come allerta i medici di Medu, che necessita, da parte dei paesi d'asilo di risposta adeguata, sociale e sanitaria. Un' urgente riabilitazione umana; e un cambio di politiche.

Mulugeta, rifugiato eritreo è scappato dall'Eritrea nel 2002 attraverso il deserto sudanese con 78 persone stipate su due land rover. Attaccati dalle famigerate milizie janjaweed, accusate di genocidio nel Darfur e oggi riassunte nelle Rapid Special Forces (RSF) pagate dall'Ue e dall'Italia per bloccare i profughi ai confini - hanno voluto sequestrare le loro donne. Sono sfuggiti. Ma Mulugeta racconta di questa politica "spara-per-uccidere" sui confini del Corno d'Africa - militari che sparano ai migranti purché bloccarli -, e che gli recenti accordi Italia-Eritrea e Italia-Sudan rischiano di incoraggiare (NdA). "Puoi pagare 3.000 euro per il tratto da Asmara a Khartoum, oppure salire gratis a bordo dei pick-up e quando entri in Libia, i trafficanti chiamano i tuoi genitori per il riscatto. Se non hai parenti e nessuno paga per te, rischi la pelle. In Libia, c'è un'intera generazione di bimbi migranti ammazzati. Centinaia di donne stuprate in gruppo. Ho persino incontrato un ragazzino di 15 anni, qua a Roma, che non smetteva di piangere, non aveva nessun familiare, i suoi compagni dicevano che aveva visto sparare vicino a sè ed era terrorizzato. Invece un giorno scoppiando, mi ha detto "non vivo, non sono più un uomo". In Libia, nel campo-prigione, era stato ripetutamente stuprato dai carcerieri".

Invece, in una contraddizione storica senza precedente, a fronte di quest'aumento delle persecuzioni nei paesi di origine e delle fughe da dittature omicide, l'Italia e gli altri stati europei hanno drasticamente ristretto l'asilo e sono aumentati negli ultimi anni i dinieghi alle richieste di protezione internazionale da parte delle Commissioni territoriali (nei primi mesi del 2016, i dinieghi in Italia hanno raggiunto il 62% del totale nonostante le principali nazionalità dei richiedenti siano Nigeria, Gambia, Mali).

Basta guardare i grafici della mappa interattiva "ESODI", basata sulle testimonianze di 1.000 migranti dall'Africa sub-sahariana, raccolte in quasi tre anni, dagli operatori e volontari di Medu. In meno di un caso su dieci, il viaggio ha una motivazione economica (quid dei cosiddetti migranti economici?). La fuga ha una causa politica, o comunque drammatiche circostanze che rappresentano spesso una minaccia per la stessa vita. La schiacciante maggioranza degli eritrei sono sfuggiti dallo Stato-prigione accusato dalle Nazione Unite di crimini contro l'umanità, a causa dello servizio militare a tempo indeterminato, paragonabile ai lavori forzati. E la persecuzione politica rimane la prima causa di partenza per tutti i migranti dall'Egitto al Mali, in particolare dal Corno d'Africa. Pensare che insieme ai dinieghi, recenti accordi bilaterali sono stati firmati tra l'Italia e l'Ue con dittature come il Sudan, l'Eritrea, e la Gambia, e i Migration Compact, in via di adozione, permetteranno sempre più rimpatri, detenzioni e sparizioni di persone che avrebbero diritto alla protezione internazionale. Ma l'asilo è passato. Campo aperto alle deportazioni. ESODI, svela, tra i pixel delle varie rotte migratorie, anche la schizofrenica cecità delle politiche europee. Mentre la parola non-detta è genocidio. Ma se leggete bene le testimonianze, ne verrete a conoscenza.

Pubblicato: Giovedì, 15 Settembre 2016 13:04

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