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Torino: nel Cie di Corso Brunelleschi le condizioni sono al limite della vivibilità

cie 5Ristretti orizzonti, 12-07-2016
Damiano Aliprandi

Il centro di identificazione ed espulsione di corso Brunelleschi, a Torino, continua a destare preoccupazione per il mancato rispetto dei diritti umani. A denunciarlo durante la conferenza stampa del 27 giugno è stato Bruno Mellano, il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte, assieme a Monica Cristina Gallo, Garante dei detenuti per il Comune di Torino.

"I Cie non possono più essere luoghi dove non esiste rispetto dei diritti umani e delle libertà. Nel compito del Garante regionale dei detenuti c'è il monitoraggio di queste strutture, nella nostra ultima visita del 23 giugno al Cie di corso Brunelleschi abbiamo trovato una situazione ancora peggiore di marzo. Dobbiamo intervenire su una detenzione amministrativa di dubbia valenza costituzionale, anche costruendo buoni rapporti con la Questura e la Prefettura", così Bruno Mellano ha aperto la conferenza stampa organizzata in collaborazione con il Garante del Comune di Torino, Medici per i Diritti Umani (Medu) e associazione Studi Giuridici per l'Immigrazione (Asgi).

Attualmente la struttura, a fronte di una capienza residua (a seguito di incendi e danneggiamenti), ospita 43 persone in prevalenza provenienti dal Nord Africa, di cui 37 con precedenti penali. "Durante la visita abbiamo trovato unità abitative fatiscenti - ha spiegato Monica Cristina Gallo, Garante dei detenuti per il Comune di Torino - la mia intenzione è, subito dopo le visite di monitoraggio, approfondire quali sono gli obiettivi per cui una realtà come il garante va in visita in un Cie, a partire dall'assistenza legale e altre tutele, anche in mediazione con il carcere".

Per Marco Zanchetta di Medu, corso Brunelleschi rispecchia il panorama nazionale. In Italia ci sono 4 Cie attivi sui 13 previsti. A Torino si verificano continue sommosse a causa della situazione invivibile, il clima di tensione è una costante, non esiste forma di ricreazione o impegno culturale. Anche la situazione sanitaria è drammatica, non c'è più la convenzione con l'AslTo1 per le visite mediche, non c'è assistenza psicologica per le persone che hanno subito tortura o violenze. Insomma, i Cie sono centri inefficaci dal punto di vista degli obiettivi preposti, cioè identificazione ed espulsione".

Il Cie di corso Brunelleschi è stato al centro dell'attenzione per le numerose proteste messe in atto dagli immigrati ristretti, supportate all'esterno dal movimento anarchico torinese. Diverse aree del centro sono diventate inagibili a causa degli incendi provocati dagli immigrati: dopo l'Area bianca, bruciata a febbraio, anche l'Area blu del Cie non potrà più rispettare la capienza massima di 35 posti. Fino alla scorsa settimana ? come riscontrato dai garanti - ospitava 17 persone. Il Cie in questione continua a consumare denaro pubblico con grande voracità.

Aperto nel 1999 e gestito in appalto dalla Croce Rossa, il centro è passato da 90 a 180 posti con un ampliamento costato 13 milioni di euro nel 2011. Nel 2014, l'associazione temporanea di imprese composta dalla società francese Gepsa, leader nella gestione dei penitenziari e dei servizi ausiliari, in cordata con la Associazione Acuarinto di Agrigento, si è aggiudicata al massimo ribasso e senza alcuna concorrenza l'appalto triennale avviato nel 2015. La gestione dei Cie, infatti, viene man mano affidata alla Gespa, una multinazionale francese. L'ingresso ufficiale di Gepsa nel mondo della reclusione in Italia non è una novità di poco conto. Gepsa, filiale di Cofely, società a sua volta appartenente alla multinazionale dell'energia Gdf-Suez, è stata creata nel 1987 per poter sfruttare le possibilità che lo Stato francese stava allora offrendo alle imprese private di partecipare al mercato della gestione e costruzione dei penitenziari d'Oltralpe. Un'apertura al privato legata alla decisione dello Stato francese di aumentare il numero dei posti disponibili nelle sue prigioni, cui Gepsa in questi anni ha sicuramente fornito un contributo importante, tanto da esser considerata come uno dei partner principali dell'Amministrazione Penitenziaria.

Il suo acronimo rivela che è specializzata nella "gestione dei servizi ausiliari negli stabilimenti penitenziari" ed effettivamente, in quella che è la logistica della detenzione, Gepsa fa un pò di tutto: manutenzione generale e degli impianti elettrici, idraulici e termici, pulizia dell'edificio, consulenze informatiche, cura degli spazi verdi, vitto, trasporto e lavanderia per i detenuti, ristorazione per il personale carcerario. Altra attività in cui Gepsa si distingue è lo sfruttamento del lavoro dei detenuti attraverso la gestione di numerose officine all'interno dei penitenziari.

Attualmente la Gepsa, in Francia gestisce 34 carceri e 8 Centri per immigrati senza documenti per una superficie pari a 715 000 m², e partecipa ad un consorzio per la costruzione e la gestione di altri 4 penitenziari, che garantisce il lavaggio di quasi 8 tonnellate di indumenti e la preparazione di 14500 pasti al giorno. Sono 400 infine i suoi dipendenti. Cifre che aiutano a dare un'idea di cosa sia Gepsa e che la rendono una della possibili candidate a diventare quel gestore unico dei Cie di cui ormai da tempo le autorità discutono. L'eventualità che Gepsa diventi il futuro gestore unico dei Cie italiani o anche solo che sostituisca la Croce Rossa nella gestione di un gran numero di Centri è reale.
Il Dubbio, 12 luglio 2016

Pubblicato: Martedì, 12 Luglio 2016 12:23

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