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Quei minori negli hotspot non ci dovrebbero stare
Il Dubbio, 19-05-2016
Damiano Aliprandi
Hotspot di Pozzallo, provincia di Ragusa, è come una prigione dove detengono i minori oltre la permanenza consentita. A denunciarlo è il senatore Luigi Manconi durante una sua visita ispettiva. "Su 142 presenze - fa notare il senatore - 120 sono costituite da minori non accompagnati. È impensabile che i minori debbano stare lì addirittura per settimane, ben oltre le 72 ore". E spiega: "Ciò ò dovuto al fatto che non ci sono posti disponibili dove inserire questi ragazzi, non esiste un sistema nazionale centralizzato. Di certo è grave che restino negli hotspot, in una situazione di vuoto totale, senza fare nessuna attività".
Luigi Manconi aggiunge che "oltre ai minori ci sono circa 20 adulti, anche la loro permanenza nel centro va oltre quella normalmente prevista (72 ore): sono lì dal 13 aprile scorso". Durante la visita gli sono state presentate lamentele da parte degli ospiti riguardo al cibo e ai vestiti, una situazione di difficoltà dovuta proprio alla permanenza nel centro più lunga del previsto. Ma i minori non accompagnati non dovrebbero, per legge, essere rinchiusi negli hotspot.
Questi ultimi sono centri di contenimento e di selezione dei migranti appena arrivati in Italia. I minori stranieri non accompagnati si trovano in Italia privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per loro legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell'ordinamento italiano. Si applicano per loro le norme previste in generale dalla legge italiana in materia di assistenza e protezione dei minori e, tra le altre, le norme riguardanti: il collocamento in luogo sicuro del minore che si trovi in stato di abbandono; la competenza in materia di assistenza dei minori stranieri, attribuita, come per i minori italiani, all'Ente Locale (in genere il Comune), l'affidamento del minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo a una famiglia o a una comunità.
L'affidamento può essere disposto dal Tribunale per i minorenni (affidamento giudiziale) oppure, nel caso in cui ci sia il consenso dei genitori o del tutore, dai servizi sociali e reso esecutivo dal Ciudice Tutelare (affidamento consensuale). La legge non prevede che per procedere all'affidamento si debba attendere la decisione del Comitato per i minori stranieri sulla permanenza del minore in Italia. E quindi perché ci sono minori non accompagnati rinchiusi negli hotspot?
Dovrebbero essere inseriti immediatamente in strutture protette, andrebbe avvertito il tribunale dei minori, il giudice tutelare dovrebbe nominare qualcuno che faccia le veci del genitore. Invece dimorano in questo stato per più di un mese. Questi centri sono una zona d'ombra dove è vietato - per ordine del ministro degli interni Alfano - fare entrare i giornalisti. Sono luoghi ancora più oscuri dei Cie, che invece hanno una copertura legislativa affinata e migliorata negli anni anche grazie alle battaglie della società civile.
Gli hotspos funzionano a regime, ma - come abbiamo già denunciato su Il Dubbio - non hanno basi giuridiche. Sono citati dall'agenda europea delle migrazioni e dalla roadmap presentata dall' Italia all'Ue, ma non ci sono direttive europee o leggi italiane che li istituiscano o ne regolino il funzionamento. Eppure sono luoghi chiusi, di trattenimento a tempo indeterminato, dove viene limitata la libertà personale.
Secondo l'articolo 13 della Costituzione, questo potrebbe avvenire solo nei casi previsti dalla legge e con l'autorizzazione ed il controllo della magistratura. Per questo l'avvocatessa Nazzarena Zorzella dell'Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione denuncia un vero e proprio sequestro di persona all'interno di questi centri.