Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione

Home a buon diritto

Notizie

Giovanissimo, maschio, solo e in fuga. Ecco l’identikit del minorenne in arrivo in Italia

art esp 29 lugl'Espresso, 29-07-2016
MICHELE SASSO

Tredicimila ragazzi si mettono in cammino ogni anno dall’Albania, Afghanistan, Banghladesh, Egitto ed Eritrea. I più fortunati vengono presi in carico dai Comuni italiani. Con gli sforzi maggiori in Puglia, Calabria, Sicilia e Friuli Venezia-Giulia. Uno slalom tra burocrazia e diritto alla protezione analizzata dal rapporto di Anci

Chi si mette in cammino per sfuggire alla guerra, alla fame, alle persecuzioni o semplicemente per una vita migliore ha un profilo ben preciso: è giovane, spesso giovanissimo. Sedici-diciassette anni l’età media. E soprattutto maschio.

Minorenni in cerca di rifugio, ragazzi che invece di andare a scuola partono dall’Albania, Marocco, Afghanistan, Banghladesh, Egitto, Tunisia, Eritrea, Gambia, e arrivano nel nostro Paese, da soli, spinti dalla speranza di trovare un lavoro ed un futuro migliore.

I più sfortunati si lasciano alle spalle bombe e conflitti dall’Afghanistan, dall’Eritrea, dal Gambia o dalla Somalia. Il caso dei minori afghani è esemplare: una diaspora consumata nel cuore dell’adolescenza per sfuggire a persecuzioni interminabili.

Nel loro viaggio attraversano l’Afghanistan, il Pakistan, l’Iran, la Turchia per arrivare sino in Grecia, da dove poi - o via mare o via terra - si dirigono verso l’Italia. Entrano utilizzando una miriade di rotte, di mezzi e di strategie: via mare, via terra, a piedi, nascosti su traghetti, camion e autobus, in macchina accompagnati da “passeur” che falsificano i documenti di viaggio.

E nella Penisola cosa trovano?

I primi giorni sono un momento cruciale dei minori non accompagnati, nel quale le aspettative e le conoscenze accumulate sul paese di destinazione vengono più duramente testate nel contatto con l’esperienza diretta.

Bisogna sopravvivere, anche alle scarse opportunità idealizzate prima del viaggio e puntualmente smentite dalla realtà. Da qui parte un’avventura essenzialmente individuale, segnata da un alto il livello di «erranza».

Si raggiungono metropoli o destinazioni seguendo il passaparola o il caso. E sono i Comuni che li intercettano e cercano di rispondere ai loro bisogni di protezione e crescita.

Per capire dinamiche e flussi l’Anci e Cittalia hanno messo in fila tutti i numeri nel dossier “I Comuni e le politiche di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati”.

Nel 2014, ultimo anno dell’indagine, i minori presi in carico sono stati oltre 13.000, di questi sono 9.229 i minori collocati in accoglienza.

Il 96 per cento dei giovani presi in carico dai servizi sociali sono maschi (la fascia 16-17 anni è cresciuta, dal 2006, fino all’80% nel 2014). Sempre nel 2014, oltre la metà dei minori (53,8%) proviene da quattro paesi: Egitto (21,5%), Bangladesh (13,2%), Gambia (10%), Albania 9,1%).

In questi anni gli enti locali hanno affrontato, prevalentemente da soli, le problematiche relative alla gestione e presa in carico dei minori stranieri non accompagnati. Sono infatti un centinaio i Comuni che ospitano l’85 per cento dei minori stranieri, la maggioranza dei quali concentrati nel Nord del Paese (anche zone di frontiera quali il Friuli-Venezia Giulia), nel sud della Puglia, in Calabria e Sicilia.

«I Comuni sono il luogo in cui i diritti diventano concretamente esigibili soprattutto per quanto riguarda la tutela dei minori soli» spiega il vicepresidente dell’Anci Umberto Di Primio: «La loro presenza è rimasta stabilmente alta: 8.000 persone all’anno, che richiede un sistema di accoglienza e integrazione strutturato e realmente diffuso. Per metterlo a punto è necessario affrontare alcuni nodi cruciali: dall’aumento dei posti nelle reti di prima e di seconda accoglienza, alla deroga al blocco del turnover del personale per i Comuni che accolgono i minori soli nell’ambito dello Sprar, fino alla riduzione dei tempi di nomina del tutore e del rilascio del permesso di soggiorno».

Il pericolo da scongiurare è l’inserimento rapido nelle reti dell’immigrazione irregolare.

Perché i più sfortunati finiscono a vivere nel sottosuolo o accampati in aree attorno alla stazione Termini, nel cuore di Roma. Sono ragazzini senza famiglia, che rientrano tra i gli ottomila minorenni non accompagnati arrivati in Italia e poi scomparsi. E per non morire di fame si vendono e sono vittime di pedofili senza scrupoli, come raccontato da “l’Espresso” con l’inchiesta “ Noi, i ragazzi dello zoo di Roma ”.

Alla stazione Termini si aggirano pedofili a caccia di minorenni. Piccoli immigrati senza famiglia, costretti a vivere nei cunicoli sottoterra e a prostituirsi per mangiare. Reportage dalle viscere della Capitale

In casa nostra i nodi da sciogliere sono tanti: la mancanza di risorse economiche e i costi elevati di gestione, la carenza famiglie affidatarie, la difficoltà a prevedere, per numero e tipologia, gli arrivi e una volta nel nostro paese la cronica carenza di strutture di accoglienza e di servizi specifici, la difficoltà a contattare le famiglie di origine e realizzare percorsi di integrazione individualizzati.

E una volta raggiunta la maggiore età l’incubo peggiore: il rischio di essere espulsi o finire in clandestinità perché i permessi di soggiorno non sono più validi e la protezione è scaduta.

«Questi ultimi due anni hanno reso necessario un ripensamento delle politiche di accoglienza», spiega Matteo Biffon, sindaco di Prato e delegato Anci all’immigrazione: «Vogliamo non inseguire le “emergenze” e contare su un sistema che permetta da un lato di dare sollievo a tutti i Comuni, particolarmente provati dall’arrivo contemporaneo di numeri molto elevati di minori e, dall’altro, di non cedere a tentazioni di “gestione straordinaria”. È la strada peggiore per l’Italia che invece sta dimostrando di saper far fronte alle sfide poste dai fenomeni migratori senza rinunciare a garantire dignità e protezione alle persone più fragili».

Pubblicato: Venerdì, 29 Luglio 2016 11:54

Citrino visual&design Studio  fecit in a.d. MMXIV