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Abbiamo il dovere di dare risposta a chi rivendica il diritto di morire con dignità

eutanasia 2l'Huffington Post, 21-07-2016
Umberto Veronesi

Ci sono date che tengo scolpite nella mia memoria. Il 29 novembre 2010 Mario Monicelli, il regista di La grande guerra, I soliti ignoti, Amici miei, a 95 anni se ne va volando dal quinto piano dell'ospedale dove era ricoverato. Il 5 ottobre 2013 un altro maestro del cinema, Carlo Lizzani, a 91 anni si getta dalla finestra della sua abitazione. Due anni prima, alla fine di novembre, Lucio Magri, il fondatore del Manifesto aveva dichiarato: "Ho deciso, vado in Svizzera, il mio tempo è passato, non ho più niente da rivendicare, grazie di tutto...", e cinque giorni dopo saluterà il mondo.

Storie e nomi di cui molti avranno sentito e letto, magari commentato. Ma io mi chiedo: chi pensa ai tanti signor nessuno disperati in un'esistenza devastata da malattia e dolore? Chi dà loro voce? Quest'anno per la prima volta in Parlamento si discutono le proposte di legge sull'eutanasia. I tempi non saranno brevi, i grandi temi della vita sollevano il confronto fra diverse visioni del mondo, è naturale, e forse in tanti vorrebbero evitarli o rimandarli all'infinito.

Invece è il momento di riconoscere che il progresso scientifico ed etico oggi ci portano a una medicina della responsabilità condivisa, che il diritto del malato a partecipare alle decisioni terapeutiche e ad esprimere la propria volontà va tutelato sempre, dalla diagnosi alle cure, e sino al momento in cui quelle cure non possono più guarire o lenire la sofferenza, anche nel momento in cui il malato non potesse esprimersi. Mi riferisco al caso delle disposizioni anticipate di volontà, o testamento biologico. E se di diritto all'autodeterminazione si tratta, allora come negare il diritto di scegliere di spegnere la luce e chiedere silenzio, di porre fine all'esistenza quando la speranza si è persa e resta solo il tormento?

Il Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi, presieduto da Cinzia Caporale, ha presentato una mozione sui profili etici dell'eutanasia. §2 un documento che invito tutti a leggere, prendendosi un momento di riflessione autentica. È un documento utile a riaprire il dibattito, a proporre dei punti di riferimento anche per rispondere ai timori di chi vuole scongiurare una "burocratizzazione" della morte o ancora una deriva ideologica che penalizza i più deboli. La mozione ha quindi proposto delle regole, "criteri, condizioni e presupposti irrinunciabili per legalizzare l'eutanasia". Eccoli, in sintesi:

- che il paziente sia capace di intendere e di volere e abbia espresso la propria esplicita, univoca, autonoma e reiterata volontà di essere sottoposto ad eutanasia;
- che la valutazione di tale capacità sia operata da un medico indipendente dall'équipe che porterà a termine la procedura;
- che la volontà del paziente sia il frutto di una scelta basata su informazioni sanitarie complete, chiare e comprensibili per quella specifica persona;
- che il paziente sia stato informato sulle possibili strategie alternative e in particolare su quelle palliative, nonché sulla sedazione profonda, temporanea o intermittente;
- che la volontà di accedere all'eutanasia sia revocabile in ogni momento e con modalità molto semplici;
- che il paziente sia in fase terminale e affetto da una patologia connotata da uno stato di sofferenza fisica insopportabile, incurabile e con sintomi refrattari alle pratiche contro il dolore;
- che ogni procedura clinica venga condotta secondo le migliori pratiche definite a livello internazionale dalle società scientifiche e che preveda il coinvolgimento di un'équipe medica in grado di valutare lo stato emotivo del paziente;
- che ogni pratica di eutanasia preveda la revisione del caso ex post da parte di un organo di controllo indipendente.

Leggiamoli questi punti, e riflettiamoci a mente sgombra. Guardiamo alla realtà, a un mondo in cui la maggior parte della popolazione guarda ormai con favore alla possibilità di anticipare la morte, in determinate circostanze. Dati recenti stimano che l'eutanasia resta un fenomeno marginale anche laddove è legale. Ma per quanti pochi casi siano, abbiamo il dovere di dare risposta a chi rivendica il diritto di morire con dignità. Conclude così il Comitato Etico: "Privilegiare soluzioni giuridiche razionali, fondate sulla conoscenza della realtà, rispetto a dispute meramente ideologiche, consentirebbe di ridurre il numero delle "cattive morti evitabili". Inoltre, anche se il ricorso effettivo all'eutanasia riguarda fortunatamente solo poche persone, l'idea stessa che esista un'opzione di scelta nelle decisioni mediche di fine vita potrebbe migliorare la qualità del processo del morire di tutti, rendendo più sopportabile il dolore psichico e in definitiva conferendo dignità alle fasi finali dell'esistenza".

Pubblicato: Giovedì, 21 Luglio 2016 12:54

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