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Il bivacco dei profughi sotto la Mela di Pistoletto e l’integrazione mancata

art cor 12 lugCorriere.it, 12-07-2016

Giangiacomo Schiavi

La scultura usata come dormitorio, polemiche a Milano: Salvini documenta su Youtube un assedio difficile da giustificare. Via Corelli, operatori chiusi in magazzino durante la protesta dei migranti

Il presepe vivente dei profughi che bivaccano da giorni sotto la mela di Pistoletto, davanti alla stazione Centrale, è diventato il simbolo di un’inefficienza di Stato e di una confusione istituzionale che Milano paga due volte. La prima, per la disponibilità a un’accoglienza che è andata fuori controllo a causa di un’affluenza oltre misura. La seconda, per le tensioni inevitabili nei centri di accoglienza che hanno avuto lunedì l’epicentro in via Corelli.

C’è una sottovalutazione politica alla base di un’emergenza che da giorni ingolfa le strutture pubbliche e fa dire all’assessore ai servizi sociali Majorino che Milano non può essere la Lampedusa del Nord. E c’è una strumentalizzazione inevitabile, che può degenerare anche nella xenofobia, quando per giorni e giorni non si trova una soluzione all’invasione in atto. Ecco la telecamera puntata sul degrado dal leader della Lega Salvini: documenta su Youtube un assedio difficile da giustificare, anche per chi si muove nei circuiti della solidarietà. C’è un problema igienico e una questione umanitaria: chi fugge da un Paese in guerra non può essere accolto sotto un ponte, in un’aiuola o su un marciapiede. Anche l’assistenza, che fortunatamente non è mai mancata, oggi vacilla.

Il numero dei profughi supera la capacità dell’accoglienza. E il bisticcio tra Comune, prefetto e Regione sul campo base nell’area Expo dimostra quanto sia difficile trovare una soluzione condivisa. Con l’emergenza profughi, prevedibile ma non prevista, Milano mette sul tavolo del governo un rebus con il quale si confrontano altri comuni e altri sindaci del Paese: come affronteremo le prossime ondate di richiedenti asilo se le frontiere dell’Europa si restringeranno ancora?

Michelangelo Pistoletto, l’artista che ha creato la Mela reintegrata, dopo uno strappo o un morso e ne ha fatto un simbolo dell’accoglienza ha commentato: «Mi fa piacere vedere persone in cerca di una patria che trovano riparo sotto un’idea». Il suo generoso altruismo è un messaggio di pace e di civiltà. Ma questo lungo bivacco all’aperto non è civile: né per Milano, né per il Paese. Possibile che l’unica risposta sia soltanto la ricerca di un dormitorio? Non c’è un modo per impiegare queste persone sul territorio, offrendo loro un lavoro utile e un alloggio, impiegandoli magari dove la manodopera italiana non si trova? Non sarebbe piu dignitoso questo, invece di un assistenzialismo senza sbocchi (e senza posti letto)?

Pubblicato: Martedì, 12 Luglio 2016 10:41

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