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Vitalizio Bacchelli, un riconoscimento giusto e dovuto al poeta fiumano Zeichen

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Luigi Manconi

Che farne dei poeti? Questa è la domanda che, più o meno retoricamente, mi ponevo quando nel 1994 mi si presentò per la prima volta l'occasione di attivarmi affinché venisse concesso il vitalizio Bacchelli ad Alda Merini. E, poco dopo, a Elio Fiore e a Dario Bellezza (a quest'ultimo, gli venne riconosciuto appena tre settimane prima della sua morte).

Allora come oggi per Valentino Zeichen a muovermi era la convinzione che la poesia (e, più in generale, la cultura e l'arte) non fosse una merce superflua, bensì un bene strettamente indispensabile. Ovvero qualcosa che attiene alla sfera delle necessità primarie piuttosto che a quella dei consumi voluttuari. Di conseguenza, l'atto con cui il Consiglio dei Ministri riconosce il vitalizio Bacchelli -così come consentito da una legge del 1985- a "cittadini illustri" che si trovino in "stato di necessità" non rappresenta un gesto di liberale generosità, bensì un provvedimento a tutela di un patrimonio comune, e dunque a protezione di ciò che di più prezioso il nostro paese possiede.

Finalmente siamo in tanti a ritenere che la ricchezza culturale, artistica, musicale e paesaggistica rappresenti il tratto distintivo della stessa identità italiana. E che il nostro paese non sarebbe stato quello che è senza questo connotato di vocazione per la bellezza e la creazione artistica. E questo vale -attenzione- per le epoche rinascimentali così come per le fasi di penuria e di crisi economica e sociale. Di conseguenza proteggere e preservare il patrimonio culturale nazionale rappresenta un dovere delle istituzioni e dei cittadini tutti. Non a caso infatti, la parola latina "monumentum" nasce dalla radice di "monere": ricordare, avere ben presente, non dimenticare.

I monumenti, rappresentano, dunque, i valori comuni e fondamentali di una comunità e di uno Stato: e i poeti come Valentino Zeichen che hanno dedicato l'intera vita in modo così intenso e pieno alla cultura, sono appunto monumenti viventi a cui dovremmo saper dedicare la stessa cura e la stessa attenzione che riserviamo alle opere custodite nei musei. Dunque, assegnare il vitalizio Bacchelli a Valentino Zeichen è niente più che un modesto riconoscimento-risarcimento per quanto questo nostro poeta ha donato alla collettività, nel corso di una esistenza così volontariamente e irrimediabilmente povera.

In questi giorni circola online e sulle pagine di alcuni giornali una foto che lo ritrae, fiero, nelle sua casa così precaria e provvisoria. L'architettura è tanto scabra e ridotta all'essenziale da risultare quasi primitiva, l'ambiente è come se fosse interamente percorso da scritti e parole su fogli attaccati ai muri e agli arredi, e sulle stesse pareti. Ricorda la casa di Ringhiera di Alda Merini, a Milano, quando vent'anni fa andai a trovarla con una singolare delegazione costituita oltre che da me, da Paolo Volponi e da Pippo Baudo. Ma questa è un'altra storia, che prima o poi racconterò.

Pubblicato: Lunedì, 30 Maggio 2016 12:42

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