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La pericolosa demagogia dei nuovi muri

muro Austriail mattino, 28-09-2016
Alessandro Perissinotto

Ci sono un italiano, un francese e un tedesco...
Quante volte gli stereotipi nazionalistici hanno alimentato il nostro facile umorismo da barzellette. Esiste una vera e propria geografia dei luoghi comuni: i francesi che non si lavano perché non hanno il bidet, gli svizzeri sempre puntuali, gli inglesi che si mettono in coda in qualsiasi occasione... E, ovviamente, gli italiani: «tutti musicisti e tutti voltagabbana», almeno secondo il «Dizionario delle idee preconcette» di Flaubert.

Ma, anche se i luoghi comuni insultano la nostra intelligenza, a volte dobbiamo riconoscere che certi popoli qualche chiodo fisso ce l`hanno. Prendete gli austriaci, ad esempio. Nel luglio del 1914, a un mese dall`attentano di Sarajevo che era costato la vita all`arciduca d`Austria, Vienna lancia alla Serbia un ultimatum in dieci punti che, al numero 5 chiede l`impegno serbo «Ad accettare la collaborazione in Serbia di rappresentanti del governo austro-ungarico per la soppressione del movimento sovversivo diretto contro l`integrità territoriale della monarchia austro-ungarica», e, al numero 6, impone di «adottare misure giudiziarie contro i complici del complotto del 28 giugno che sitrovano sul territorio serbo; delegati del governo austro-ungarico prenderanno parte all`indagine a ciò attinente».

In pratica, nel 1914, l`Austria pretende di mandare i propri poliziotti a indagare in territorio serbo e, un secolo più tardi (o poco più), la stessa Austria pretende di mandare i propri poliziotti in territorio italiano per fermare i migranti: se non è un chiodo fisso questo! Il prossimo passo sarà quello di mandare qualche poliziotto austriaco su Marte per fermare le invasioni dallo spazio. Intendiamoci: il governo austriaco sa benissimo che infiltrare i propri agenti «oltre le linee nemiche» (cioè oltre il Brennero) non è di alcuna utilità pratica, ma il valore demagogico di questa operazione è enorme. E demagogica è anche la funzione di tutti i muri che si sono costruiti in Europa negli ultimi 12 mesi: Macedonia, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca; se non fosse drammatico si potrebbe scherzarci sopra pensando a un roseo futuro per i muratori bergamaschi. Il muro serve a tranquillizzare la popolazione e a consolidare il potere; proprio come nel medioevo, quando i signori ottenevano atti di vassallaggio e di servitù da chi veniva a rifugiarsi entro le mura dei loro castelli.

Ma che tipo di società è quella che ritorna così bruscamente ai secoli bui dell`età di mezzo? È, paradossalmente, la società della Rete e della comunicazione a tutto campo; la società della politica «dal basso» (ma anche della «bassa politica»). Per comprenderlo dobbiamo tornare ancora una volta al XX secolo; non alla Prima guerra mondiale, ma agli anni immediatamente successivi, gli anni in cui Harold Lasswell e altri studiosi di comunicazione proponevano la «Teoria ipodermica» o «Teoria del proiettile». Secondo questo approccio, la comunicazione di massa funzionerebbe come una siringa che inietta le opinioni sotto la pelle dei cittadini, o come una pistola che conficca le opinioni nel cittadino come fossero proiettili; quale che sia la metafora scelta, il cittadino non ha scelta: a spingere il pistoncino della siringa o a tirare il grilletto della pistola c`è sempre il potere, la politica, e lui può solo fare proprie quelle opinioni che gli vengono così gentilmente offerte dai giornali e dalla radio (siamo negli anni `20 e `30).

Gli studi massmediologici successivi hanno dimostrato che Lasswell si sbagliava, che la società (almeno quella democratica) non funziona proprio su un principio di stimolo-risposta, ma forse, con la demagogia e il populismo dei muri, noi oggi assistiamo a un vero e proprio ribaltamento della teoria ipodermica: non è più il potere a imporre le proprie opinioni alla gente, ma è la gente a imporre le proprie opinioni al potere. Vista così, la situazione potrebbe anche apparire idilliaca; potrebbe persino sembrare che gli eletti si siano decisi a fare ciò che gli elettori chiedono loro, ma le scelte politiche richieste a «furor di popolo» sono pericolose quanto e più di quelle imposte in modo dittatoriale, sono l`altra faccia dell`autoritarismo.

La politica che costruisce inutili barriere come quella prevista al Brennero è fatta di uomini che hanno rinunciato a guidare una nazione con saggezza e lungimiranza, da uomini che hanno deciso di essere pecora nel gregge; la politica dei muri è una politica che dà risposte meccaniche agli stimoli che vengono dai borborigmi del ventre gonfio della nazione. Con poche differenze da paese a paese, la destra populista non propone programmi, ma se li fa iniettare ipodermicamente dal malcontento popolare, da quella insoddisfazione diffusa che non ha niente a che vedere con la crisi o con i profughi, ma che alberga nel genere umano come un peccato originale. Parafrasando la Bibbia (che dice che l`uomo onesto pecca almeno sette volte al giorno), noi sappiamo che anche il più ottimista si arrabbia sette volte al giorno e, nell`era di internet, per sette volte al giorno scrive sui social il proprio disappunto: non è onesta una politica che si nutre solo di questo disappunto; non è uno statista chi governa la nazione adottando le facili soluzioni che i cittadini credono di trovare chiacchierando con gli amici al bar o al mercato.

Anch`io, dopo essermi martellato un dito, invoco la distruzione di tutte le fabbriche di chiodi, ma guai all`imbecille che mi desse ascolto. Io chiedo a chi mi rappresenta di essere migliore di me, gli chiedo di guidarmi con l`equilibrio delle leggi quando il mio istinto sarebbe quello di spaccare la faccia a chi mi taglia la strada, gli chiedo di non trasformare la società nella somma dei peggiori istinti di ciascuno. Allo stesso modo, i cittadini austriaci, ungheresi, macedoni dovrebbero chiedere ai loro governanti di non sprecare risorse solo per vellicare l`atavica paura dell`Altro, perché la comunicazione ipodermica trovò un posto d`onore nella propaganda dei regimi totalitari del XX secolo, ma la sua versione moderna e capovolta potrebbe mettersi con altrettanta facilità al servizio di nuovi dittatori.

Ma, alla fine, mi concedo anch`io una riflessione geopolitica da bar. Fin dalle elementari mi hanno spiegato che un paese che non ha coste ha tutto l`interesse a intrattenere buoni rapporti con quelli che gli consentono l`accesso al mare e ai commerci; forse Vienna dovrebbe comprendere che i muri non servono solo a tenere fuori, ma possono anche chiudere dentro in maniera inesorabile: se fossi un vignettista disegnerei una lunga coda di austriaci inferociti, fermi sul versante nord del Brennero, sudati sotto il sole d`agosto, con il canotto sul tettuccio dell`auto e le pinne che spuntano dal bagagliaio e, davanti a loro, Renzi vestito da doganiere che dice: Alt!

Fonte immagine: www.analisidifesa.it

Pubblicato: Giovedì, 28 Aprile 2016 12:19

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